Palazzo Cini, la Galleria. Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini. Crivelli, Tiziano, Lotto, Canaletto, Guardi, Tiepolo
Dal 07 Aprile 2016 al 15 Novembre 2016
Venezia
Luogo: Palazzo Cini
Indirizzo: Campo San Vio, Dorsoduro 864
Orari: 11-19, chiuso il martedì
Costo del biglietto: intero € 10 euro, ridotto € 8
E-Mail info: palazzocini@cini.it
Sito ufficiale: http://www.palazzocini.it
Apre con uno straordinario omaggio a Vittorio Cini la nuova stagione della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, casa-museo, un tempo dimora del grande mecenate, nella quale sono custodite le raccolte di dipinti toscani e ferraresi già nella sua collezione personale. Dall’8 aprile al 5 settembre 2016 gli spazi del secondo piano vedranno riuniti i più importanti dipinti veneti provenienti dalla sua vastissima collezione - tra cuicapolavori di Tiziano, Lotto, Guardi, Canaletto e Tiepolo - opere che sono ora esposte al pubblico per la prima volta assieme.
La Galleria sarà di nuovo aperta al pubblico fino al 15 novembre 2016 grazie alla partnership con Assicurazioni Generali. Da molti anni a fianco della Fondazione Cini, di cui è sostenitore istituzionale, Generali sostiene questa iniziativa nel convincimento che avvicinare le persone all’arte, alla musica, alla letteratura sia uno stimolo alla crescita per la collettività.
Il percorso espositivo ideato per l’occasione dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, diretto da Luca Massimo Barbero, restituisce, attraverso una trentina di capolavori selezionati, la qualità di una delle raccolte d’arte antica più importanti del secolo scorso e ci permette di conoscere meglio la figura e il gusto di Cini collezionista, che - con l’aiuto di consiglieri illustri come Bernard Berenson, Federico Zeri e Giuseppe Fiocco - si assicurò i nomi più rappresentativi della scuola Veneta, dal Trecento al Settecento.
La pittura del Trecento e del primo Quattrocento veneto è testimoniata in mostra dalla presenza di una nutrita schiera di artisti, da Guglielmo Veneziano a Nicolò di Pietro, dal Maestro dell’Incoronazione a Michele Giambono.
Di Giambono, la cui arte raffinata segna la maturazione del tardo gotico a Venezia (il suo celebre San Crisogono si trova nella chiesa di San Trovaso), è esposta la straordinaria tavola con San Francesco che riceve le stimmate.
Introduce al Rinascimento invece, la splendida Madonna Speyer di Carlo Crivelli, rappresentativa dello stile originale, nervoso e incisivo, di questo geniale artista veneziano.
Tra le opere in mostra, accanto a lavori di Cima da Conegliano, Bernardo Parentino, Giovanni Mansueti e Benedetto Diana, spicca per importanza e imponenza la Madonna con il Bambino e i Santi Giovanni Battista e Francesco (1485 circa) del vicentino Bartolomeo Montagna.
Quest’opera, testo cardine della poetica del Montagna - educato sugli esempi di Mantenga, Bellini e Antonello da Messina - e considerato uno dei più alti capolavori della pittura del tempo, è ancor oggi poco conosciuto e la mostra offre un’occasione unica per ammirarlo e studiarlo da vicino.
Un posto a sé in questo itinerario attraverso la pittura veneta, occupa l’enigmatico San Giorgio che uccide il drago di Tiziano, dipinto intrigante e problematico per le sue vicende e la storia critica che l’accompagna, probabile frammento di una pala commissionata a Tiziano dalla Serenissima nella seconda decade del Cinquecento. Nel corso dell’Ottocento l’opera fu attribuita a Giorgione e nei primi decenni del secolo successivo prima a Palma il Vecchio poi ancora a Giorgione, per poi essere definitivamente restituita al grande Tiziano solo recentemente.
Una sezione della mostra è dedicata alla ritrattistica veneta del Cinquecento con un piccolo nucleo di straordinari ritratti maschili ad opera di Bartolomeo Veneto e Bernardino Licinio; tra tutti spicca per fascino e notorietà il bel Ritratto di gentiluomo, forse Fioravante degli Azzoni Avogadro, una piccola perla della collezione, eseguito da Lorenzo Lotto.
A fare la parte del leone è però il Settecento che presenta un trionfo di capolavori dei principali rappresentanti di quel secolo d'oro della pittura veneziana - Canaletto, Antonio e Francesco Guardi, Tiepolo - spia del sorprendente e intelligente gusto collezionistico di Cini. Mirabili sono due Capricci di Canaletto, tele di grande formato considerate due dei più celebri capricci giovanili dell’artista: creazioni poetiche che presentano un mondo di fantasia, vedute ideali nelle quali, immersi in una luce calda, emergono fatiscenti ma ancora maestose rovine classiche.
In dialogo con le tele di Canaletto sono esposti quattro sublimi Capricci di Francesco Guardi e, ad arricchire il panorama della pittura veneziana del Settecento, due piccoli bozzetti per pale d’altare di Giambattista Tiepolo. Di Antonio Guardi - del quale sono in mostra anche due delle sue famose ‘turcherie’ - saranno eccezionalmente visibili tre album di disegni, noti come i cosiddetti ‘Fasti veneziani’, che raccolgono 58 fogli che illustrano fatti della storia di Venezia: prove grafiche di altissima qualità contraddistinte da un linguaggio stilistico che asseconda la genuina vena rococò del pittore. Lo stesso gusto che ritroviamo nelle tre grandi tele dell’artista che in origine decoravano un soffitto di palazzo Zulian a San Felice che sarà finalmente possibile vedere nuovamente dopo molti anni. Tra le prove più alte della pittura decorativa veneziana, le tre tele, raffiguranti Vulcano (il Fuoco), Nettuno (l'Acqua) e Cibele (la Terra), databili al 1757 circa, sono realizzate con una pennellata sciolta e guizzante.
Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini, si presenta, sia per il pubblico che per gli studiosi, come un’occasione unica per scoprire una parte significativa e meno nota della straordinaria collezione formata da Vittorio Cini. La mostra rappresenta non solo un’opportunità di visita per il pubblico, ma anche e soprattutto un’occasione di studio e approfondimento per favorire il dibattito critico tra gli specialisti, che potranno vedere alcuni di questi dipinti per la prima volta. L’esposizione si colloca infatti all’interno di un cantiere di ricerca sulle collezioni d’arte di Vittorio Cini, che prevede come prima tappa la pubblicazione del catalogo scientifico della Galleria di Palazzo Cini.
Vedi anche:
• Capolavori veneti della collezione Cini in mostra a San Vio
• In mostra a Venezia capolavori della Collezione Vittorio Cini
La Galleria sarà di nuovo aperta al pubblico fino al 15 novembre 2016 grazie alla partnership con Assicurazioni Generali. Da molti anni a fianco della Fondazione Cini, di cui è sostenitore istituzionale, Generali sostiene questa iniziativa nel convincimento che avvicinare le persone all’arte, alla musica, alla letteratura sia uno stimolo alla crescita per la collettività.
Il percorso espositivo ideato per l’occasione dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, diretto da Luca Massimo Barbero, restituisce, attraverso una trentina di capolavori selezionati, la qualità di una delle raccolte d’arte antica più importanti del secolo scorso e ci permette di conoscere meglio la figura e il gusto di Cini collezionista, che - con l’aiuto di consiglieri illustri come Bernard Berenson, Federico Zeri e Giuseppe Fiocco - si assicurò i nomi più rappresentativi della scuola Veneta, dal Trecento al Settecento.
La pittura del Trecento e del primo Quattrocento veneto è testimoniata in mostra dalla presenza di una nutrita schiera di artisti, da Guglielmo Veneziano a Nicolò di Pietro, dal Maestro dell’Incoronazione a Michele Giambono.
Di Giambono, la cui arte raffinata segna la maturazione del tardo gotico a Venezia (il suo celebre San Crisogono si trova nella chiesa di San Trovaso), è esposta la straordinaria tavola con San Francesco che riceve le stimmate.
Introduce al Rinascimento invece, la splendida Madonna Speyer di Carlo Crivelli, rappresentativa dello stile originale, nervoso e incisivo, di questo geniale artista veneziano.
Tra le opere in mostra, accanto a lavori di Cima da Conegliano, Bernardo Parentino, Giovanni Mansueti e Benedetto Diana, spicca per importanza e imponenza la Madonna con il Bambino e i Santi Giovanni Battista e Francesco (1485 circa) del vicentino Bartolomeo Montagna.
Quest’opera, testo cardine della poetica del Montagna - educato sugli esempi di Mantenga, Bellini e Antonello da Messina - e considerato uno dei più alti capolavori della pittura del tempo, è ancor oggi poco conosciuto e la mostra offre un’occasione unica per ammirarlo e studiarlo da vicino.
Un posto a sé in questo itinerario attraverso la pittura veneta, occupa l’enigmatico San Giorgio che uccide il drago di Tiziano, dipinto intrigante e problematico per le sue vicende e la storia critica che l’accompagna, probabile frammento di una pala commissionata a Tiziano dalla Serenissima nella seconda decade del Cinquecento. Nel corso dell’Ottocento l’opera fu attribuita a Giorgione e nei primi decenni del secolo successivo prima a Palma il Vecchio poi ancora a Giorgione, per poi essere definitivamente restituita al grande Tiziano solo recentemente.
Una sezione della mostra è dedicata alla ritrattistica veneta del Cinquecento con un piccolo nucleo di straordinari ritratti maschili ad opera di Bartolomeo Veneto e Bernardino Licinio; tra tutti spicca per fascino e notorietà il bel Ritratto di gentiluomo, forse Fioravante degli Azzoni Avogadro, una piccola perla della collezione, eseguito da Lorenzo Lotto.
A fare la parte del leone è però il Settecento che presenta un trionfo di capolavori dei principali rappresentanti di quel secolo d'oro della pittura veneziana - Canaletto, Antonio e Francesco Guardi, Tiepolo - spia del sorprendente e intelligente gusto collezionistico di Cini. Mirabili sono due Capricci di Canaletto, tele di grande formato considerate due dei più celebri capricci giovanili dell’artista: creazioni poetiche che presentano un mondo di fantasia, vedute ideali nelle quali, immersi in una luce calda, emergono fatiscenti ma ancora maestose rovine classiche.
In dialogo con le tele di Canaletto sono esposti quattro sublimi Capricci di Francesco Guardi e, ad arricchire il panorama della pittura veneziana del Settecento, due piccoli bozzetti per pale d’altare di Giambattista Tiepolo. Di Antonio Guardi - del quale sono in mostra anche due delle sue famose ‘turcherie’ - saranno eccezionalmente visibili tre album di disegni, noti come i cosiddetti ‘Fasti veneziani’, che raccolgono 58 fogli che illustrano fatti della storia di Venezia: prove grafiche di altissima qualità contraddistinte da un linguaggio stilistico che asseconda la genuina vena rococò del pittore. Lo stesso gusto che ritroviamo nelle tre grandi tele dell’artista che in origine decoravano un soffitto di palazzo Zulian a San Felice che sarà finalmente possibile vedere nuovamente dopo molti anni. Tra le prove più alte della pittura decorativa veneziana, le tre tele, raffiguranti Vulcano (il Fuoco), Nettuno (l'Acqua) e Cibele (la Terra), databili al 1757 circa, sono realizzate con una pennellata sciolta e guizzante.
Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini, si presenta, sia per il pubblico che per gli studiosi, come un’occasione unica per scoprire una parte significativa e meno nota della straordinaria collezione formata da Vittorio Cini. La mostra rappresenta non solo un’opportunità di visita per il pubblico, ma anche e soprattutto un’occasione di studio e approfondimento per favorire il dibattito critico tra gli specialisti, che potranno vedere alcuni di questi dipinti per la prima volta. L’esposizione si colloca infatti all’interno di un cantiere di ricerca sulle collezioni d’arte di Vittorio Cini, che prevede come prima tappa la pubblicazione del catalogo scientifico della Galleria di Palazzo Cini.
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• Capolavori veneti della collezione Cini in mostra a San Vio
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