A Pistoia un ampio progetto espositivo racconta il maestro toscano
Marino Marini a tutto tondo
Courtesy Fondazione Marino Marini |
Marino Marini nel suo studio
Francesca Grego
28/07/2017
Pistoia - La Capitale Italiana della Cultura in carica celebra uno dei suoi figli più illustri: lo scultore, pittore e incisore Marino Marini, tra i maggiori protagonisti dell’arte del Novecento.
Da settembre una grande mostra a Palazzo Fabroni racconterà l’opera di Marini a tutto tondo, contestualizzandola stilisticamente e storicamente all’interno del vasto alveo del Modernismo internazionale.
Tra luglio e gennaio, altre tre esposizioni amplieranno ulteriormente la prospettiva del progetto attraverso i lavori di artisti con cui Marini condivise passioni ed esperienze, dal fotografo Aurelio Amendola allo scultore Kengiro Azuma, fino a Juan Mirò.
Marino Marini. Passioni visive
La più completa retrospettiva mai dedicata all’arte del maestro toscano ne ricostruirà attraverso un ampio corpus di opere l’intero percorso creativo, soffermandosi su quell’attitudine all’invenzione plastica che ne caratterizzò l'attività di scultore.
A fornire nuove chiavi di lettura sarà il confronto con modelli e fonti di ispirazione, dalle antichità egizie alla statuaria greco-arcaica ed etrusca, dal Medioevo al Rinascimento e all’Ottocento, in un itinerario in dieci sezioni che passerà attraverso i più celebri cicli di Marini inserendoli nel più vasto panorama dell’arte occidentale tra gli anni Venti e i Sessanta.
Le terrecotte arcaiste, i nudi maschili, i Cavalieri e le Pomone, le ricerche sul volto umano e la stilizzazione dei corpi allungati, fino alle scomposizioni cubiste e alle deformazioni impressioniste che ne faranno uno dei massimi ritrattisti-scultori del secolo, saranno accostati di volta in volta al drammatico realismo di Donatello, alle ricerche di Pablo Picasso ed Henry Moore o all’arte dell’antica Cina.
Al termine dell’evento pistoiese, che sarà in programma a Palazzo Fabroni dal 16 settembre 2017 al 7 gennaio 2018, la mostra si trasferirà negli spazi della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia fino al prossimo 1° maggio.
Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo
Accanto alla scultura, la pittura e il colore giocarono un ruolo centrale nella carriera di un artista completo. Come per Juan Mirò, con cui Marini entrò in contatto nella Parigi degli anni Cinquanta, quando insieme a Marc Chagall e a Picasso i due stampavano le proprie litografie nell’atelier di Fernand Mourlot.
Entrambi figli orgogliosi del Mare Nostrum, Mirò e Marini condivisero l’amore per i colori primari, le larghe campiture unite a segni netti e decisi, nonché l’abitudine di colorare le sculture: un omaggio all’arte antica, ma anche il riflesso di uno spirito solare e ironico.
Complementare alla mostra di Palazzo Fabroni, questa esposizione sarà visitabile in contemporanea presso il Palazzo del Tau, la sede museale recentemente restaurata della Fondazione intitolata al maestro.
Marino Marini nell’immagine di Aurelio Amendola (1968-1965)
Un ricordo intenso e personale dello scultore è quello di Aurelio Amendola, noto come “il Fotografo degli Artisti”.
Il lavoro creativo, la quotidianità e il lato umano di Marino Marini corrono paralleli a un’importante pagina di fotografia, testimonianza di uno sguardo che, come pochi, ha saputo raccontare l’arte e la scultura in particolare.
Preziosi frammenti di vita di Marini si accompagnano agli scatti che lo ritraggono in studio insieme alle sue opere, pubblicate nel primo volume che Amendola dedicò alla scultura nel 1972.
La mostra sarà in programma a Palazzo Tau fino al 10 settembre.
Kengiro Azuma. Sculture
A un anno dalla scomparsa, Palazzo Tau rende omaggio allo scultore e pittore giapponese che fece dell’Italia la sua prima casa.
Allievo e amico di Marino Marini, Azuma ricevette proprio dall’artista toscano la spinta a recuperare le origini orientali per fonderle in un personalissimo mix con la lezione ricevuta.
Una sintesi che divenne cifra distintiva fondamentale della scultura di Azuma, della quale una significativa selezione sarà esposta nella sede della Fondazione Marini dal 22 ottobre al 27 novembre.
Leggi anche:
• Mirò illustratore: a Recanati le litografie a colori del Pittore di Favole
• Tra Pistoia e Torino l’autunno è di Giovanni Boldini
Da settembre una grande mostra a Palazzo Fabroni racconterà l’opera di Marini a tutto tondo, contestualizzandola stilisticamente e storicamente all’interno del vasto alveo del Modernismo internazionale.
Tra luglio e gennaio, altre tre esposizioni amplieranno ulteriormente la prospettiva del progetto attraverso i lavori di artisti con cui Marini condivise passioni ed esperienze, dal fotografo Aurelio Amendola allo scultore Kengiro Azuma, fino a Juan Mirò.
Marino Marini. Passioni visive
La più completa retrospettiva mai dedicata all’arte del maestro toscano ne ricostruirà attraverso un ampio corpus di opere l’intero percorso creativo, soffermandosi su quell’attitudine all’invenzione plastica che ne caratterizzò l'attività di scultore.
A fornire nuove chiavi di lettura sarà il confronto con modelli e fonti di ispirazione, dalle antichità egizie alla statuaria greco-arcaica ed etrusca, dal Medioevo al Rinascimento e all’Ottocento, in un itinerario in dieci sezioni che passerà attraverso i più celebri cicli di Marini inserendoli nel più vasto panorama dell’arte occidentale tra gli anni Venti e i Sessanta.
Le terrecotte arcaiste, i nudi maschili, i Cavalieri e le Pomone, le ricerche sul volto umano e la stilizzazione dei corpi allungati, fino alle scomposizioni cubiste e alle deformazioni impressioniste che ne faranno uno dei massimi ritrattisti-scultori del secolo, saranno accostati di volta in volta al drammatico realismo di Donatello, alle ricerche di Pablo Picasso ed Henry Moore o all’arte dell’antica Cina.
Al termine dell’evento pistoiese, che sarà in programma a Palazzo Fabroni dal 16 settembre 2017 al 7 gennaio 2018, la mostra si trasferirà negli spazi della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia fino al prossimo 1° maggio.
Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo
Accanto alla scultura, la pittura e il colore giocarono un ruolo centrale nella carriera di un artista completo. Come per Juan Mirò, con cui Marini entrò in contatto nella Parigi degli anni Cinquanta, quando insieme a Marc Chagall e a Picasso i due stampavano le proprie litografie nell’atelier di Fernand Mourlot.
Entrambi figli orgogliosi del Mare Nostrum, Mirò e Marini condivisero l’amore per i colori primari, le larghe campiture unite a segni netti e decisi, nonché l’abitudine di colorare le sculture: un omaggio all’arte antica, ma anche il riflesso di uno spirito solare e ironico.
Complementare alla mostra di Palazzo Fabroni, questa esposizione sarà visitabile in contemporanea presso il Palazzo del Tau, la sede museale recentemente restaurata della Fondazione intitolata al maestro.
Marino Marini nell’immagine di Aurelio Amendola (1968-1965)
Un ricordo intenso e personale dello scultore è quello di Aurelio Amendola, noto come “il Fotografo degli Artisti”.
Il lavoro creativo, la quotidianità e il lato umano di Marino Marini corrono paralleli a un’importante pagina di fotografia, testimonianza di uno sguardo che, come pochi, ha saputo raccontare l’arte e la scultura in particolare.
Preziosi frammenti di vita di Marini si accompagnano agli scatti che lo ritraggono in studio insieme alle sue opere, pubblicate nel primo volume che Amendola dedicò alla scultura nel 1972.
La mostra sarà in programma a Palazzo Tau fino al 10 settembre.
Kengiro Azuma. Sculture
A un anno dalla scomparsa, Palazzo Tau rende omaggio allo scultore e pittore giapponese che fece dell’Italia la sua prima casa.
Allievo e amico di Marino Marini, Azuma ricevette proprio dall’artista toscano la spinta a recuperare le origini orientali per fonderle in un personalissimo mix con la lezione ricevuta.
Una sintesi che divenne cifra distintiva fondamentale della scultura di Azuma, della quale una significativa selezione sarà esposta nella sede della Fondazione Marini dal 22 ottobre al 27 novembre.
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