Tra i luoghi d'arte della città hygge
Copenaghen, la città felice che svela, attraverso l'arte, le sue tante anime
Il canale di Nyhavn all’alba. Foto: © VisitCopenhagen | Thomas Høyrup Christensen
Samantha De Martin
10/05/2018
Mondo - Sarà stata la sua indole hygge, o il vento fortissimo che infuria sul mare. Saranno state le case di Sletten dal tetto di paglia o il rassicurante volto di Uggeri, l’eroe danese che dorme da secoli, nella solitudine tenebrosa delle casematte al Castello di Kronborg, in attesa che un giorno, in caso di bisogno, possa correre in aiuto degli abitanti. O forse è merito della felicità contagiosa di questo vivace popolo che adora sfrecciare in bicicletta, fiducioso nel prossimo e nelle istituzioni, che vibra tanto nei rapporti sociali quanto nell’arte, bella e vivace nel suo poliedrico volto - nella sua indole un po’ classica, un po’ contemporanea - che ammicca a una natura accattivante, sempre presente ad affiancare la bellezza, come una panica cornice senza tempo.
Con la sua architettura silenziosa, imponente e mai superba, elegante nella sua garbata bellezza, dai trascorsi neoclassici e le ambizioni futuriste, Copenaghen resta nel cuore. La città nella quale ha trovato dimora il carattere inquieto di Kierkegaard, e dove hanno forse preso forma i malinconici personaggi di Andersen, specie con la primavera che si risveglia tra le costruzioni esotiche, le celebri montagne russe e gli alberi in fiore dei Giardini di Tivoli - l’antico parco di divertimenti che dal 1843 emoziona con la sua atmosfera decisamente romantica - assomiglia a una fiaba a lieto fine.
Un pomeriggio al Louisiana: il museo immerso nella natura con affaccio sulla Svezia
Lo spirito della città emerge ancor più dai suoi dintorni, da scoprire lentamente, meglio se al tramonto. Alle 17 a Copenaghen quasi tutti i musei chiudono, e allora vale la pena di saltare a bordo di uno dei tanti treni con direzione Helsingør per raggiungere il piccolo centro di Humlebaek, sulla costa dell'Øresund, a 40 minuti di treno dalla stazione centrale. Qui si trova il Louisiana, il museo d'arte più visitato della Danimarca - e arrivandoci si capisce il perché - con la sua ampia collezione d'arte moderna e contemporanea che spazia dalla seconda guerra mondiale a oggi, e un panoramico giardino di sculture.
Fondato nel 1958 da Knud W. Jensen, e progettato dagli architetti Wilhelm Wohlert e Jørgen Bo, considerato una delle pietre miliari dell'architettura moderna danese per la sua sintesi armoniosa tra opere d'arte, architettura e paesaggio, questo regno dell’arte moderna vale senza dubbio il viaggio. Lo straordinario edificio affacciato sul mare e sulla Svezia, tutto luce e vetrate che accompagnano costantemente la passeggiata del visitatore tra le opere, è una vera sorpresa, non soltanto per gli appassionati di arte, ma per chiunque desideri gustarsi una birra in tranquillità seduto sul prato, tra le creazioni di grandi artisti.
Circondata da quattro ali gigantesche che si estendono in un parco disseminato da una sessantina di sculture - dai bronzi monumentali di Henry Moore agli animali dagli occhi tondi di Max Ernst fino agli interventi di Joan Mirò e alle opere “leggere” di Alexander Calder - la galleria sembra insinuarsi nel fianco della collina per riaffiorare sul mare.
La collezione permanente di questa istituzione a misura di famiglia - con tanto di passeggini a disposizione dei visitatori e un’intera ala nella quale i bambini possono creare, con matite e computer interattivi, i loro “capolavori” ispirati alle opere esposte - spazia dal costruttivismo agli artisti del movimento Co.BR.A., dall’arte minimalista all’espressionismo astratto, dalla pop art alla fotografia. Ma a farla da padrone sono senza dubbio Pablo Picasso, Francis Bacon e Alberto Giacometti, accanto ai danesi Asger Jorn, Carl-Henning Pedersen, Roberto Jacobsen e Richard Mortensen.
Il dialogo tra le opere di Giacometti e l’architettura di Bo e Wohlert regala agli ospiti del Louisiana una sensazione di perfetta fusione e simbiosi tra arte e paesaggio, come se la Galleria fosse stata da sempre l’originaria dimora della Donna cucchiaio o della Donna che cammina.
Ma la vera sorpresa è racchiusa nell’atmosfera magica scaturita dalle cento sfavillanti lampadine, simili a palline da ping pong incandescenti, che avvolgono il visitatore nel lirismo dell’installazione Glowinging Lights of the Souls creata da Yayoi Kusama nel 2008 e divenuto uno dei pezzi più amati della collezione del Louisiana. Fate attenzione a dove mettete i piedi, se volete evitare di fare un bagno all’interno dell’installazione dell’eclettica artista giapponese. Quando sarete sulla piattaforma adagiata sull’acqua, chiudete gli occhi e abbandonatevi alla magia generata dall’ammaliante gioco di specchi.
Ogni anno il Louisiana ospita da sei a otto mostre. Vale la pena di visitare l’esposizione dedicata alle Ceramiche di Picasso, in corso fino al 27 maggio, e definita dal New York Times una delle mostre da vedere assolutamente nel 2018. Una straordinaria immersione in una fase molto prolifica, fantasiosa e fortunata del maestro, descritta in mostra da oltre 160 pezzi.
Ed eccolo Picasso in una fotografia, mentre, con il dito, traccia sulla sabbia uno dei tanti motivi dei suoi capolavori, o mentre lavora ad uno dei suoi colorati vasi che riproducono pesci, fauni, figure femminili nati dall’immaginazione dell’artista mentre l’argilla umida prende forma.
Una sala del Museo Louisiana. Foto: © Samantha De Martin
Chi visita il Louisiana entro il 19 agosto potrà assistere anche alla mostra dedicata a Gabriele Münter, che accende i riflettori - aprendo inediti scenari - sull’ancora poco nota vita artistica della pittrice tedesca "compagna" di Wassily Kandinsky.
Dal 17 maggio al 19 agosto il Museo dedica invece un’importante mostra a Edward Ruscha e alle iconiche interpretazioni della società americana negli ultimi cinquant'anni, confluite nel progetto Very. Mentre, dal 13 settembre fino al 20 gennaio 2019, protagonista del Museo sarà la Luna, esplorata come icona artistica.
Prima di lasciare Humlebaek, è d’obbligo un giro per Sletten, a circa due chilometri dal Louisiana. Potrebbe sembrarvi lontano, ma la passeggiata, circondati dal bosco e da caratteristiche abitazioni, è molto gradevole. Al tramonto, quando le luci si accendono all’interno delle piccole case con gli interni a vista, schiudendo la vita che vi scorre lenta, potrete forse avere una vaga idea di cosa si intenda per atmosfera hygge.
Il Museo Thorvaldsen: il primo museo pubblico della Danimarca
C’è voluta la costruzione di questo autentico gioiello nel cuore di Copenaghen per convincere Bertel Thorvaldsen - che a Roma cambiò il proprio nome in Alberto tanto era l’amore per l’Italia - a far ritorno nella sua città natale, dopo 40 anni di permanenza attiva nella Città eterna. Ed in effetti questo tempio all’arte, ma anche all’anima e alla classicità dello scultore danese innamorato di Roma, lascia un po’ a bocca aperta.
L'edificio affrescato che conserva i disegni, i calchi in gesso e le statue dell’artista neoclassico, oltre a una collezione di opere d’arte antica provenienti dal bacino del Mediterraneo - tra monete, lampade di epoca romana, specchi etruschi, piccole statue in bronzo, anfore e oggetti egizi, che costituiscono un autentico museo nel museo e che il maestro stesso si procurò e portò con sé in Danimarca - custodisce l’intera collezione privata donata da Thorvaldsen allo stato. Inaugurato il 18 settembre 1848, è stato il primo museo “democratico” costruito in Danimarca, il primo aperto anche al popolo - e non solo alla famiglia reale - il primo al mondo dedicato ad un artista vivente. E lo si vede già dai cinque maestosi portali d’ingresso, una sorta di invito ad entrare rivolto alla cittadinanza.
Una sala del Museo Thorvaldsen © VisitCopenhagen | Christian Alsing
Addentrarsi tra i coloratissimi corridoi avvolti da pareti vivaci, dai soffitti riccamente decorati con volte a grottesche e i pavimenti a mosaico che fanno da scenario alle splendide sculture di Thorvaldsen in marmo e gesso, è un’esperienza cromatica di forte impatto. Il museo , che conserva a tutt'oggi il suo aspetto originale, in forte contrasto con l'attuale vita metropolitana di Copenaghen e con il grigio e il bianco degli edifici attigui, è un viaggio emozionante nell’anima dello scultore. Anche la sua tomba, ospitata nel cortile, semplicissima, adornata solo con siepi verdissime, è una testimonianza dell’indole del rivale di Canova, che realizzò lavori su commissione per il Papa, per Napoleone e per numerose famiglie reali europee.
Sotto lo sguardo di Marte e Amore, accolto dalle morbide forme delle Grazie e dalla seducente posa di Venere, il visitatore scivola in un trionfo di motivi e figure che tolgono il fiato, godendosi l’arte e il silenzio, rassicurato dalla luce, sapientemente “studiata”, che filtra dalle finestre ad accendere, quasi rendendoli vivi e parlanti, i volti delle statue.
Un viaggio nella storia e nell’ambiziosa anima commerciale della Danimarca: il castello di Kronborg
Il passaggio dall’architettura neoclassica alle possenti forme del Rinascimento è breve e lo si può assaporare a una manciata di chilometri da Copenaghen, nella cittadina di Helsingør, centro straordinariamente fiorente dal punto di vista commerciale a partire dal Medioevo. Con le sue antiche vie sulle quali si affacciano deliziose case a greticcio, chiese gotiche e un chiostro medievale, questa località - separata dalla Svezia da un braccio di mare di circa quattro chilometri - è stata, in passato, la vera anima commerciale della Danimarca. Qui, un colpo di cannone avrebbe scoraggiato il passaggio di tutte quelle navi che, in transito attraverso lo stretto, non avessero pagato la tassa sul valore delle merci. Qui, sembrano ancora riecheggiare i brindisi dei reali, solennemente annunciati e salutati a colpi di cannone.
Ed eccolo il massiccio Castello di Kronborg, un colosso che si innalza, tronfio e possente a sorvegliare il punto più stretto dell’Øresund. Sebbene sia passata alla storia come il castello di Elsinore dell’Amleto di Shakespeare, questa fortezza - inserita dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’Umanità - non ha nulla dell’intima natura psicologica che lo pervade nella tragedia. Senza dubbio, però, il drammaturgo, dovette conoscere la storia del leggendario vichingo Amleto - trasmessa da Saxo Grammaticus e nota attraverso i racconti riportati dalla compagnia teatrale la cui presenza trova traccia in alcuni conti del 1585 riscoperti in una locanda del posto.
L’imponente sagoma del Castello di Kronborg © VisitCopenhagen | Thomas Høyrup Christensen
Il Kronborg Slot di Federico II nasce sull’antica fortezza di Krogen, fatta costruire nel 1420 dal re danese Erik di Pomerania. Più volte devastato da una serie di incendi, saccheggiato tra il 1658 e il 1660 dall’esercito svedese che lo privò della sua famosa fontana, il complesso divenne presto caserma, e tale restò fino al 1924.
Gli appartamenti reali, oggi piuttosto spogli, sembrano ancora conservare l’odore e le abitudini dei suoi nobili residenti. Le camere del re e della regina, collegate da un piccolo corridoio, la sontuosa Sala da Ballo, gli arazzi realizzati su cartoni di Rubens e dell’italiano Antonio Tempesta, con raffigurati i re danesi - storici e mitologici, avvolti da un paesaggio bucolico - accolgono il visitatore in un’atmosfera speciale. Certo molto diversa da quella che si respira tra i cunicoli delle casematte, le tetre prigioni che fungevano anche da magazzini e da alloggio dei soldati, proprio sotto il castello, e dove si moriva di freddo e di stenti.
Il Danish National Maritime Museum: la Danimarca e il suo mare
Ingegnosamente scolpito in un ex bacino di carenaggio, non lontano dal castello di Kronborg, il Danish National Maritime Museum di Helsingør, opera degli architetti di BIG, Bjarke Ingels Group, è un vero gioiello. Con la sua struttura leggera, caratterizzata da ponti in vetro e alluminio, anche questo edificio a forma di nave è fortemente connesso alla storia e all’identità della città.
Il suo ampio spazio, che ospita un’interessante collezione di strumenti nautici, carte e reperti bellici, sollecita anche una riflessione sul ruolo storico della nazione marittima tra le più importanti al mondo. Oltre ad ammirare la struttura delle navi, oltre a conoscere che tipo di merci venissero trasportate in passato e quelle che oggi viaggiano attraverso i mari, in questo museo moderno dalle angolazioni irregolari si avrà soprattutto modo di apprezzare l’anima di un popolo di navigatori. Le lettere dei marinai ai familiari, cariche di promesse e nostalgia, lasciano il posto al ruolo di questi uomini nella cultura popolare, nei commerci e nel passato coloniale del Paese.
Una veduta dall’alto del Danish National Maritime Museum con il Castello di Kronborg © VisitCopenhagen | Iwan Baan
Grazie ai giochi interattivi potrete mettere alla prova le vostre doti di navigatori, mentre i bambini avranno la possibilità di divertirsi creando un loro tatuaggio da veri marinai e, grazie all’ultima esposizione THE MAGIC BOX - Shipping, Shopping e il consumatore globale - seguire i percorsi compiuti da oggetti e alimenti, dai produttori agli scaffali di un supermercato.
E a partire da ottobre i piccoli marinai, grazie a THE DREAM SHIP potranno persino simulare un viaggio nei mari del 1700.
Le “Cisterne”. Da ex serbatoio idrico dell’Ottocento a museo sotterraneo
Nel vecchio bacino idrico costruito nel 1856 sul punto più “alto” di Copenaghen, per rifornire di acqua la città, sotto i verdi prati del romantico parco di Søndermarken, in una cavità umida, completamente buia, costellata di stalattiti e pozze d’acqua, sorge un affascinante museo sotterraneo. Questa costruzione, un tempo preziosissima per la città, al punto che, una volta completata, aiutò a risolvere i gravi problemi di approvvigionamento idrico, dal 1996 è un originale spazio espositivo, uno dei più famosi e caratteristici musei di Frederiksberg.
Se visitate le Cisterne entro il 30 novembre, potrete condividere, tra i labirintici colonnati sotterranei, il viaggio interiore dell’artista Jeppe Hein. Il messaggio è chiaro: In is The only Way Out. Bisogna affrontare l’oscurità per poter vedere la luce. Ed ecco, infatti, una vampa di fuoco che si accende ogni qualvolta che il visitatore si avvicina e prende vigore man mano che il pubblico avanza.
Una sezione del percorso In is The only Way Out dell’artista Jeppe Hein allestito alle Cisterne. Foto: © VisitCopenhagen | Palle Bo Nielsen
In questo viaggio sotterraneo dall’oscurità alla luce, l’osservatore è chiamato a partecipare, attraversando sfide e sorprese disorientanti. Il freddo e l’umidità si impongono sul corpo costringendolo ad essere presente nell’hic et nunc. Un suono violento squarcia il silenzio, specchi rotanti interrompono il percorso con la loro presenza spaesante, mentre una palla, attivata dal visitatore stesso attraverso un sensore, avvia un percorso ritmico e dinamico, fino a raggiungere una serie di campane tibetane. La sensazione che deriva da questa imperdibile esperienza sinestetica è assolutamente magica.
In mostra alla Carlsberg Glyptotek l'unico tesoro romano in argento
Per ammirare la più grande collezione di arte classica del Nord Europa, ma anche una straordinaria raccolta di arte francese e danese del XIX secolo, basta raggiungere la Ny Carlsberg Glyptotek. Questo edificio, stretto intorno a una serra sormontata da una cupola in vetro, custodisce la più ricca raccolta di sculture di Rodin al di fuori della Francia, ma anche a capolavori di Gauguin, Cézanne, Van Gogh, Toulouse-Lautrec.
Gli appassionati di arte classica non potranno perdersi la mostra, in corso fino al 2 settembre, dal titolo High on Luxury. Lost Treasures from the Roman Empire, che espone l'unico tesoro romano in argento - ritrovato a Berthouville, in Francia, e precedentemente esposto solo negli Stati Uniti e in Francia - accanto ad altri manufatti di lusso dell’Impero Romano. Questo edificio che accoglie oltre 10mila opere d’arte distribuite in un arco di tempo di seimila anni, con un cospicuo numero di pezzi legati all’Egitto, alla cultura etrusca, all’antica Grecia, è un’altra tappa da non perdere nel tour tra i musei della città.
Certo, la città di Andersen è anche molto altro. È il Museo Nazionale - uno scrigno che accoglie tutti i reperti archeologici rinvenuti in territorio danese, dal Carro Solare di Trundholm risalente a 3500 anni fa alla collezioni di corni in bronzo - è il Museo Reale di Belle Arti, forse un po' più dispersivo rispetto agli altri, ma sede di una straordinaria colezione di artisti olandesi e fiamminghi e della più ricca collezione al mondo di arte danese - o ancora il fiabesco castello di Rosenborg, in stile rinascimentale olandese, con i preziosi gioielli della Corona.
Il castello di Rosenborg a Copenaghen Foto: © VisitCopenhagen | Giuseppe Liverino
Ognuno, in base alla propria indole, può scegliere la "sua" Copenaghen, portando comunque con sé qualcosa di bello e diverso. Perché questa città dalla duplice identità - quella cosmopolita, travolgente, vivace, cucita sul mare e quella più intima, lenta, che si intravede nelle sue case e tra la gente - offre a chi la osserva innumerevoli volti. Alcuni hanno le sfumature pastello delle suggestive casette adagiate sullo scintillante canale di Nyhavn - un tempo ritrovo di marinai e donne di malaffare - altri nascondono l’indole hippie del “libero stato” di Christiania - il quartiere alternativo soggetto a leggi proprie - o lo sguardo malinconico dalla Sirenetta.
Quando d’estate il sole si attarda e il cielo si accende della vivace eccitazione del Tivoli, Copenaghen esplode di chiacchiere in strada e colori. Nel lasciarla ci si accorge che di questa intrigante fiaba a colori c’è ancora molto da scoprire.
Con la sua architettura silenziosa, imponente e mai superba, elegante nella sua garbata bellezza, dai trascorsi neoclassici e le ambizioni futuriste, Copenaghen resta nel cuore. La città nella quale ha trovato dimora il carattere inquieto di Kierkegaard, e dove hanno forse preso forma i malinconici personaggi di Andersen, specie con la primavera che si risveglia tra le costruzioni esotiche, le celebri montagne russe e gli alberi in fiore dei Giardini di Tivoli - l’antico parco di divertimenti che dal 1843 emoziona con la sua atmosfera decisamente romantica - assomiglia a una fiaba a lieto fine.
Un pomeriggio al Louisiana: il museo immerso nella natura con affaccio sulla Svezia
Lo spirito della città emerge ancor più dai suoi dintorni, da scoprire lentamente, meglio se al tramonto. Alle 17 a Copenaghen quasi tutti i musei chiudono, e allora vale la pena di saltare a bordo di uno dei tanti treni con direzione Helsingør per raggiungere il piccolo centro di Humlebaek, sulla costa dell'Øresund, a 40 minuti di treno dalla stazione centrale. Qui si trova il Louisiana, il museo d'arte più visitato della Danimarca - e arrivandoci si capisce il perché - con la sua ampia collezione d'arte moderna e contemporanea che spazia dalla seconda guerra mondiale a oggi, e un panoramico giardino di sculture.
Fondato nel 1958 da Knud W. Jensen, e progettato dagli architetti Wilhelm Wohlert e Jørgen Bo, considerato una delle pietre miliari dell'architettura moderna danese per la sua sintesi armoniosa tra opere d'arte, architettura e paesaggio, questo regno dell’arte moderna vale senza dubbio il viaggio. Lo straordinario edificio affacciato sul mare e sulla Svezia, tutto luce e vetrate che accompagnano costantemente la passeggiata del visitatore tra le opere, è una vera sorpresa, non soltanto per gli appassionati di arte, ma per chiunque desideri gustarsi una birra in tranquillità seduto sul prato, tra le creazioni di grandi artisti.
Circondata da quattro ali gigantesche che si estendono in un parco disseminato da una sessantina di sculture - dai bronzi monumentali di Henry Moore agli animali dagli occhi tondi di Max Ernst fino agli interventi di Joan Mirò e alle opere “leggere” di Alexander Calder - la galleria sembra insinuarsi nel fianco della collina per riaffiorare sul mare.
La collezione permanente di questa istituzione a misura di famiglia - con tanto di passeggini a disposizione dei visitatori e un’intera ala nella quale i bambini possono creare, con matite e computer interattivi, i loro “capolavori” ispirati alle opere esposte - spazia dal costruttivismo agli artisti del movimento Co.BR.A., dall’arte minimalista all’espressionismo astratto, dalla pop art alla fotografia. Ma a farla da padrone sono senza dubbio Pablo Picasso, Francis Bacon e Alberto Giacometti, accanto ai danesi Asger Jorn, Carl-Henning Pedersen, Roberto Jacobsen e Richard Mortensen.
Il dialogo tra le opere di Giacometti e l’architettura di Bo e Wohlert regala agli ospiti del Louisiana una sensazione di perfetta fusione e simbiosi tra arte e paesaggio, come se la Galleria fosse stata da sempre l’originaria dimora della Donna cucchiaio o della Donna che cammina.
Ma la vera sorpresa è racchiusa nell’atmosfera magica scaturita dalle cento sfavillanti lampadine, simili a palline da ping pong incandescenti, che avvolgono il visitatore nel lirismo dell’installazione Glowinging Lights of the Souls creata da Yayoi Kusama nel 2008 e divenuto uno dei pezzi più amati della collezione del Louisiana. Fate attenzione a dove mettete i piedi, se volete evitare di fare un bagno all’interno dell’installazione dell’eclettica artista giapponese. Quando sarete sulla piattaforma adagiata sull’acqua, chiudete gli occhi e abbandonatevi alla magia generata dall’ammaliante gioco di specchi.
Ogni anno il Louisiana ospita da sei a otto mostre. Vale la pena di visitare l’esposizione dedicata alle Ceramiche di Picasso, in corso fino al 27 maggio, e definita dal New York Times una delle mostre da vedere assolutamente nel 2018. Una straordinaria immersione in una fase molto prolifica, fantasiosa e fortunata del maestro, descritta in mostra da oltre 160 pezzi.
Ed eccolo Picasso in una fotografia, mentre, con il dito, traccia sulla sabbia uno dei tanti motivi dei suoi capolavori, o mentre lavora ad uno dei suoi colorati vasi che riproducono pesci, fauni, figure femminili nati dall’immaginazione dell’artista mentre l’argilla umida prende forma.
Una sala del Museo Louisiana. Foto: © Samantha De Martin
Chi visita il Louisiana entro il 19 agosto potrà assistere anche alla mostra dedicata a Gabriele Münter, che accende i riflettori - aprendo inediti scenari - sull’ancora poco nota vita artistica della pittrice tedesca "compagna" di Wassily Kandinsky.
Dal 17 maggio al 19 agosto il Museo dedica invece un’importante mostra a Edward Ruscha e alle iconiche interpretazioni della società americana negli ultimi cinquant'anni, confluite nel progetto Very. Mentre, dal 13 settembre fino al 20 gennaio 2019, protagonista del Museo sarà la Luna, esplorata come icona artistica.
Prima di lasciare Humlebaek, è d’obbligo un giro per Sletten, a circa due chilometri dal Louisiana. Potrebbe sembrarvi lontano, ma la passeggiata, circondati dal bosco e da caratteristiche abitazioni, è molto gradevole. Al tramonto, quando le luci si accendono all’interno delle piccole case con gli interni a vista, schiudendo la vita che vi scorre lenta, potrete forse avere una vaga idea di cosa si intenda per atmosfera hygge.
Il Museo Thorvaldsen: il primo museo pubblico della Danimarca
C’è voluta la costruzione di questo autentico gioiello nel cuore di Copenaghen per convincere Bertel Thorvaldsen - che a Roma cambiò il proprio nome in Alberto tanto era l’amore per l’Italia - a far ritorno nella sua città natale, dopo 40 anni di permanenza attiva nella Città eterna. Ed in effetti questo tempio all’arte, ma anche all’anima e alla classicità dello scultore danese innamorato di Roma, lascia un po’ a bocca aperta.
L'edificio affrescato che conserva i disegni, i calchi in gesso e le statue dell’artista neoclassico, oltre a una collezione di opere d’arte antica provenienti dal bacino del Mediterraneo - tra monete, lampade di epoca romana, specchi etruschi, piccole statue in bronzo, anfore e oggetti egizi, che costituiscono un autentico museo nel museo e che il maestro stesso si procurò e portò con sé in Danimarca - custodisce l’intera collezione privata donata da Thorvaldsen allo stato. Inaugurato il 18 settembre 1848, è stato il primo museo “democratico” costruito in Danimarca, il primo aperto anche al popolo - e non solo alla famiglia reale - il primo al mondo dedicato ad un artista vivente. E lo si vede già dai cinque maestosi portali d’ingresso, una sorta di invito ad entrare rivolto alla cittadinanza.
Una sala del Museo Thorvaldsen © VisitCopenhagen | Christian Alsing
Addentrarsi tra i coloratissimi corridoi avvolti da pareti vivaci, dai soffitti riccamente decorati con volte a grottesche e i pavimenti a mosaico che fanno da scenario alle splendide sculture di Thorvaldsen in marmo e gesso, è un’esperienza cromatica di forte impatto. Il museo , che conserva a tutt'oggi il suo aspetto originale, in forte contrasto con l'attuale vita metropolitana di Copenaghen e con il grigio e il bianco degli edifici attigui, è un viaggio emozionante nell’anima dello scultore. Anche la sua tomba, ospitata nel cortile, semplicissima, adornata solo con siepi verdissime, è una testimonianza dell’indole del rivale di Canova, che realizzò lavori su commissione per il Papa, per Napoleone e per numerose famiglie reali europee.
Sotto lo sguardo di Marte e Amore, accolto dalle morbide forme delle Grazie e dalla seducente posa di Venere, il visitatore scivola in un trionfo di motivi e figure che tolgono il fiato, godendosi l’arte e il silenzio, rassicurato dalla luce, sapientemente “studiata”, che filtra dalle finestre ad accendere, quasi rendendoli vivi e parlanti, i volti delle statue.
Un viaggio nella storia e nell’ambiziosa anima commerciale della Danimarca: il castello di Kronborg
Il passaggio dall’architettura neoclassica alle possenti forme del Rinascimento è breve e lo si può assaporare a una manciata di chilometri da Copenaghen, nella cittadina di Helsingør, centro straordinariamente fiorente dal punto di vista commerciale a partire dal Medioevo. Con le sue antiche vie sulle quali si affacciano deliziose case a greticcio, chiese gotiche e un chiostro medievale, questa località - separata dalla Svezia da un braccio di mare di circa quattro chilometri - è stata, in passato, la vera anima commerciale della Danimarca. Qui, un colpo di cannone avrebbe scoraggiato il passaggio di tutte quelle navi che, in transito attraverso lo stretto, non avessero pagato la tassa sul valore delle merci. Qui, sembrano ancora riecheggiare i brindisi dei reali, solennemente annunciati e salutati a colpi di cannone.
Ed eccolo il massiccio Castello di Kronborg, un colosso che si innalza, tronfio e possente a sorvegliare il punto più stretto dell’Øresund. Sebbene sia passata alla storia come il castello di Elsinore dell’Amleto di Shakespeare, questa fortezza - inserita dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’Umanità - non ha nulla dell’intima natura psicologica che lo pervade nella tragedia. Senza dubbio, però, il drammaturgo, dovette conoscere la storia del leggendario vichingo Amleto - trasmessa da Saxo Grammaticus e nota attraverso i racconti riportati dalla compagnia teatrale la cui presenza trova traccia in alcuni conti del 1585 riscoperti in una locanda del posto.
L’imponente sagoma del Castello di Kronborg © VisitCopenhagen | Thomas Høyrup Christensen
Il Kronborg Slot di Federico II nasce sull’antica fortezza di Krogen, fatta costruire nel 1420 dal re danese Erik di Pomerania. Più volte devastato da una serie di incendi, saccheggiato tra il 1658 e il 1660 dall’esercito svedese che lo privò della sua famosa fontana, il complesso divenne presto caserma, e tale restò fino al 1924.
Gli appartamenti reali, oggi piuttosto spogli, sembrano ancora conservare l’odore e le abitudini dei suoi nobili residenti. Le camere del re e della regina, collegate da un piccolo corridoio, la sontuosa Sala da Ballo, gli arazzi realizzati su cartoni di Rubens e dell’italiano Antonio Tempesta, con raffigurati i re danesi - storici e mitologici, avvolti da un paesaggio bucolico - accolgono il visitatore in un’atmosfera speciale. Certo molto diversa da quella che si respira tra i cunicoli delle casematte, le tetre prigioni che fungevano anche da magazzini e da alloggio dei soldati, proprio sotto il castello, e dove si moriva di freddo e di stenti.
Il Danish National Maritime Museum: la Danimarca e il suo mare
Ingegnosamente scolpito in un ex bacino di carenaggio, non lontano dal castello di Kronborg, il Danish National Maritime Museum di Helsingør, opera degli architetti di BIG, Bjarke Ingels Group, è un vero gioiello. Con la sua struttura leggera, caratterizzata da ponti in vetro e alluminio, anche questo edificio a forma di nave è fortemente connesso alla storia e all’identità della città.
Il suo ampio spazio, che ospita un’interessante collezione di strumenti nautici, carte e reperti bellici, sollecita anche una riflessione sul ruolo storico della nazione marittima tra le più importanti al mondo. Oltre ad ammirare la struttura delle navi, oltre a conoscere che tipo di merci venissero trasportate in passato e quelle che oggi viaggiano attraverso i mari, in questo museo moderno dalle angolazioni irregolari si avrà soprattutto modo di apprezzare l’anima di un popolo di navigatori. Le lettere dei marinai ai familiari, cariche di promesse e nostalgia, lasciano il posto al ruolo di questi uomini nella cultura popolare, nei commerci e nel passato coloniale del Paese.
Una veduta dall’alto del Danish National Maritime Museum con il Castello di Kronborg © VisitCopenhagen | Iwan Baan
Grazie ai giochi interattivi potrete mettere alla prova le vostre doti di navigatori, mentre i bambini avranno la possibilità di divertirsi creando un loro tatuaggio da veri marinai e, grazie all’ultima esposizione THE MAGIC BOX - Shipping, Shopping e il consumatore globale - seguire i percorsi compiuti da oggetti e alimenti, dai produttori agli scaffali di un supermercato.
E a partire da ottobre i piccoli marinai, grazie a THE DREAM SHIP potranno persino simulare un viaggio nei mari del 1700.
Le “Cisterne”. Da ex serbatoio idrico dell’Ottocento a museo sotterraneo
Nel vecchio bacino idrico costruito nel 1856 sul punto più “alto” di Copenaghen, per rifornire di acqua la città, sotto i verdi prati del romantico parco di Søndermarken, in una cavità umida, completamente buia, costellata di stalattiti e pozze d’acqua, sorge un affascinante museo sotterraneo. Questa costruzione, un tempo preziosissima per la città, al punto che, una volta completata, aiutò a risolvere i gravi problemi di approvvigionamento idrico, dal 1996 è un originale spazio espositivo, uno dei più famosi e caratteristici musei di Frederiksberg.
Se visitate le Cisterne entro il 30 novembre, potrete condividere, tra i labirintici colonnati sotterranei, il viaggio interiore dell’artista Jeppe Hein. Il messaggio è chiaro: In is The only Way Out. Bisogna affrontare l’oscurità per poter vedere la luce. Ed ecco, infatti, una vampa di fuoco che si accende ogni qualvolta che il visitatore si avvicina e prende vigore man mano che il pubblico avanza.
Una sezione del percorso In is The only Way Out dell’artista Jeppe Hein allestito alle Cisterne. Foto: © VisitCopenhagen | Palle Bo Nielsen
In questo viaggio sotterraneo dall’oscurità alla luce, l’osservatore è chiamato a partecipare, attraversando sfide e sorprese disorientanti. Il freddo e l’umidità si impongono sul corpo costringendolo ad essere presente nell’hic et nunc. Un suono violento squarcia il silenzio, specchi rotanti interrompono il percorso con la loro presenza spaesante, mentre una palla, attivata dal visitatore stesso attraverso un sensore, avvia un percorso ritmico e dinamico, fino a raggiungere una serie di campane tibetane. La sensazione che deriva da questa imperdibile esperienza sinestetica è assolutamente magica.
In mostra alla Carlsberg Glyptotek l'unico tesoro romano in argento
Per ammirare la più grande collezione di arte classica del Nord Europa, ma anche una straordinaria raccolta di arte francese e danese del XIX secolo, basta raggiungere la Ny Carlsberg Glyptotek. Questo edificio, stretto intorno a una serra sormontata da una cupola in vetro, custodisce la più ricca raccolta di sculture di Rodin al di fuori della Francia, ma anche a capolavori di Gauguin, Cézanne, Van Gogh, Toulouse-Lautrec.
Gli appassionati di arte classica non potranno perdersi la mostra, in corso fino al 2 settembre, dal titolo High on Luxury. Lost Treasures from the Roman Empire, che espone l'unico tesoro romano in argento - ritrovato a Berthouville, in Francia, e precedentemente esposto solo negli Stati Uniti e in Francia - accanto ad altri manufatti di lusso dell’Impero Romano. Questo edificio che accoglie oltre 10mila opere d’arte distribuite in un arco di tempo di seimila anni, con un cospicuo numero di pezzi legati all’Egitto, alla cultura etrusca, all’antica Grecia, è un’altra tappa da non perdere nel tour tra i musei della città.
Certo, la città di Andersen è anche molto altro. È il Museo Nazionale - uno scrigno che accoglie tutti i reperti archeologici rinvenuti in territorio danese, dal Carro Solare di Trundholm risalente a 3500 anni fa alla collezioni di corni in bronzo - è il Museo Reale di Belle Arti, forse un po' più dispersivo rispetto agli altri, ma sede di una straordinaria colezione di artisti olandesi e fiamminghi e della più ricca collezione al mondo di arte danese - o ancora il fiabesco castello di Rosenborg, in stile rinascimentale olandese, con i preziosi gioielli della Corona.
Il castello di Rosenborg a Copenaghen Foto: © VisitCopenhagen | Giuseppe Liverino
Ognuno, in base alla propria indole, può scegliere la "sua" Copenaghen, portando comunque con sé qualcosa di bello e diverso. Perché questa città dalla duplice identità - quella cosmopolita, travolgente, vivace, cucita sul mare e quella più intima, lenta, che si intravede nelle sue case e tra la gente - offre a chi la osserva innumerevoli volti. Alcuni hanno le sfumature pastello delle suggestive casette adagiate sullo scintillante canale di Nyhavn - un tempo ritrovo di marinai e donne di malaffare - altri nascondono l’indole hippie del “libero stato” di Christiania - il quartiere alternativo soggetto a leggi proprie - o lo sguardo malinconico dalla Sirenetta.
Quando d’estate il sole si attarda e il cielo si accende della vivace eccitazione del Tivoli, Copenaghen esplode di chiacchiere in strada e colori. Nel lasciarla ci si accorge che di questa intrigante fiaba a colori c’è ancora molto da scoprire.
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