Genca Ferri. Materia di Luce
![Genca Ferri. Materia di Luce, Spazio Tadini, Milano Genca Ferri. Materia di Luce, Spazio Tadini, Milano](http://www.arte.it/foto/600x450/91/19422-10tecnicamista41x60.jpg)
Genca Ferri. Materia di Luce, Spazio Tadini, Milano
Dal 15 Gennaio 2014 al 22 Gennaio 2014
Milano
Luogo: Spazio Tadini
Indirizzo: via Jommelli 24
Curatori: Miroslava Hajek
Telefono per informazioni: +39 02 26829749
E-Mail info: ms@spaziotadini.it
Sito ufficiale: http://spaziotadini.wordpress.com
Genca Ferri nella sua ricerca sceglie una metafora visiva che le permette di indagare le connessioni tra le memorie degli elementi organici e quelle della materia non vivente.
L’atto di erodere la superficie del materiale cercando di disseppellire le tracce delle essenze vitali che accomunano tutto l’universo consente allo spettatore di intuire i complessi legami che si creano e si estinguono nel continuo pulsare, oscillante tra immaginario e reale, dell’oggettività.
Nel primo periodo della sua sperimentazione l’artista realizza opere utilizzando materiale di scarto cercato e trovato in natura. Successivamente arriva ad una fusione delle precedenti esperienze impiegando lamiere di rame. In un mettere e togliere più tipico della scultura che della pittura, prendono forma, su sottili pagine di rame, forme geometriche, archetipi, memorie di oggetti minimi appoggiati sul metallo, tracce, impronte, generate dal processo alchemico a cui vengono sottoposti, nel lento divenire del processo di ossidazione.
Le opere presentate a Milano nello Spazio Tadini, documentano un ulteriore percorso della sua sperimentazione in cui lamiere di ferro e fotografia diventano elementi dialoganti. Cercando un equilibrio tra luce fotografica ed intensità della materia trascendono quest’ultima attraverso l’uso della fotografia dove tracce umane o luci “misteriche” di spazi immaginari, trascinano lo spettatore dal conoscibile, attraverso la decontestualizzazione del soggetto, verso mondi “metafisici”.
Le lamiere ossidate, corrose da acidi, trattate con pigmenti, violentate da catrami, o lasciate nella loro naturalità primaria divengono luoghi abitati, dove la fotografia, fermando un attimo di magia colta in momenti in cui la razionalità lascia spazio alla poesia, crea mondi paralleli in un dialogo permanente.
L’atto di erodere la superficie del materiale cercando di disseppellire le tracce delle essenze vitali che accomunano tutto l’universo consente allo spettatore di intuire i complessi legami che si creano e si estinguono nel continuo pulsare, oscillante tra immaginario e reale, dell’oggettività.
Nel primo periodo della sua sperimentazione l’artista realizza opere utilizzando materiale di scarto cercato e trovato in natura. Successivamente arriva ad una fusione delle precedenti esperienze impiegando lamiere di rame. In un mettere e togliere più tipico della scultura che della pittura, prendono forma, su sottili pagine di rame, forme geometriche, archetipi, memorie di oggetti minimi appoggiati sul metallo, tracce, impronte, generate dal processo alchemico a cui vengono sottoposti, nel lento divenire del processo di ossidazione.
Le opere presentate a Milano nello Spazio Tadini, documentano un ulteriore percorso della sua sperimentazione in cui lamiere di ferro e fotografia diventano elementi dialoganti. Cercando un equilibrio tra luce fotografica ed intensità della materia trascendono quest’ultima attraverso l’uso della fotografia dove tracce umane o luci “misteriche” di spazi immaginari, trascinano lo spettatore dal conoscibile, attraverso la decontestualizzazione del soggetto, verso mondi “metafisici”.
Le lamiere ossidate, corrose da acidi, trattate con pigmenti, violentate da catrami, o lasciate nella loro naturalità primaria divengono luoghi abitati, dove la fotografia, fermando un attimo di magia colta in momenti in cui la razionalità lascia spazio alla poesia, crea mondi paralleli in un dialogo permanente.
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