La cattedrale dell’Assunta

©courtesy of Comune di Fermo | Il Duomo di Fermo
 

23/07/2002

Nell’ariosa spianata del Girfalco, sull’acropoli dell’antico centro piceno e poi romano, si staglia imponente la mole del Duomo di Fermo, dedicato all’Assunta. La visita al Duomo è interessante soprattutto per alcune opere di scultura (sepolcro trecentesco di Visconti), e di pittura (icona greco-bizantina della Madonna), per i resti del mosaico pavimentale della basilica del V secolo e quelli di chiese precedenti, per i reperti archeologici all’interno del sotterraneo e per i preziosi oggetti conservati in sagrestia (in particolare la casula di S. Tommaso di Canterbury, capolavoro di arte ispano-moresca). Il grandioso edifico conserva solo la parte anteriore della chiesa primitiva del 1227, eretta da mastro Giorgio da Como. Dietro si leva la massiccia costruzione disegnata da Cosimo Morelli e costruita nel 1781-89, con qualche modifica, dall’architetto Luigi Paglialunga. L’alta facciata asimmetrica, rivestita in pietre d’Istria, è aperta da un portale a tutto sesto sormontato da un’alta cuspide entro la quale, in una nicchia gotica, è collocato il gruppo bronzeo, Assunta e angeli, del 1758. Sopra è un grande rosone di forme romano-gotiche, opera del fermano Giacomo Calmieri (1348). Dal portale maggiore si entra nell’atrio, costituito dalla prima campata del tempio romano-gotico, dove è collocato il monumento funebre di Giovanni Visconti da Oleggio (1366). L’interno, di forme nobili e grandiose, è a tre navate, divise da pilastri, con presbiterio leggermente rialzato che conserva ancora l’originario tappeto musivo decorato con due pavoni affrontati ai lati di un cantharos da cui scaturiscono tralci vegetali: un tema iconografico di pregnante valenza simbolica molto frequente nelle pavimentazioni absidali in ambito ravennate. Tra le rampe delle scale che salgono al presbiterio si scorgono i resti del mosaico pavimentale della chiesa paleocristiana del V secolo, rinvenuti nel 1934. Nella navata sinistra si apre la cappella del sacramento che ha, all’altare, una tela (Circoncisione) di Andrea Boscoli e un elegante tabernacolo in bronzo a forma di tempietto dorico. Scendendo nel sotterraneo sono visibili pregevoli resti delle chiese precedenti e numerosi reperti archeologici tra cui avanzi di piscina del tempo di Antonino Pio, un busto realistico dell’imperatore romano, due sarcofagi cristiani, un pluteo di esecuzione composita e un assortimento svariatissimo di sculture decorative, trabeazioni, capitelli e lapidi. Di notevole valore artistico anche gli ambienti della grande cripta duecentesca (rimaneggiata), e della sacrestia dove è conservata la preziosissima casula di S. Tommaso di Canterbury, ricamata in oro e seta, con medaglioni a grifi ed altre figurazioni ricavate da un manto regale eseguito ad Almeria nell’anno 1116 dell’era cristiana. Qui, tra le altre componenti del Tesoro, il messale De Firmonibus, membranaceo, raffigurante la Cavalcata dell’Assunta del 1436.

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