Il 4 agosto avrà inizio l'intervento al quale potranno assistere i visitatori

All'Accademia Carrara al via il restauro aperto per il Mantegna "ritrovato"

Andrea Mantegna, La Resurrezione di Cristo, 1492 circa, tempera e oro su tavola, 37,5 x 48,5 cm, Bergamo, Accademia Carrara
 

Samantha De Martin

02/08/2018

Bergamo - Dopo essere stata considerata, per quasi 200 anni, copia di un lavoro perduto, ma anche un’opera eseguita dal secondogenito dell’artista o da un collaboratore appartenente alla bottega del maestro, la Resurrezione di Cristo è stata solo di recente pienamente attribuita al pennello di Andrea Mantegna. A partire dal 4 agosto, la tavola - realizzata dal maestro veneto tra il 1492 e il 1493 - sarà al centro di un restauro, avviato dall’Accademia Carrara di Bergamo, dove il capolavoro è custodito, e al quale i visitatori potranno assistere in tempo reale.

Le diverse fasi dell’intervento, a cura di Delfina Fagnani e supportato dal Rotary Club Bergamo Sud, si potranno seguire nella Sala 2, al primo piano dell’Accademia, dove un piccolo padiglione consentirà al pubblico di assistere al recupero del capolavoro, che restituirà alla Resurrezione i suoi colori originari, oltre a svelare particolari nuovi sulla genesi della tavola.

La struttura - realizzata in compensato marino e lastre di plexiglass con una speciale pellicola opacizzata che favorisce solo in parte la trasparenza, permettendo di entrare in relazione con il restauro su più livelli di conoscenza - reinterpreta il laboratorio del restauratore, con tanto di strumenti e attrezzature del mestiere, mentre alle pareti verranno riproposte le immagini e i video delle fasi di intervento.
I risultati delle indagini radiologiche, ottiche e chimico-fisiche - effettuate grazie a Humanitas Gavazzeni, Università degli studi di Verona, Soprintendenza di Trento in collaborazione con Università degli studi di Parma - saranno poi messi al servizio del restauro.

Il lavoro di Delfina Fagnani si potrà seguire, in agosto e settembre, ogni mercoledì e sabato durante l’orario di apertura del museo.

La paternità della tavola, da tempo conservata nei depositi del museo di Bergamo, era stata pienamente riconosciuta dagli studiosi grazie a un dettaglio, una piccola croce posta sul limite inferiore del dipinto, che si presentava incompleta. E in effetti l’indizio di un prosieguo dell’opera era stato riconosciuto nella Discesa di Cristo nel limbo, capolavoro custodito oggi a Princeton dalla collezionista Barbara Piasecka Johnson.
Ad avvalorare l’ipotesi era stata poi la perfetta continuità tra la croce e l’asta che la sorregge, nonché dell’arco di rocce diviso tra le due tavole.

Concepita come parte di un lavoro molto più grande diviso in due scene, l’opera, dipinta a tempera e oro su tavola e in buono stato di conservazione, era stata donata all’Accademia Carrara nel 1866 dal conte Guglielmo Lochis, podestà di Bergamo e sensibile collezionista.


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