A Venezia dal 24 maggio al 27 giugno 2018
Ponti spazio-temporali multiformi sul Pianeta Terra
Nanda Vigo, Arch / arcology, Multiforme, declinazioni tra spazio e tempo, Venezia 2018 | Foto © ARTE.it | Courtesy of Alcantara®
Laura Bellucci
23/05/2018
Venezia - Improvviso, un portale di pietra si apre sull'antico cortile di Palazzo Rocca Contarini Corfù, affacciato sullle acque del Canal Grande da oltre sette secoli, e scelto da Alcantara come sede temporanea, in occasione della 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, dell'esposizione curata da Davide Quadrio dal titolo Multiforme, declinazioni tra spazio e tempo.
La mostra si dipana in tre 'stanze' consecutive, che conducono lo sguardo e il passo in una dimensione di piacevole straniamento, sospeso tra le pietre secolari di un androne gotico, le memorie visionarie di perdute architetture d'avanguardia e la sorpresa pura di uno spazio ludico in cui risuonano le ritmiche di un rivoluzionario futuro tecnologico.
Le forme mutevoli dell'arte si materializzano nello scrigno di un tempo remoto nel cuore della città acquatica, dischiudendo un labirinto sensoriale sinestesico che segue il 'filo blu' della texture accattivante e proteiforme di un materiale estremamente versatile dal nome evocativo, la radice araba al-qantara (القنطرة) significa infatti "il ponte".
La prima stanza oltre la soglia di pietra, Work for Alcantara, Bue Chair di Krijin de Koning, è un'installazione a cielo aperto che sembra essersi teletrasportata direttamente dal Palazzo Reale di Milano, in cui era apparsa lo scorso aprile nel corso dei Nove viaggi nel Tempo. Alcantara e l'arte nell'appartamento del Principe a cura di Davide Quadrio e Massimo Torrigiani, acquisendo nell'antico giardino veneziano, inedite prospettive per rivelare nuovi orizzonti, emersi da un passato remoto che è ancora possibile contemplare, semplicemente sedendosi al centro della scatola rivestita interamente in soffice Alcantara® blu.
Il colore blu pervade anche la stanza successiva, vero e proprio ingresso del vetusto palazzo, emanando in una vibrante tonalità psichica dalle installazioni scultoree di Arch / arcology, che Nanda Vigo estrude attraverso la molteplicità cromatica di Alcantara® dalle "Arcologie" disegnate negli anni '60 dall'architetto artista Paolo Soleri, precursore a sua volta di un futuro dell'umanità all'insegna di un'auspicabile armonia raggiunta tra architettura ed ecologia. L'opera - presentata per la prima volta al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma a febbraio 2018 a cura di Domitilla Dardi - suscita memorie inconsce affacciate su inaspettati orizzonti onirici, tra le visioni di architetti dimenticati e suggestivi scenari di architetture future.
Nella terza stanza, Oltre il giardino nucleare, firmata dal collettivo Zeitguised, l'architettura si fa playground sonoro coinvolgendo il visitatore in un cortocircuito sinestesico che ipnotizza i sensi in una danza visiva - e non solo -, in cui echeggiano le sofisticate ritmiche tribali dei Nove viaggi nel tempo, guidate dai movimenti sinuosi di creature digitali proiettate su pareti centenarie, cui fanno da contrappunto le comode sedute in Alcantara®, generate strutturalmente dalla scomposizione grafica delle onde sonore che permeano l'ambiente, evocando straordinari luoghi alieni e al contempo un'imprevedibile evoluzione di un surreale e nostalgico 'pianocktail' da L’Écume des jours.
Il breve viaggio oltre il portale di pietra si dilata quindi nella dimensione derealizzante propria del mondo ludico, in cui lo spazio e il tempo perdono i consueti confini, permettendo di attraversare stanze in cui le dimensioni conosciute si accordano in naturale armonia tra tecnologia ed espressione artistica, qualità del made in Italy condiviso e ispiratore di nuovi orizzonti, popolati da architetture retro-futuriste e dalle opere itineranti di quella che si può definire una Fondazione diffusa, i cui tesori non sono racchiusi in un unico luogo fisico, ma girano il mondo, aprendo ovunque sul Pianeta inaspettati portali su uno spazio e un tempo inesplorati, in cui memoria e innovazione coesistono all'unisono nell'intento di gettare ponti di conoscenza verso il migliore futuro per l'umanità.
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La mostra si dipana in tre 'stanze' consecutive, che conducono lo sguardo e il passo in una dimensione di piacevole straniamento, sospeso tra le pietre secolari di un androne gotico, le memorie visionarie di perdute architetture d'avanguardia e la sorpresa pura di uno spazio ludico in cui risuonano le ritmiche di un rivoluzionario futuro tecnologico.
Le forme mutevoli dell'arte si materializzano nello scrigno di un tempo remoto nel cuore della città acquatica, dischiudendo un labirinto sensoriale sinestesico che segue il 'filo blu' della texture accattivante e proteiforme di un materiale estremamente versatile dal nome evocativo, la radice araba al-qantara (القنطرة) significa infatti "il ponte".
La prima stanza oltre la soglia di pietra, Work for Alcantara, Bue Chair di Krijin de Koning, è un'installazione a cielo aperto che sembra essersi teletrasportata direttamente dal Palazzo Reale di Milano, in cui era apparsa lo scorso aprile nel corso dei Nove viaggi nel Tempo. Alcantara e l'arte nell'appartamento del Principe a cura di Davide Quadrio e Massimo Torrigiani, acquisendo nell'antico giardino veneziano, inedite prospettive per rivelare nuovi orizzonti, emersi da un passato remoto che è ancora possibile contemplare, semplicemente sedendosi al centro della scatola rivestita interamente in soffice Alcantara® blu.
Il colore blu pervade anche la stanza successiva, vero e proprio ingresso del vetusto palazzo, emanando in una vibrante tonalità psichica dalle installazioni scultoree di Arch / arcology, che Nanda Vigo estrude attraverso la molteplicità cromatica di Alcantara® dalle "Arcologie" disegnate negli anni '60 dall'architetto artista Paolo Soleri, precursore a sua volta di un futuro dell'umanità all'insegna di un'auspicabile armonia raggiunta tra architettura ed ecologia. L'opera - presentata per la prima volta al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma a febbraio 2018 a cura di Domitilla Dardi - suscita memorie inconsce affacciate su inaspettati orizzonti onirici, tra le visioni di architetti dimenticati e suggestivi scenari di architetture future.
Nella terza stanza, Oltre il giardino nucleare, firmata dal collettivo Zeitguised, l'architettura si fa playground sonoro coinvolgendo il visitatore in un cortocircuito sinestesico che ipnotizza i sensi in una danza visiva - e non solo -, in cui echeggiano le sofisticate ritmiche tribali dei Nove viaggi nel tempo, guidate dai movimenti sinuosi di creature digitali proiettate su pareti centenarie, cui fanno da contrappunto le comode sedute in Alcantara®, generate strutturalmente dalla scomposizione grafica delle onde sonore che permeano l'ambiente, evocando straordinari luoghi alieni e al contempo un'imprevedibile evoluzione di un surreale e nostalgico 'pianocktail' da L’Écume des jours.
Il breve viaggio oltre il portale di pietra si dilata quindi nella dimensione derealizzante propria del mondo ludico, in cui lo spazio e il tempo perdono i consueti confini, permettendo di attraversare stanze in cui le dimensioni conosciute si accordano in naturale armonia tra tecnologia ed espressione artistica, qualità del made in Italy condiviso e ispiratore di nuovi orizzonti, popolati da architetture retro-futuriste e dalle opere itineranti di quella che si può definire una Fondazione diffusa, i cui tesori non sono racchiusi in un unico luogo fisico, ma girano il mondo, aprendo ovunque sul Pianeta inaspettati portali su uno spazio e un tempo inesplorati, in cui memoria e innovazione coesistono all'unisono nell'intento di gettare ponti di conoscenza verso il migliore futuro per l'umanità.
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