Fino al 30 giugno a Pienza, San Quirico d’Orcia e Montepulciano
Il Buon Secolo della Pittura Senese
Sodoma, Sacra Famiglia con San Giovannino
Francesca Grego
21/03/2017
Siena - Un itinerario nella verde Val d’Orcia alla scoperta di alcuni fra i più grandi interpreti dell’arte Toscana: è la proposta dell’evento espositivo Il Buon Secolo della Pittura Senese. Dalla Maniera Moderna al Lume Caravaggesco, distribuito fra Montepulciano, San Quirico d’Orcia e Pienza, che in ogni tappa invita a visitare ulteriori tesori rimasti nelle proprie sedi originali, fra pievi, monasteri, palazzi e borghi inclusi nel Patrimonio dell’Umanità Unesco.
A strutturare il percorso fino al 30 giugno, sono circa 80 opere realizzate da straordinari maestri non sempre noti al grande pubblico. La preziosa selezione del comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci raccoglie le più alte espressioni di una stagione d’oro dell’arte delle Terre di Siena.
Si parte con Domenico Beccafumi. L’artista da giovane, presso il Museo Civico di Montepulciano. In primo piano, il dipinto giovanile di Sant’Agnese Segni, recentemente attribuito al Beccafumi: la mostra svela i dettagli della scoperta e fornisce nuove interessanti informazioni sull’evoluzione stilistica del pittore di Montaperti.
Ad affiancarla in una ricostruzione del Rinascimento a Montepulciano, dipinti del Sodoma, di Girolamo Genga, Fra Bartolomeo, Andrea del Brescianino, Girolamo di Giovanni del Pacchia e Lorenzo di Mariano detto il Marrina, protagonisti del fertile milieu artistico di Siena agli esordi del XVI secolo.
La tappa successiva è Palazzo Zondadari a San Quirico d’Orcia, dove pale d’altare, dipinti di devozione e di soggetto mitologico raccontano gli anni centrali del secolo, fra il Sacco di Roma (1527) e la fine della Repubblica (1559). Protagonista, la monumentale Madonna col Bambino e i Santi Leonardo e Sebastiano di Bartolomeo Neroni, più noto come il Riccio, che dialoga con opere della maturità del Sodoma e di altri maestri coevi, da Giorgio de Giovanni a Marco Pino e allo stesso Beccafumi.
Al Conservatorio San Carlo Borromeo di Pienza, luci puntate sul naturalismo caravaggesco nella sua versione senese: dalla pala della Madonna col Bambino e Santi del “caravaggesco gentile” Francesco Rustici, la scena si apre per comprendere diversi capolavori dello stesso Rustichino, di Orazio Gentileschi e Antiveduto Gramatica, che su di lui esercitarono una notevole influsso, oltre ad altri artisti toscani come Rutilio e Domenico Manetti, Bernardino Mei, Astolfo Petrazzi e Niccolò Tornioli.
Leggi anche:
- Arte e storia nel nuovo Museo di Colle Val d'Elsa
A strutturare il percorso fino al 30 giugno, sono circa 80 opere realizzate da straordinari maestri non sempre noti al grande pubblico. La preziosa selezione del comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci raccoglie le più alte espressioni di una stagione d’oro dell’arte delle Terre di Siena.
Si parte con Domenico Beccafumi. L’artista da giovane, presso il Museo Civico di Montepulciano. In primo piano, il dipinto giovanile di Sant’Agnese Segni, recentemente attribuito al Beccafumi: la mostra svela i dettagli della scoperta e fornisce nuove interessanti informazioni sull’evoluzione stilistica del pittore di Montaperti.
Ad affiancarla in una ricostruzione del Rinascimento a Montepulciano, dipinti del Sodoma, di Girolamo Genga, Fra Bartolomeo, Andrea del Brescianino, Girolamo di Giovanni del Pacchia e Lorenzo di Mariano detto il Marrina, protagonisti del fertile milieu artistico di Siena agli esordi del XVI secolo.
La tappa successiva è Palazzo Zondadari a San Quirico d’Orcia, dove pale d’altare, dipinti di devozione e di soggetto mitologico raccontano gli anni centrali del secolo, fra il Sacco di Roma (1527) e la fine della Repubblica (1559). Protagonista, la monumentale Madonna col Bambino e i Santi Leonardo e Sebastiano di Bartolomeo Neroni, più noto come il Riccio, che dialoga con opere della maturità del Sodoma e di altri maestri coevi, da Giorgio de Giovanni a Marco Pino e allo stesso Beccafumi.
Al Conservatorio San Carlo Borromeo di Pienza, luci puntate sul naturalismo caravaggesco nella sua versione senese: dalla pala della Madonna col Bambino e Santi del “caravaggesco gentile” Francesco Rustici, la scena si apre per comprendere diversi capolavori dello stesso Rustichino, di Orazio Gentileschi e Antiveduto Gramatica, che su di lui esercitarono una notevole influsso, oltre ad altri artisti toscani come Rutilio e Domenico Manetti, Bernardino Mei, Astolfo Petrazzi e Niccolò Tornioli.
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