Fino al 1° gennaio a Basilea
Settant'anni di Balthus in mostra alla Fondation Beyeler
Balthus, Passage du Commerce Saint-André, 1952–1954, olio su tela, 300 x 294 cm, collezione privata © Balthus. Foto: Photo © Robert Bayer
Samantha De Martin
03/09/2018
Mondo - Paesaggi onirici, immersi tra realtà e mistero, costellati da motivi rassicuranti e scalzati a tratti da singolari ambientazioni, cedono il passo a un affascinante gioco di contrasti frutto dell’incontro tra elementi artistici classici e dettagli popolari tratti da libri illustrati per bambini, risalenti al XIX secolo.
L’universo polisemico di Balthus si fa largo, con la produzione sfaccettata dell’eccentrico pittore innamorato dei gatti, tra le luminose sale della Fondation Beyeler. Fino al 1° gennaio 2019 il prestigioso museo di Basilea raccoglie i capolavori dell’ “artigiano” dalla lunga vita in equilibrio tra ascesi e mondanità, in una retrospettiva - la prima su Balthus che si tiene da dieci anni a questa parte in un museo svizzero - che è anche la primissima presentazione esaustiva della sua opera in ambito svizzero tedesco.
Il pubblico è invitato a compiere un viaggio tra 40 opere cruciali che riproducono tutte le stagioni creative dell’artista, dagli anni Venti al 1990. Si tratta di dipinti che incarnano la quintessenza del lungo lavoro di Balthus che nel corso della sua esistenza ha prodotto in tutto solo 350 pezzi.
Punto di partenza di questa esposizione di ampio respiro, progettata fin dalla metà del 2016, è il capolavoro Passage du Commerce-Saint-André eseguito dall’artista tra il 1952 e il 1954, proprietà di un’importante collezione privata svizzera e già da molti anni in deposito alla Fondation Beyeler.
Scivolando lungo la mostra il visitatore è invitato a immergersi in una scena di strada parigina che fa da cornice a La Rue, tra personaggi enigmatici, irrigiditi nei loro ruoli e nelle loro posture come su un palcoscenico. La Jupe blanche del 1937 - probabilmente il più bel ritratto mai eseguito da Balthus della prima moglie Antoinette de Watteville - corre accanto a Le Roi des chats del 1935, uno dei rari autoritratti che mostra il pittore, allora ventisettenne, nei panni di un fiero ed elegante dandy accompagnato da un gatto. E sempre i gatti - animali che hanno ricoperto un ruolo importante nell’opera e nella vita dell’artista - fanno costantemente capolino nei suoi quadri, non di rado come espressione di libertà e alter ego del maestro.
La Partie de cartes - opera particolarmente carica di tensione e solo raramente concessa in prestito - affianca il discusso ritratto Thérèse rêvant del 1938, con le sue fanciulle alle soglie dell’età adulta, oscuramente sospese tra spensieratezza infantile e seducente erotismo.
Le opere di Balthus, esponente per così dire di un’«altra» modernità, costituiscono un vero e proprio contrappunto a quel particolare concetto di arte moderna che guidava i coniugi Beyeler nella loro attività collezionistica, allargando e completando la prospettiva sulla panoramica artistica dominante nel museo disegnato da Renzo Piano.
Sebbene Balthus non sia presente nelle collezioni dei coniugi Beyeler, dalla loro galleria sono transitati - venduti o mediati - importanti lavori dell’artista, come il dipinto scabrosamente leggendario La Leçon de guitare o Jeune fille à la fenêtre.
Un pannello destinato ad accogliere i commenti del pubblico connota già lo spirito di questa retrospettiva, destinata ad alimentare discussioni e riflessioni sulle possibilità e le funzioni dell’arte, con la sua ambivalenza di prospettive che, esulando da bontà e bellezza, contemplano anche aspetti torbidi, anticonvenzionali, irritanti e provocatori, essi pure parte dell’immaginario umano e della realtà dell’umana esistenza.
Questo importante appuntamento da poco inaugurato a Basilea sarà un’occasione importante per ammirare alcuni prestiti eccezionali provenienti da prestigiose collezioni, dal Metropolitan Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York all’Hirshhorn Museum di Washington fino alla Tate di Londra, ma anche da collezioni private europee, americane e asiatiche, mai o raramente esposti al grande pubblico.
La retrospettiva su Balthus - a cura di Raphaël Bouvier e Michiko Kono - nasce dalla collaborazione con il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid che ospiterà, all’inizio del prossimo anno, un adattamento della mostra.
Leggi anche:
• Basilea, una città in fermento tra nuovi quartieri e mostre da non perdere
• Da Picasso a Giacometti, il 2018 in Svizzera è l'anno delle grandi mostre
L’universo polisemico di Balthus si fa largo, con la produzione sfaccettata dell’eccentrico pittore innamorato dei gatti, tra le luminose sale della Fondation Beyeler. Fino al 1° gennaio 2019 il prestigioso museo di Basilea raccoglie i capolavori dell’ “artigiano” dalla lunga vita in equilibrio tra ascesi e mondanità, in una retrospettiva - la prima su Balthus che si tiene da dieci anni a questa parte in un museo svizzero - che è anche la primissima presentazione esaustiva della sua opera in ambito svizzero tedesco.
Il pubblico è invitato a compiere un viaggio tra 40 opere cruciali che riproducono tutte le stagioni creative dell’artista, dagli anni Venti al 1990. Si tratta di dipinti che incarnano la quintessenza del lungo lavoro di Balthus che nel corso della sua esistenza ha prodotto in tutto solo 350 pezzi.
Punto di partenza di questa esposizione di ampio respiro, progettata fin dalla metà del 2016, è il capolavoro Passage du Commerce-Saint-André eseguito dall’artista tra il 1952 e il 1954, proprietà di un’importante collezione privata svizzera e già da molti anni in deposito alla Fondation Beyeler.
Scivolando lungo la mostra il visitatore è invitato a immergersi in una scena di strada parigina che fa da cornice a La Rue, tra personaggi enigmatici, irrigiditi nei loro ruoli e nelle loro posture come su un palcoscenico. La Jupe blanche del 1937 - probabilmente il più bel ritratto mai eseguito da Balthus della prima moglie Antoinette de Watteville - corre accanto a Le Roi des chats del 1935, uno dei rari autoritratti che mostra il pittore, allora ventisettenne, nei panni di un fiero ed elegante dandy accompagnato da un gatto. E sempre i gatti - animali che hanno ricoperto un ruolo importante nell’opera e nella vita dell’artista - fanno costantemente capolino nei suoi quadri, non di rado come espressione di libertà e alter ego del maestro.
La Partie de cartes - opera particolarmente carica di tensione e solo raramente concessa in prestito - affianca il discusso ritratto Thérèse rêvant del 1938, con le sue fanciulle alle soglie dell’età adulta, oscuramente sospese tra spensieratezza infantile e seducente erotismo.
Le opere di Balthus, esponente per così dire di un’«altra» modernità, costituiscono un vero e proprio contrappunto a quel particolare concetto di arte moderna che guidava i coniugi Beyeler nella loro attività collezionistica, allargando e completando la prospettiva sulla panoramica artistica dominante nel museo disegnato da Renzo Piano.
Sebbene Balthus non sia presente nelle collezioni dei coniugi Beyeler, dalla loro galleria sono transitati - venduti o mediati - importanti lavori dell’artista, come il dipinto scabrosamente leggendario La Leçon de guitare o Jeune fille à la fenêtre.
Un pannello destinato ad accogliere i commenti del pubblico connota già lo spirito di questa retrospettiva, destinata ad alimentare discussioni e riflessioni sulle possibilità e le funzioni dell’arte, con la sua ambivalenza di prospettive che, esulando da bontà e bellezza, contemplano anche aspetti torbidi, anticonvenzionali, irritanti e provocatori, essi pure parte dell’immaginario umano e della realtà dell’umana esistenza.
Questo importante appuntamento da poco inaugurato a Basilea sarà un’occasione importante per ammirare alcuni prestiti eccezionali provenienti da prestigiose collezioni, dal Metropolitan Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York all’Hirshhorn Museum di Washington fino alla Tate di Londra, ma anche da collezioni private europee, americane e asiatiche, mai o raramente esposti al grande pubblico.
La retrospettiva su Balthus - a cura di Raphaël Bouvier e Michiko Kono - nasce dalla collaborazione con il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid che ospiterà, all’inizio del prossimo anno, un adattamento della mostra.
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