La Leggerezza della Scultura 2014
Dal 11 Ottobre 2014 al 21 Dicembre 2014
Cerrina Monferrato | Alessandria
Luogo: Parco dell'Arte
Indirizzo: via Garmontano 5
Orari: da lunedì a venerdì 10-17
Curatori: Anselmo Villata
Enti promotori:
- I.N.A.C.
- Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea
- Ministero BB.AA.CC.
- Direzione Generale dei Beni Librari e degli Istituti Culturali
- Regione Piemonte
- Piemonte Nuovo da Sempre
- Comune di Cerrina
- Assessorato al Turismo della Regione Piemonte
- Verso l’Arte Edizioni
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0142 946909
E-Mail info: info@laleggerezzadellascultura.it
Sito ufficiale: http://www.laleggerezzadellascultura.it/
Diventata una costante per il pubblico dell’arte dell’autunno a Cerrina (AL), la mostra “La leggerezza della scultura” al Parco dell’Arte realizza quest’anno la sua IX edizione ed è curata da Anselmo Villata, che è anche Presidente dell’Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea, promotore e organizzatore dell’evento.
Sono undici gli artisti espositori che, come consuetudine, provengono da diverse aree geografiche e appartengono a varie generazioni, così come differenti sono le loro formazioni e i loro linguaggi espressivi. Inoltre, nessun tema è stato suggerito e grazie a tale libertà gli artisti non subiscono condizionamenti. In questa edizione si vuole tributare un omaggio speciale a due grandi Maestri del Novecento scomparsi quest’anno, entrambi particolarmente legati all’I.N.A.C., artisticamente, umanamente, affettivamente, con i quali si sono verificate nel tempo numerose collaborazioni e sono Riccardo Licata, che è stato spesso ospite a Cerrina fin dagli anni Settanta, e Francisco Sobrino, argentino tra i maggiori esponenti del GRAV di cui fu anche fondatore.
Questi gli artisti e le loro opere in mostra.
Paolo Conti espone “Castore” (2008, acciaio inox cm 267x60x60), scultura costruita con scarti di lavorazioni dei metalli componenti, mostrando così che nulla è rifiuto inutile, ma molto è recuperabile e non solo, poiché ciò che si eliminerebbe può diventare addirittura opera d’arte, quindi acquisire eternità.
L’opera di Clauda Haberkern si intitola “Dafne” (2008, pietra sintetica cm h184x33x33). Essa inventa un collegamento tra classicità e attualità evocando miti greci attraverso forme e concetti legati alla nostra epoca e alla nostra cultura, delle quali il materiale stesso ne è testimonianza.
Marin Kasimir, con il suo “Profil XXV” (1996, poliestere cm82x60x14) suggerisce nuovi punti di visione delle cose, catturando profili, principalmente antropomorfi e zoomorfi, da lastre di materiale sintetico lavorato, ondulato, deformato nel concetto di levità del pensiero da cui ciò ha origine.
Riccardo Licata ripropone il suo gesto poetico-musicale spaziale in “Con che soavità” (2001, legno tulipier e smalti dipinto a mano cm 116x296x50), in cui scultura e pittura si incontrano a costruire lo spazio circostante con forme dagli andamenti ritmici e dolci, fedeli ai gesti e alle azioni delle persone e del creato.
Carlo Mazzetti, con “Pensieri in volo” (2012, bronzo e ferro cm 200x175x4) conferma la duplicità dell’esistenza, la simbiosi tra fisico e spirito, l’unione tra terra e cielo, ma anche la tensione che spesso si avverte tra il legame delle proprie radici e il desiderio di liberare il pensiero verso spazi più ampi.
Sergio Omedè da molti anni forma le sue opere con un materiale moderno e antico contemporaneamente, la vetroresina e crea figure, come “Lo Zio” (2007, vetroresina policroma cm255x105x214), che attingono da caratteristiche umane primitive, a volte sembrano minotauri e, per questo, inducono a riflettere sul pericolo dell’involuzione del progresso.
Dorino Ouvrier ama la natura e i materiali naturali, specialmente il legno, ma anche il bronzo, materiale antico, come nel caso de “Il Gallo” (2003, bronzo cm h88x52x31) lavorato lo stesso come il legno, all’apparenza manualmente nel metallo fuso, con intervento diretto sul magma incandescente.
Giovanni Saldì con “Universaloide d’asfalto” (2013, asfalto, alluminio, poliuretano, fibra di carbonio, smalto, ferro, legno, subwoofer, cm h213xØ200) esprime una sorta di inquietudine dettata dalla carenza di amore e di attenzione dell’uomo verso la natura che potrebbe portare a conseguenze incontrollabili fino alla sopraffazione di elementi “mostruosi”.
Grazia Simeone come Penelope tesse le sue opere, ma con fili metallici e non le distrugge, perché, come “Canto” (2009, filo di rame tessuto, Øcm 200) sono la testimonianza della laboriosità della mente e dell’eternità del pensiero che ha capacità infinite di elaborare, costruire, creare nello spazio e nel tempo in continua interazione.
Francisco Sobrino in “Senza titolo” (2008, plexiglas, cm h200 xØ 60) pone diversi elementi della sua ricerca, a partire dai materiali, di nuova generazione, trasparenti, specchianti, duttili, alle geometrie piane o volumetriche, semplici o modulari, ai colori e, quindi, la luce che causano una destrutturazione dello spazio e la sua nuova creazione.
Silvio Vigliaturo è presente con la scultura “Figlio dei fiori” (2011, vetro cm h245x57) nella quale è espressa la sua passione per il materiale vitreo, per il colore, per la trasparenza, per la capacità che hanno queste opere di coinvolgere, di piacere, di suscitare sentimenti poetici e musicali, di portare allegria e far sognare mondi fantastici.
La mostra è corredata da un volume, collana Arte Visiva – Edizioni Verso l’Arte, di 64 pagine, interamente a colori, su cui sono riprodotte tutte le opere esposte, il testo critico di Anselmo Villata, l’introduzione dell’Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea, le presentazioni di Antonella Parigi, Assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, Aldo Visca, Sindaco di Cerrina, Maria Grazia Piglia, Assessore alla Cultura del Comune di Cerrina.
Sono undici gli artisti espositori che, come consuetudine, provengono da diverse aree geografiche e appartengono a varie generazioni, così come differenti sono le loro formazioni e i loro linguaggi espressivi. Inoltre, nessun tema è stato suggerito e grazie a tale libertà gli artisti non subiscono condizionamenti. In questa edizione si vuole tributare un omaggio speciale a due grandi Maestri del Novecento scomparsi quest’anno, entrambi particolarmente legati all’I.N.A.C., artisticamente, umanamente, affettivamente, con i quali si sono verificate nel tempo numerose collaborazioni e sono Riccardo Licata, che è stato spesso ospite a Cerrina fin dagli anni Settanta, e Francisco Sobrino, argentino tra i maggiori esponenti del GRAV di cui fu anche fondatore.
Questi gli artisti e le loro opere in mostra.
Paolo Conti espone “Castore” (2008, acciaio inox cm 267x60x60), scultura costruita con scarti di lavorazioni dei metalli componenti, mostrando così che nulla è rifiuto inutile, ma molto è recuperabile e non solo, poiché ciò che si eliminerebbe può diventare addirittura opera d’arte, quindi acquisire eternità.
L’opera di Clauda Haberkern si intitola “Dafne” (2008, pietra sintetica cm h184x33x33). Essa inventa un collegamento tra classicità e attualità evocando miti greci attraverso forme e concetti legati alla nostra epoca e alla nostra cultura, delle quali il materiale stesso ne è testimonianza.
Marin Kasimir, con il suo “Profil XXV” (1996, poliestere cm82x60x14) suggerisce nuovi punti di visione delle cose, catturando profili, principalmente antropomorfi e zoomorfi, da lastre di materiale sintetico lavorato, ondulato, deformato nel concetto di levità del pensiero da cui ciò ha origine.
Riccardo Licata ripropone il suo gesto poetico-musicale spaziale in “Con che soavità” (2001, legno tulipier e smalti dipinto a mano cm 116x296x50), in cui scultura e pittura si incontrano a costruire lo spazio circostante con forme dagli andamenti ritmici e dolci, fedeli ai gesti e alle azioni delle persone e del creato.
Carlo Mazzetti, con “Pensieri in volo” (2012, bronzo e ferro cm 200x175x4) conferma la duplicità dell’esistenza, la simbiosi tra fisico e spirito, l’unione tra terra e cielo, ma anche la tensione che spesso si avverte tra il legame delle proprie radici e il desiderio di liberare il pensiero verso spazi più ampi.
Sergio Omedè da molti anni forma le sue opere con un materiale moderno e antico contemporaneamente, la vetroresina e crea figure, come “Lo Zio” (2007, vetroresina policroma cm255x105x214), che attingono da caratteristiche umane primitive, a volte sembrano minotauri e, per questo, inducono a riflettere sul pericolo dell’involuzione del progresso.
Dorino Ouvrier ama la natura e i materiali naturali, specialmente il legno, ma anche il bronzo, materiale antico, come nel caso de “Il Gallo” (2003, bronzo cm h88x52x31) lavorato lo stesso come il legno, all’apparenza manualmente nel metallo fuso, con intervento diretto sul magma incandescente.
Giovanni Saldì con “Universaloide d’asfalto” (2013, asfalto, alluminio, poliuretano, fibra di carbonio, smalto, ferro, legno, subwoofer, cm h213xØ200) esprime una sorta di inquietudine dettata dalla carenza di amore e di attenzione dell’uomo verso la natura che potrebbe portare a conseguenze incontrollabili fino alla sopraffazione di elementi “mostruosi”.
Grazia Simeone come Penelope tesse le sue opere, ma con fili metallici e non le distrugge, perché, come “Canto” (2009, filo di rame tessuto, Øcm 200) sono la testimonianza della laboriosità della mente e dell’eternità del pensiero che ha capacità infinite di elaborare, costruire, creare nello spazio e nel tempo in continua interazione.
Francisco Sobrino in “Senza titolo” (2008, plexiglas, cm h200 xØ 60) pone diversi elementi della sua ricerca, a partire dai materiali, di nuova generazione, trasparenti, specchianti, duttili, alle geometrie piane o volumetriche, semplici o modulari, ai colori e, quindi, la luce che causano una destrutturazione dello spazio e la sua nuova creazione.
Silvio Vigliaturo è presente con la scultura “Figlio dei fiori” (2011, vetro cm h245x57) nella quale è espressa la sua passione per il materiale vitreo, per il colore, per la trasparenza, per la capacità che hanno queste opere di coinvolgere, di piacere, di suscitare sentimenti poetici e musicali, di portare allegria e far sognare mondi fantastici.
La mostra è corredata da un volume, collana Arte Visiva – Edizioni Verso l’Arte, di 64 pagine, interamente a colori, su cui sono riprodotte tutte le opere esposte, il testo critico di Anselmo Villata, l’introduzione dell’Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea, le presentazioni di Antonella Parigi, Assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, Aldo Visca, Sindaco di Cerrina, Maria Grazia Piglia, Assessore alla Cultura del Comune di Cerrina.
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