Saba Najafi. Refuge
Dal 27 Agosto 2022 al 18 Settembre 2022
Abbadia Lariana | Lecco
Luogo: Civico Museo Setificio Monti
Indirizzo: Via Nazionale 93
Orari: da mercoledì a domenica dalle 14.00 alle 18.00
Curatori: Erika Lacava
Telefono per informazioni: +39 0341.700381
E-Mail info: info@museoabbadia.it
Sito ufficiale: http://www.museoabbadia.it
Dal 28 agosto al 18 settembre 2022 il Civico Museo Setificio Monti di Abbadia Lariana, in provincia di Lecco, ospiterà “Refuge”, mostra personale di Saba Najafi a cura di Erika Lacava, con il patrocinio del Comune di Abbadia Lariana.
“Refuge” è un progetto ideato per il Civico Museo Setificio Monti, unico esemplare in Italia di recupero integrale di un filatoio ottocentesco. Il Museo, istituito nel 1998 dopo il recupero della filanda e del filatoio della seta edificati da Pietro Monti rispettivamente nel 1818 e nel 1869, è attualmente conservato allo stato in cui si trovava a metà Ottocento, restaurato e arricchito con materiali coevi di altri filatoi ora scomparsi. La storia del territorio lecchese è legata da secoli alle attività della seta, dall’allevamento dei bachi alla filatura dei bozzoli, dalla torcitura e alla tessitura, di cui la Lucia manzoniana è l’erede e l’emblema iconografico per questi luoghi. Saba Najafi raccoglie questa ricchezza storica locale per ricollocarla nel presente, valorizzando da un lato le diverse fasi connesse alla produzione della seta e collegandole dall’altro al suo Paese d’origine, l’Iran, come terra di antichi passaggi della storica Via della seta.
Attraverso questo doppio binario, lecchese e orientale, si muovono i fili che danno forma alla mostra. In un continuo rimando di segni e simboli, il lavoro di Saba Najafi passa dalla cultura locale a quella iraniana come in un intreccio di trama e ordito, fino a formare un tessuto elaborato e omogeneo. Strutturata come un’unica installazione site-specific, la mostra abbraccia le tre navate del piano terra del Museo giocando con gli elementi principali dell’edificio, dispiegando tra gli archi e le pareti sbrecciate dal tempo i motivi cari all’artista. Sono qui esposte infatti rielaborazioni delle ultime serie avviate a partire dal 2020: “Metamorfosi” rami legati tra loro da strisce di tessuto come bende medicali, “Inner care”, pietre parzialmente rivestite di tessuto, e nuove elaborazioni della serie“Stone as memories”, in papier mâché con inserti calligrafici.
Forte è il richiamo alla seta, e il rimando al Museo si fa via via più esplicito: il concetto di museo viene infatti investigato nella sua valenza di luogo di custodia, archivio e protezione, ampliato fino a includere in sé l’idea di casa e identificarsi con essa. A partire dalle volte del soffitto, rinforzate da rami piegati ad arco da cui scendono lunghe strisce di tessuto, l’antico spazio viene ridisegnato dall’artista per trasformarlo in abitazione, casa, rifugio. In un momento critico a livello socio-politico come quello attuale, il rifugio offerto da Saba Najafi è un riparo dalla guerra, dall’ingiustizia, dalla rabbia, un abbraccio per chi si sente solo e indifeso, l’ombra di un albero e il fresco per contrastare la desertificazione e il cambiamento climatico. Un posto in cui tutti possano star bene e sentirsi al sicuro.
I materiali impiegati, differenti tra loro per cromia e consistenza, appartengono tutti all’ambiente naturale e ricostruiscono idealmente diversi tipi di dimore: nelle strutture in legno ritroviamo i nidi, nelle pietre le case, nel tessuto gli abiti che ogni giorno “abitiamo”. Lo sviluppo curvilineo dell’allestimento guida il visitatore in un percorso verso la navata centrale, centro nevralgico della mostra, sopra cui è ricostruito un tetto di rami di legno, simbolo di casa, da cui scende una cascata di filamenti atti ad accoglierlo e proteggerlo come in un abbraccio. L’antico camino presente nella sala rimanda al focolare domestico, mentre le pietre in papier mâché richiamano i bozzoli che i bachi da seta si costruiscono intorno, come una casa.
Nella terza sala, a completamento della mostra, un video in cui potersi immergere tra le pieghe del tessuto, un piccolo archivio atto a ospitare pietre, come simbolo di permanenza della memoria, e un grosso nodo in cotone grezzo a simboleggiare il legame e la forza del ricordo.
La mostra è realizzata grazie al contributo tecnico di Tessilbusto di Busto Arsizio ed è corredata da catalogo digitale, con testo critico di Erika Lacava.
Inaugurazione: sabato 27 agosto, ore 19.30
“Refuge” è un progetto ideato per il Civico Museo Setificio Monti, unico esemplare in Italia di recupero integrale di un filatoio ottocentesco. Il Museo, istituito nel 1998 dopo il recupero della filanda e del filatoio della seta edificati da Pietro Monti rispettivamente nel 1818 e nel 1869, è attualmente conservato allo stato in cui si trovava a metà Ottocento, restaurato e arricchito con materiali coevi di altri filatoi ora scomparsi. La storia del territorio lecchese è legata da secoli alle attività della seta, dall’allevamento dei bachi alla filatura dei bozzoli, dalla torcitura e alla tessitura, di cui la Lucia manzoniana è l’erede e l’emblema iconografico per questi luoghi. Saba Najafi raccoglie questa ricchezza storica locale per ricollocarla nel presente, valorizzando da un lato le diverse fasi connesse alla produzione della seta e collegandole dall’altro al suo Paese d’origine, l’Iran, come terra di antichi passaggi della storica Via della seta.
Attraverso questo doppio binario, lecchese e orientale, si muovono i fili che danno forma alla mostra. In un continuo rimando di segni e simboli, il lavoro di Saba Najafi passa dalla cultura locale a quella iraniana come in un intreccio di trama e ordito, fino a formare un tessuto elaborato e omogeneo. Strutturata come un’unica installazione site-specific, la mostra abbraccia le tre navate del piano terra del Museo giocando con gli elementi principali dell’edificio, dispiegando tra gli archi e le pareti sbrecciate dal tempo i motivi cari all’artista. Sono qui esposte infatti rielaborazioni delle ultime serie avviate a partire dal 2020: “Metamorfosi” rami legati tra loro da strisce di tessuto come bende medicali, “Inner care”, pietre parzialmente rivestite di tessuto, e nuove elaborazioni della serie“Stone as memories”, in papier mâché con inserti calligrafici.
Forte è il richiamo alla seta, e il rimando al Museo si fa via via più esplicito: il concetto di museo viene infatti investigato nella sua valenza di luogo di custodia, archivio e protezione, ampliato fino a includere in sé l’idea di casa e identificarsi con essa. A partire dalle volte del soffitto, rinforzate da rami piegati ad arco da cui scendono lunghe strisce di tessuto, l’antico spazio viene ridisegnato dall’artista per trasformarlo in abitazione, casa, rifugio. In un momento critico a livello socio-politico come quello attuale, il rifugio offerto da Saba Najafi è un riparo dalla guerra, dall’ingiustizia, dalla rabbia, un abbraccio per chi si sente solo e indifeso, l’ombra di un albero e il fresco per contrastare la desertificazione e il cambiamento climatico. Un posto in cui tutti possano star bene e sentirsi al sicuro.
I materiali impiegati, differenti tra loro per cromia e consistenza, appartengono tutti all’ambiente naturale e ricostruiscono idealmente diversi tipi di dimore: nelle strutture in legno ritroviamo i nidi, nelle pietre le case, nel tessuto gli abiti che ogni giorno “abitiamo”. Lo sviluppo curvilineo dell’allestimento guida il visitatore in un percorso verso la navata centrale, centro nevralgico della mostra, sopra cui è ricostruito un tetto di rami di legno, simbolo di casa, da cui scende una cascata di filamenti atti ad accoglierlo e proteggerlo come in un abbraccio. L’antico camino presente nella sala rimanda al focolare domestico, mentre le pietre in papier mâché richiamano i bozzoli che i bachi da seta si costruiscono intorno, come una casa.
Nella terza sala, a completamento della mostra, un video in cui potersi immergere tra le pieghe del tessuto, un piccolo archivio atto a ospitare pietre, come simbolo di permanenza della memoria, e un grosso nodo in cotone grezzo a simboleggiare il legame e la forza del ricordo.
La mostra è realizzata grazie al contributo tecnico di Tessilbusto di Busto Arsizio ed è corredata da catalogo digitale, con testo critico di Erika Lacava.
Inaugurazione: sabato 27 agosto, ore 19.30
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