In mostra a Roma fino al 15 maggio
Zurbaran, Velasquez e Caravaggio si incontrano ai Musei Capitolini
Zurbaràn a Roma. Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velàsquez I Courtesy Zetema
Francesca Grego
22/03/2022
Roma - Il Secolo d’Oro spagnolo rivive ai Musei Capitolini: l’occasione è l’arrivo di un celebre di dipinto di Francisco de Zurbaràn, punta di diamante del Barocco in terra iberica insieme a Diego Velàsquez e Bartolomé Murillo. Proveniente dalle collezioni del Saint Louis Art Museum, San Francesco contempla un teschio dialoga nella Sala di Santa Petronilla con altre pietre miliari della pittura del suo tempo: il Ritratto di Juan de Cordoba di Velàsquez e due tele di Caravaggio, la Buona ventura e il San Giovanni Battista, capolavori realizzati nell’arco di circa 50 anni che insieme offrono spunti di riflessione su una stagione cruciale per lo sviluppo della pittura europea. Il confronto si fa ancora più interessante se pensiamo che Antonio Palomino, uno dei primi biografi di Zurbaràn, nel 1724 si riferisce all’artista con il nome di “Caravaggio di Spagna”: pur non avendo mai avuto occasione di ammirare dal vivo le opere del Merisi, infatti, il pittore iberico ne ha appreso la lezione dalle copie circolanti fin da subito nel suo paese e attraverso i dipinti di seguaci come José de Ribera.
Francisco Zurbarán (1598-1664), St. Francis Contemplating a Skull, ca. 1635. Oil on canvas, cm 91.4 x 30.5 Saint Louis, Saint Louis Art Museum, inv.47:1941
Da parte sua, il San Francesco è un dipinto particolarmente rappresentativo dell’arte di Zurbaràn, un artista quasi assente dalle collezioni italiane e alla sua prima mostra nella penisola, se escludiamo il progetto che l’ha visto protagonista al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 2013. Autentica ossessione pittorica di Zurbaràn, qui il santo di Assisi è al centro di una composizione monumentale dal fascino austero e di spiccato rigore geometrico. Luci e ombre non imitano la natura e non cercano un effetto immediato, come in Caravaggio, ma assumono un valore simbolico e spirituale, collocando il santo in una dimensione mistica lontana dall’osservatore e dalle sue percezioni.
Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610), Giovanni il Battista, 1602. Oil on canvas, cm 129 x 94. Rome, Capitoline Museums, inv. PC 239
A dispetto delle differenze, è proprio sull’uso della luce che si incentra il confronto tra i maestri del Seicento nella Sala di Santa Petronilla: pittore onirico e magico, Zurbaràn parte dallo stile di Caravaggio per elaborare tenebrismi e chiaroscuri che applica alle figure dei santi, ma anche alle sue famose nature morte iperrealistiche. Nella sua visione, la luce è il veicolo attraverso il quale la grazia si proietta tanto nel mondo fisico quanto in quello spirituale, coerentemente con quanto si legge nella letteratura mistica del tempo. Originariamente parte del retablo della chiesa carmelitana del collegio di Sant’Alberto a Siviglia, il San Francesco del Saint Louis Art Museum ci parla del delicato passaggio tra la vita e la morte, alludendo alla fragilità dell’esistenza umana, un tema ricorrente nel Barocco spagnolo e in tutta l’arte della Controriforma.
Diego Rodríguez de Silva y Velázquez (1599-1660), Ritratto di Juan de Córdoba, ca. 1650. Oil on canvas, 67 x 50 cm Rome, Capitoline Museums, inv. PC 62
A cura di Federica Papi e Claudio Parisi Presicce, Zurbaràn a Roma. Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velàsquez sarà in mostra ai Musei Capitolini fino al 15 maggio.
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Buona Ventura, Olio su tela, 115 x 150 cm, Roma, Pinacoteca Capitolina
Francisco Zurbarán (1598-1664), St. Francis Contemplating a Skull, ca. 1635. Oil on canvas, cm 91.4 x 30.5 Saint Louis, Saint Louis Art Museum, inv.47:1941
Da parte sua, il San Francesco è un dipinto particolarmente rappresentativo dell’arte di Zurbaràn, un artista quasi assente dalle collezioni italiane e alla sua prima mostra nella penisola, se escludiamo il progetto che l’ha visto protagonista al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 2013. Autentica ossessione pittorica di Zurbaràn, qui il santo di Assisi è al centro di una composizione monumentale dal fascino austero e di spiccato rigore geometrico. Luci e ombre non imitano la natura e non cercano un effetto immediato, come in Caravaggio, ma assumono un valore simbolico e spirituale, collocando il santo in una dimensione mistica lontana dall’osservatore e dalle sue percezioni.
Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610), Giovanni il Battista, 1602. Oil on canvas, cm 129 x 94. Rome, Capitoline Museums, inv. PC 239
A dispetto delle differenze, è proprio sull’uso della luce che si incentra il confronto tra i maestri del Seicento nella Sala di Santa Petronilla: pittore onirico e magico, Zurbaràn parte dallo stile di Caravaggio per elaborare tenebrismi e chiaroscuri che applica alle figure dei santi, ma anche alle sue famose nature morte iperrealistiche. Nella sua visione, la luce è il veicolo attraverso il quale la grazia si proietta tanto nel mondo fisico quanto in quello spirituale, coerentemente con quanto si legge nella letteratura mistica del tempo. Originariamente parte del retablo della chiesa carmelitana del collegio di Sant’Alberto a Siviglia, il San Francesco del Saint Louis Art Museum ci parla del delicato passaggio tra la vita e la morte, alludendo alla fragilità dell’esistenza umana, un tema ricorrente nel Barocco spagnolo e in tutta l’arte della Controriforma.
Diego Rodríguez de Silva y Velázquez (1599-1660), Ritratto di Juan de Córdoba, ca. 1650. Oil on canvas, 67 x 50 cm Rome, Capitoline Museums, inv. PC 62
A cura di Federica Papi e Claudio Parisi Presicce, Zurbaràn a Roma. Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velàsquez sarà in mostra ai Musei Capitolini fino al 15 maggio.
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Buona Ventura, Olio su tela, 115 x 150 cm, Roma, Pinacoteca Capitolina
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