#culturafuturo
Nell'XI rapporto annuale Federculture i primi segnali di ripresa
Ludovica Sanfelice
08/07/2015
Dopo anni caratterizzati dal segno negativo, i consumi culturali del 2014 mostrano i primi segni di ripresa. Torna a crescere la spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione: 66,1 miliardi di euro nel 2014, ovvero circa 1,4 miliardi in più rispetto al 2013 (+2,1%).
Se si esclude il desolante panorama della lettura, buone notizie arrivano sul fronte delle visite alle mostre e ai musei (7,7% in più rispetto al 2013), ai siti archeologici e ai monumenti (5,8%). In crescita anche spettacoli sportivi (3,3%), cinema (1,7%) teatro e musica che nel biennio precedente erano precipitati a -15% ma nel 2014 hanno presentato lenti segnali di rimonta con un +2,2%.
Allarmante invece il dato che evidenzia come il 19,3% degli italiani non partecipi ad alcuna attività culturale.
I numeri e non solo li fornisce l’XI rapporto annuale di Federculture, presentato questa mattina presso il Conservatorio di Santa Cecilia Roma con il titolo “Cultura identità e innovazione, la sfida per il futuro”, nell’ambito dell’Assemblea Generale della Federazione.
La pubblicazione, edita dal Sole 24 Ore, analizza annualmente lo “stato dell’arte” del settore culturale in Italia, setaccia strategie, individua impulsi e freni ed è animata dall’obiettivo di creare una piattaforma di proposte dirette ad orientare uno sviluppo tanto economico quanto sociale.
Lo studio puntualmente condotto sul nostro patrimonio artistico e culturale sottolinea le inefficienze e gli aspetti più critici che dai limiti delle risorse finanziarie si spingono fino all’analisi dei meccanismi che regolano la sinergia tra pubblico e privato, e preme affinchè, attraverso politiche di difesa, valorizzazione e rilancio, la cultura torni al centro degli interessi della società per contrastarne il declino morale e civile come una cura.
Perchè la fotografia sia il più possibile completa, i dati raccolti vengono contestualizzati in uno scenario internazionale e il monitoraggio delle tendenze più attuali viene fatto oggetto di focus come nel caso della sezione dedicata quest’anno ad alternative come il crowdfunding e l’Art Bonus, risultati della progressiva contrazione delle forme di finanziamento pubblico.
Quello che emerge dall’ultimo rapporto è un quadro che, nonostante il ristagno e la crisi, mostra segni vitali. I movimenti finalmente percettibili, si devono soprattutto al concretizzarsi di alcune riforme importanti avviate dai ministri Bray, prima, e più recentemente da Dario Franceschini, autore di un profondo riassetto del dicastero basato sull’autonomia.
Ma alla buona gestione, secondo il Presidente di Federculture Roberto Grossi, bisognerà affiancare una riattivazione dei motori produttivi, perchè l’Italia non finisca per arrendersi a diventare una bella vetrina.
Se si esclude il desolante panorama della lettura, buone notizie arrivano sul fronte delle visite alle mostre e ai musei (7,7% in più rispetto al 2013), ai siti archeologici e ai monumenti (5,8%). In crescita anche spettacoli sportivi (3,3%), cinema (1,7%) teatro e musica che nel biennio precedente erano precipitati a -15% ma nel 2014 hanno presentato lenti segnali di rimonta con un +2,2%.
Allarmante invece il dato che evidenzia come il 19,3% degli italiani non partecipi ad alcuna attività culturale.
I numeri e non solo li fornisce l’XI rapporto annuale di Federculture, presentato questa mattina presso il Conservatorio di Santa Cecilia Roma con il titolo “Cultura identità e innovazione, la sfida per il futuro”, nell’ambito dell’Assemblea Generale della Federazione.
La pubblicazione, edita dal Sole 24 Ore, analizza annualmente lo “stato dell’arte” del settore culturale in Italia, setaccia strategie, individua impulsi e freni ed è animata dall’obiettivo di creare una piattaforma di proposte dirette ad orientare uno sviluppo tanto economico quanto sociale.
Lo studio puntualmente condotto sul nostro patrimonio artistico e culturale sottolinea le inefficienze e gli aspetti più critici che dai limiti delle risorse finanziarie si spingono fino all’analisi dei meccanismi che regolano la sinergia tra pubblico e privato, e preme affinchè, attraverso politiche di difesa, valorizzazione e rilancio, la cultura torni al centro degli interessi della società per contrastarne il declino morale e civile come una cura.
Perchè la fotografia sia il più possibile completa, i dati raccolti vengono contestualizzati in uno scenario internazionale e il monitoraggio delle tendenze più attuali viene fatto oggetto di focus come nel caso della sezione dedicata quest’anno ad alternative come il crowdfunding e l’Art Bonus, risultati della progressiva contrazione delle forme di finanziamento pubblico.
Quello che emerge dall’ultimo rapporto è un quadro che, nonostante il ristagno e la crisi, mostra segni vitali. I movimenti finalmente percettibili, si devono soprattutto al concretizzarsi di alcune riforme importanti avviate dai ministri Bray, prima, e più recentemente da Dario Franceschini, autore di un profondo riassetto del dicastero basato sull’autonomia.
Ma alla buona gestione, secondo il Presidente di Federculture Roberto Grossi, bisognerà affiancare una riattivazione dei motori produttivi, perchè l’Italia non finisca per arrendersi a diventare una bella vetrina.
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