Firenze batte i vandali con un’app
Graffiti virtuali per la Cupola del Brunelleschi
Opera del Duomo di Firenze |
Progetto Autography: graffiti digitali
Francesca Grego
24/02/2017
Firenze - “Da secoli conserviamo capolavori: da oggi le scritte sui muri verranno subito rimosse, ma se ci inviate il vostro messaggio lo conserveremo per sempre, come un’opera d’arte”, è questo il benvenuto di Autography, l’app dell’Opera del Duomo di Firenze che dopo la sperimentazione negli interni del Campanile di Giotto si prepara a proteggere i locali della Cupola del Brunelleschi.
Una strategia vincente, risultati alla mano: in un anno 18 mila graffiti digitali, contro una decina di scritte sui muri della scala di 414 gradini che conduce fino in cima alla torre trecentesca.
Per eliminare i segni lasciati dai visitatori in più di 30 anni, è stato necessario un intervento di restauro reso lungo e laborioso dalla varietà dei materiali usati per gli “autografi”: vernici, smalti, penne a sfera, correttori da cancelleria, pastelli a cera, pennarelli indelebili e perfino matite per gli occhi. Per non parlare del lavoro sulle parti in rilievo della Campana Apostolica, che il grande bronzista Paolo Berzi ha definito “il paziente più illustre e difficile da curare”.
A raccogliere i messaggi delle 800 mila persone che ogni anno visitano la Cupola di Santa Maria del Fiore saranno ora le postazioni Autography, dotate di un’ampia gamma di opzioni per lasciare il segno: un ventaglio di superfici, colori e strumenti (penna, pennarello, spray, matita, rossetto) da far invidia ai vecchi graffitari.
Ogni scritta sarà poi scaricata, catalogata e conservata nell’archivio dell’Opera del Duomo, insieme ai documenti di una storia lunga sette secoli. Chi vorrà rintracciare il proprio messaggio potrà farlo in qualsiasi momento e da qualunque luogo all’indirizzo www.autography.operaduomo.firenze.it.
Una strategia vincente, risultati alla mano: in un anno 18 mila graffiti digitali, contro una decina di scritte sui muri della scala di 414 gradini che conduce fino in cima alla torre trecentesca.
Per eliminare i segni lasciati dai visitatori in più di 30 anni, è stato necessario un intervento di restauro reso lungo e laborioso dalla varietà dei materiali usati per gli “autografi”: vernici, smalti, penne a sfera, correttori da cancelleria, pastelli a cera, pennarelli indelebili e perfino matite per gli occhi. Per non parlare del lavoro sulle parti in rilievo della Campana Apostolica, che il grande bronzista Paolo Berzi ha definito “il paziente più illustre e difficile da curare”.
A raccogliere i messaggi delle 800 mila persone che ogni anno visitano la Cupola di Santa Maria del Fiore saranno ora le postazioni Autography, dotate di un’ampia gamma di opzioni per lasciare il segno: un ventaglio di superfici, colori e strumenti (penna, pennarello, spray, matita, rossetto) da far invidia ai vecchi graffitari.
Ogni scritta sarà poi scaricata, catalogata e conservata nell’archivio dell’Opera del Duomo, insieme ai documenti di una storia lunga sette secoli. Chi vorrà rintracciare il proprio messaggio potrà farlo in qualsiasi momento e da qualunque luogo all’indirizzo www.autography.operaduomo.firenze.it.
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