Atelier 2012. Mostra finale
Dal 06 Febbraio 2013 al 10 Marzo 2013
Venezia
Luogo: Galleria Bevilacqua La Masa
Indirizzo: piazza San Marco 71c
Orari: da mercoledì a domenica 10.30-17.30
Curatori: Rachele D'Osualdo, Angela Vettese
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 5207797/ 041 5208879
E-Mail info: info@bevilacqualamasa.it
Sito ufficiale: http://www.bevilacqualamasa.it/intro
La Fondazione Bevilacqua La Masa apre il nuovo anno confermando la propria attenzione a supporto dei giovani artisti. La mostra Opera 2012, a cura di Rachele D'Osualdo con Angela Vettese, conclude il programma di residenze per artisti che l'Istituzione ha rivitalizzato durante gli anni duemila. Si tratta di 12 atelier assegnati per 12 mesi con un bando di concorso.
Gli studi sono collocati a Palazzo Carminati a San Stae e nel Complesso dei SS. Cosma e Damiano alla Giudecca, dove i ragazzi vivono in un confronto diretto con colleghi, curatori, galleristi e giornalisti provenienti dall'Italia e dall'estero, ma anche con il pubblico.
A partire dal 5 febbraio 2013 saranno infatti visibili, nelle sale della Galleria di Piazza San Marco, i lavori di Riccardo Banfi, Federica Bruni, Enzo Comin, Fabio De Meo, Dirtmor, Valentina Merzi, Arianna Piazza, Gianandrea Poletta, Valentina Roselli, Ryts Monet, Chiara Sorgato, Davide Spillari.
L'installazione di Riccardo Banfi coniuga fotografie, luci stroboscopiche e audio per restituire in un contesto espositivo l'esperienza del clubbing, fenomeno musicale nato negli anni '70 che nel tempo da movimento underground è divenuto un universo culturale con proprie filosofie, personaggi di culto, correnti e luoghi simbolici. In contrasto con la stereotipizzazione attuata dai media nel raccontare questo mondo, Banfi ci restituisce una rappresentazione personale, che si concentra sull'atmosfera e sui ritratti scattati al Tenax, storico club di Firenze di rielievo nella scena elettronica internazionale.
Federica Bruni realizza un video ritratto di Betty St. George, personaggio fittizio nato dalla fantasia di un ragazzo americano, che indossando i suoi abiti impersonifica un suo alter ego femminile, una versione postmoderna di un supereroe che ha come missione quella di sfidare lo stereotipo del macho. Il lavoro attiva così una riflessione sull'identità: chiunque in ogni momento, anche solo servendosi di una giusta dose di ironia, può attuare nella propria vita una piccola rivoluzione e contrastare le regole sociali che trova opprimenti.
Le immagini elaborate da Enzo Comin hanno origine da fotografie, che attraverso un intervento manuale sul materiale, sui cromatismi e sulla composizione, prendono le distanze da una funzione referenziale della realtà per suggerire ulteriori presenze; come le pitture rupestri primitive, sono dei primi tentativi di rappresentare e interpretare un mondo nuovo, alieno, oltre l'abituale.
Fabio De Meo realizza dei grandi disegni, rappresentazioni di un paradiso terrestre realizzate giustapponendo migliaia di stampe di piccolissimi timbri realizzati dall'artista stesso. De Meo ci parla così dello scorrere incessante del tempo e della sua sospensione, in un'opera dove l'immaginario classico viene evocato solo attraverso il lavoro manuale accurato, lento e maniacale.
I Dirtmor invitano i visitatori a ripercorrere, in un itinerario segnato da nove tappe, gli altrettanti eventi performativi che li hanno visti protagonisti durante l'anno, e che hanno determinato la mutazione del collettivo da semplice aggregazione di individui a comunità votata ad un proprio credo.
Valentina Merzi presenta in mostra tre diversi lavori, accomunati dalla riflessione sull'immaginario dell'infanzia e sulla materializzazione dei ricordi. Un'installazione di feltro e gocce di cristallo ricrea il fenomeno della pioggia, giocando sulla capacità delle gocce di riflettere la luce. Un insieme di boul à niege, racchiudono al loro interno non i consueti monumenti ma una serie di memorie intime confidate all'artista dalle persone che negli scorsi mesi hanno visitato il suo atelier. Merzi presenta una serie di fotografie, immagini pubblicitarie delle bambole della Famiglia Cuore accostate a diapositive della sua infanzia, contrapponendo ai ricordi della realtà la stereotipizzazione della famiglia entrata a far parte dell'immaginario non solo dell'artista, ma dell'intera collettività.
La ricerca di Arianna Piazza, che si è concentrata sulla deformazione fisica e l'ibridazione dei corpi umani, animali e vegetali, come forme di rappresentazione dell'interiorità dell'artista stessa e dei suoi disagi esistenziali, è presentata in mostra da una serie di disegni. L'indagine autobiografica si coniuga invece alla ribellione sociale nell'installazione in cui un'insieme di bottiglie Molotov compongono la scritta: "diventerò madre".
L'installazione sonora di Gianandrea Poletta lavora sul testo futurista di Tommaso Marinetti "Contro Venezia Passatista", riflettendo sulla percezione che abbiamo del nostro ambiente sociale e culturale, e dell'idea di futuro che proiettiamo su di esso. Il testo del teorico futurista, tratto da un'interpretazione di Carmelo Bene trovata su You Tube, viene ritrasformato dall'artista attraverso il raddoppiamento della velocità di play.
Il risultato è un testo futurista accelerato, quasi affannato, che vuole esasperare le istanze futuriste di rinnovamento e attualizzarle ai nostri giorni. Con una forma che appare velatamente ironica, l'opera sottolinea, a più di cent'anni di distanza dalla performance in Piazza San Marco, l'attualità della polemica futurista nei confronti di Venezia e dell'Italia "passatista", spingendo a riflettere su aspetti culturali ed economici che caratterizzano ancora il nostro paese.
Valentina Roselli traccia un filo rosso tra i diversi ambiti della sua indagine artistica, centrata sull'idea di archetipo e sul ruolo delle immagini mediatiche nella creazione di stereotipi culturali.
La presentazione dell'universo di Beverly Hills 90210, serie televisiva cult, attraverso un gioco da tavolo, un album e gigantografie di figurine, si pone con ambiguità al confine tra la critica e il fascino nostalgico evocato da queste immagini, così interiorizzate nella cultura visiva dell'artista. Accanto a questo materiale, la presentazione di un abito anni '90 dal gusto etnico pop e di un video promozionale per una stilista araba dove l'artista posa come modella coniugano ancora una volta uno sguardo personale e prospettiva antropologica.
L'opera di Ryts Monet è centrata sulla capacità della musica di parlare di problematiche sociali: il disagio urlato con rabbia nella musica dei Black Flag, band hardcore-punk americana degli anni '80, è attualizzato dall'artista che, nel contesto di crisi economica e culturale che investe oggi il Nord-Est italiano, ha composto una band di musicisti provenienti dall'area veneta chiedendo loro di reinterpretare la loro musica, e con essa il proprio malessere, registrandoli in un video e in un vinile.
Parallelamente, così come le copertine degli album dei Black Flag rappresentavano in chiave grafica i contenuti dei testi musicali, Ryts Monet ha realizzato la copertina dell'album con un lavoro fotografico che indaga la tragica realtà dei suicidi degli imprenditori nel Veneto.
Nella tela di Chiara Sorgato, di grandissime dimensioni, figure umane distorte, componenti figurative ed elementi astratti si compongono attraverso un registro simbolico personale dell'artista. Le immagini, che nascono dall'immaginazione e dalla realtà onirica dell'artista, suggeriscono una narrativa non lineare, che può essere ricomposta liberamente dallo spettatore.
Davide Spillari, attraverso un'installazione composta da tele dipinte, disegni, stampe, video e sculture, rappresenta in chiave allegorica l'estinzione dei dinosauri. L'opera, il cui titolo Dinosaur will die riprende quello di una canzone dei NOFX, gruppo punk californiano, presenta ai visitatori un insieme di visioni delle modalità in cui i dinosauri potrebbero morire, dall'estinzione attraverso catastrofi naturali alla loro uccisione da parte del genere umano, nell'ipotesi di uno scontro, tanto più fittizio quanto più rappresentato nell'immaginario popolare e nei media attraverso film e serie televisive.
La mostra è accompagnata, per il quarto anno consecutivo, da una preziosa edizione speciale Moleskine, azienda di Milano che produce i noti taccuini e partner sostenitore del programma degli Atelier dal 2008. Un particolare ringraziamento a Stonefly, che da tre anni supporta con un prezioso contributo l'attività degli Atelier BLM 2012.
Gli studi sono collocati a Palazzo Carminati a San Stae e nel Complesso dei SS. Cosma e Damiano alla Giudecca, dove i ragazzi vivono in un confronto diretto con colleghi, curatori, galleristi e giornalisti provenienti dall'Italia e dall'estero, ma anche con il pubblico.
A partire dal 5 febbraio 2013 saranno infatti visibili, nelle sale della Galleria di Piazza San Marco, i lavori di Riccardo Banfi, Federica Bruni, Enzo Comin, Fabio De Meo, Dirtmor, Valentina Merzi, Arianna Piazza, Gianandrea Poletta, Valentina Roselli, Ryts Monet, Chiara Sorgato, Davide Spillari.
L'installazione di Riccardo Banfi coniuga fotografie, luci stroboscopiche e audio per restituire in un contesto espositivo l'esperienza del clubbing, fenomeno musicale nato negli anni '70 che nel tempo da movimento underground è divenuto un universo culturale con proprie filosofie, personaggi di culto, correnti e luoghi simbolici. In contrasto con la stereotipizzazione attuata dai media nel raccontare questo mondo, Banfi ci restituisce una rappresentazione personale, che si concentra sull'atmosfera e sui ritratti scattati al Tenax, storico club di Firenze di rielievo nella scena elettronica internazionale.
Federica Bruni realizza un video ritratto di Betty St. George, personaggio fittizio nato dalla fantasia di un ragazzo americano, che indossando i suoi abiti impersonifica un suo alter ego femminile, una versione postmoderna di un supereroe che ha come missione quella di sfidare lo stereotipo del macho. Il lavoro attiva così una riflessione sull'identità: chiunque in ogni momento, anche solo servendosi di una giusta dose di ironia, può attuare nella propria vita una piccola rivoluzione e contrastare le regole sociali che trova opprimenti.
Le immagini elaborate da Enzo Comin hanno origine da fotografie, che attraverso un intervento manuale sul materiale, sui cromatismi e sulla composizione, prendono le distanze da una funzione referenziale della realtà per suggerire ulteriori presenze; come le pitture rupestri primitive, sono dei primi tentativi di rappresentare e interpretare un mondo nuovo, alieno, oltre l'abituale.
Fabio De Meo realizza dei grandi disegni, rappresentazioni di un paradiso terrestre realizzate giustapponendo migliaia di stampe di piccolissimi timbri realizzati dall'artista stesso. De Meo ci parla così dello scorrere incessante del tempo e della sua sospensione, in un'opera dove l'immaginario classico viene evocato solo attraverso il lavoro manuale accurato, lento e maniacale.
I Dirtmor invitano i visitatori a ripercorrere, in un itinerario segnato da nove tappe, gli altrettanti eventi performativi che li hanno visti protagonisti durante l'anno, e che hanno determinato la mutazione del collettivo da semplice aggregazione di individui a comunità votata ad un proprio credo.
Valentina Merzi presenta in mostra tre diversi lavori, accomunati dalla riflessione sull'immaginario dell'infanzia e sulla materializzazione dei ricordi. Un'installazione di feltro e gocce di cristallo ricrea il fenomeno della pioggia, giocando sulla capacità delle gocce di riflettere la luce. Un insieme di boul à niege, racchiudono al loro interno non i consueti monumenti ma una serie di memorie intime confidate all'artista dalle persone che negli scorsi mesi hanno visitato il suo atelier. Merzi presenta una serie di fotografie, immagini pubblicitarie delle bambole della Famiglia Cuore accostate a diapositive della sua infanzia, contrapponendo ai ricordi della realtà la stereotipizzazione della famiglia entrata a far parte dell'immaginario non solo dell'artista, ma dell'intera collettività.
La ricerca di Arianna Piazza, che si è concentrata sulla deformazione fisica e l'ibridazione dei corpi umani, animali e vegetali, come forme di rappresentazione dell'interiorità dell'artista stessa e dei suoi disagi esistenziali, è presentata in mostra da una serie di disegni. L'indagine autobiografica si coniuga invece alla ribellione sociale nell'installazione in cui un'insieme di bottiglie Molotov compongono la scritta: "diventerò madre".
L'installazione sonora di Gianandrea Poletta lavora sul testo futurista di Tommaso Marinetti "Contro Venezia Passatista", riflettendo sulla percezione che abbiamo del nostro ambiente sociale e culturale, e dell'idea di futuro che proiettiamo su di esso. Il testo del teorico futurista, tratto da un'interpretazione di Carmelo Bene trovata su You Tube, viene ritrasformato dall'artista attraverso il raddoppiamento della velocità di play.
Il risultato è un testo futurista accelerato, quasi affannato, che vuole esasperare le istanze futuriste di rinnovamento e attualizzarle ai nostri giorni. Con una forma che appare velatamente ironica, l'opera sottolinea, a più di cent'anni di distanza dalla performance in Piazza San Marco, l'attualità della polemica futurista nei confronti di Venezia e dell'Italia "passatista", spingendo a riflettere su aspetti culturali ed economici che caratterizzano ancora il nostro paese.
Valentina Roselli traccia un filo rosso tra i diversi ambiti della sua indagine artistica, centrata sull'idea di archetipo e sul ruolo delle immagini mediatiche nella creazione di stereotipi culturali.
La presentazione dell'universo di Beverly Hills 90210, serie televisiva cult, attraverso un gioco da tavolo, un album e gigantografie di figurine, si pone con ambiguità al confine tra la critica e il fascino nostalgico evocato da queste immagini, così interiorizzate nella cultura visiva dell'artista. Accanto a questo materiale, la presentazione di un abito anni '90 dal gusto etnico pop e di un video promozionale per una stilista araba dove l'artista posa come modella coniugano ancora una volta uno sguardo personale e prospettiva antropologica.
L'opera di Ryts Monet è centrata sulla capacità della musica di parlare di problematiche sociali: il disagio urlato con rabbia nella musica dei Black Flag, band hardcore-punk americana degli anni '80, è attualizzato dall'artista che, nel contesto di crisi economica e culturale che investe oggi il Nord-Est italiano, ha composto una band di musicisti provenienti dall'area veneta chiedendo loro di reinterpretare la loro musica, e con essa il proprio malessere, registrandoli in un video e in un vinile.
Parallelamente, così come le copertine degli album dei Black Flag rappresentavano in chiave grafica i contenuti dei testi musicali, Ryts Monet ha realizzato la copertina dell'album con un lavoro fotografico che indaga la tragica realtà dei suicidi degli imprenditori nel Veneto.
Nella tela di Chiara Sorgato, di grandissime dimensioni, figure umane distorte, componenti figurative ed elementi astratti si compongono attraverso un registro simbolico personale dell'artista. Le immagini, che nascono dall'immaginazione e dalla realtà onirica dell'artista, suggeriscono una narrativa non lineare, che può essere ricomposta liberamente dallo spettatore.
Davide Spillari, attraverso un'installazione composta da tele dipinte, disegni, stampe, video e sculture, rappresenta in chiave allegorica l'estinzione dei dinosauri. L'opera, il cui titolo Dinosaur will die riprende quello di una canzone dei NOFX, gruppo punk californiano, presenta ai visitatori un insieme di visioni delle modalità in cui i dinosauri potrebbero morire, dall'estinzione attraverso catastrofi naturali alla loro uccisione da parte del genere umano, nell'ipotesi di uno scontro, tanto più fittizio quanto più rappresentato nell'immaginario popolare e nei media attraverso film e serie televisive.
La mostra è accompagnata, per il quarto anno consecutivo, da una preziosa edizione speciale Moleskine, azienda di Milano che produce i noti taccuini e partner sostenitore del programma degli Atelier dal 2008. Un particolare ringraziamento a Stonefly, che da tre anni supporta con un prezioso contributo l'attività degli Atelier BLM 2012.
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