Dal 16 aprile al 29 giugno 2025 a Palazzo Montani
Da Degas a Boldini. A Terni uno sguardo sull'Impressionismo tra Francia e Italia

Giovanni Boldini, Ragazza sulla spiaggia di Ostenda
Samantha De Martin
19/03/2025
Terni - C’è un pescatore di gamberi a Nemi immortalato da Jean Baptiste Camille Corot, e l’Inglesina ritratta da Vittorio Matteo Corcos. Giovanni Boldini sfodera carrozze, Boldini cavalleggeri, di Degas è una ballerina con tamburello.
Sarà un omaggio alla stagione impressionista in Italia – a oltre 150 anni dalla prima mostra che ne ha sancito la nascita del movimento, il 15 aprile 1874 a Parigi – la mostra pronta ad aprire i battenti a Terni, nelle sale di Palazzo Montani.
A cura di Anna Ciccarelli e Pierluigi Carofano, il percorso Da Degas a Boldini. Uno sguardo sull'Impressionismo tra Francia e Italia abbraccerà 44 opere, tra sculture, scritti, dipinti, in prestito da importanti musei nazionali e internazionali, dalle Collezioni d’arte delle Fondazioni bancarie e degli Istituti di credito.
Sotto la lente dei curatori saranno soprattutto gli artisti italiani che, dalla metà dell’Ottocento agli anni Venti del Novecento, hanno dato lustro all’Italia, ma il cui contributo non sempre è stato adeguatamente riconosciuto, essendo la loro fama oscurata dal successo dominante del movimento francese.

Silvestro Lega, La lezione
In Italia, In questo periodo post-unitario, lo sviluppo della nuova corrente artistica francese appare lenta e difficile. Per questo molti pittori italiani guardano come un faro al nuovo stile e all’apertura del pensiero parigino, nel quale riscontrano una modernità che in patria risulta introvabile. Dopo la stagione di Boldini, Zandomeneghi e De Nittis, che potrebbero essere definiti “impressionisti franco-italiani” per le loro lunghe permanenze parigine, attecchisce in Italia una tradizione tardo impressionista che si protrae nei primi tre-quattro decenni del Novecento, legata a Monet, a Renoir, a Cézanne, presente nell’opera di pittori come Emilio Gola o Francesco Filippini, amico e compagno di ricerche artistiche di Monet, che si trasferirà a lungo a Parigi fin dal 1879 per divenire inizialmente il principale fondatore dell’impressionismo italiano.
Ad aprire il percorso sarà Jean-Baptiste-Camille Corot, uno dei capofila della scuola di Barbizon, che cederà il passo a Berthe Morisot, presente in mostra con tre lavori provenienti dalla mostra appena chiusa a Torino e dal Musée FAMM, The Levett Collection di Mougins.

Federico Zandomeneghi, Au théatre- nel palco
Alcune opere di Degas arriveranno invece dalla GNAM di Roma. Il pubblico si troverà a tu per tu con Les Italiens de Paris, attivi nei fulgidi anni della Parigi della Belle Époque, quando la capitale francese era il centro propulsore dell’arte a livello mondiale. Non mancheranno le tele di Giuseppe De Nittis dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e quelle di Vittorio Matteo Corcos dal Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Giovanni Boldini dalla BPM dialogherà con Emilio Gola dalle Gallerie d’Italia, mentre Federico Zandomeneghi e Antonio Mancini giungeranno a Terni da importanti collezioni private. Ad onorare la scultura saranno, oltre ai due bronzi di Degas della GNAM, un’opera in cera di Medardo Rosso, massimo rappresentante della scultura moderna italiana, grazie al prestito del MART di Rovereto.
Sarà un omaggio alla stagione impressionista in Italia – a oltre 150 anni dalla prima mostra che ne ha sancito la nascita del movimento, il 15 aprile 1874 a Parigi – la mostra pronta ad aprire i battenti a Terni, nelle sale di Palazzo Montani.
A cura di Anna Ciccarelli e Pierluigi Carofano, il percorso Da Degas a Boldini. Uno sguardo sull'Impressionismo tra Francia e Italia abbraccerà 44 opere, tra sculture, scritti, dipinti, in prestito da importanti musei nazionali e internazionali, dalle Collezioni d’arte delle Fondazioni bancarie e degli Istituti di credito.
Sotto la lente dei curatori saranno soprattutto gli artisti italiani che, dalla metà dell’Ottocento agli anni Venti del Novecento, hanno dato lustro all’Italia, ma il cui contributo non sempre è stato adeguatamente riconosciuto, essendo la loro fama oscurata dal successo dominante del movimento francese.

Silvestro Lega, La lezione
In Italia, In questo periodo post-unitario, lo sviluppo della nuova corrente artistica francese appare lenta e difficile. Per questo molti pittori italiani guardano come un faro al nuovo stile e all’apertura del pensiero parigino, nel quale riscontrano una modernità che in patria risulta introvabile. Dopo la stagione di Boldini, Zandomeneghi e De Nittis, che potrebbero essere definiti “impressionisti franco-italiani” per le loro lunghe permanenze parigine, attecchisce in Italia una tradizione tardo impressionista che si protrae nei primi tre-quattro decenni del Novecento, legata a Monet, a Renoir, a Cézanne, presente nell’opera di pittori come Emilio Gola o Francesco Filippini, amico e compagno di ricerche artistiche di Monet, che si trasferirà a lungo a Parigi fin dal 1879 per divenire inizialmente il principale fondatore dell’impressionismo italiano.
Ad aprire il percorso sarà Jean-Baptiste-Camille Corot, uno dei capofila della scuola di Barbizon, che cederà il passo a Berthe Morisot, presente in mostra con tre lavori provenienti dalla mostra appena chiusa a Torino e dal Musée FAMM, The Levett Collection di Mougins.

Federico Zandomeneghi, Au théatre- nel palco
Alcune opere di Degas arriveranno invece dalla GNAM di Roma. Il pubblico si troverà a tu per tu con Les Italiens de Paris, attivi nei fulgidi anni della Parigi della Belle Époque, quando la capitale francese era il centro propulsore dell’arte a livello mondiale. Non mancheranno le tele di Giuseppe De Nittis dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e quelle di Vittorio Matteo Corcos dal Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Giovanni Boldini dalla BPM dialogherà con Emilio Gola dalle Gallerie d’Italia, mentre Federico Zandomeneghi e Antonio Mancini giungeranno a Terni da importanti collezioni private. Ad onorare la scultura saranno, oltre ai due bronzi di Degas della GNAM, un’opera in cera di Medardo Rosso, massimo rappresentante della scultura moderna italiana, grazie al prestito del MART di Rovereto.
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