Madri, figli. I volti della maternità dagli antichi documenti del brefotrofio pesarese al racconto visivo di cinque artisti del contemporaneo

Madri, figli. I volti della maternità dagli antichi documenti del brefotrofio pesarese al racconto visivo di cinque artisti del contemporaneo

 

Dal 05 Ottobre 2014 al 18 Ottobre 2014

Pesaro | Pesaro e Urbino

Luogo: Archivio di Stato

Indirizzo: via della Neviera 44

Curatori: Cecilia Casadei, Roberto Domenichini

Telefono per informazioni: +39 339 2809794

E-Mail info: ceciliaci.casadei@gmail.com

Sito ufficiale: http://aspesaro.beniculturali.it


Contenitore di documenti che raccontano la storia di un luogo e di una comunità , in occasione della “Domenica di carta”, apertura straordinaria promossa dal Ministero dei Beni Culturali, l’Archivio di Stato di Pesaro diviene contenitore di linguaggi dell’arte per un evento che mette in mostra le antiche carte e i registri dei cosiddetti esposti in dialogo con opere visive del contemporaneo. Questi gli artisti invitati con un gruppo di lavori tra pittura, video, disegno e installazione che rappresentano un significativo esempio del panorama artistico del presente: Giovanni Alfano, Federica Amichetti, Annarosa Basile, Deborah Coli, Marco Corridoni. Le loro opere si intrecciano nel percorso della mostra con l’ esposizione di una serie di documenti che riguardano inquietanti atti di processi per stupro e registri d’archivio dell’ antico brefotrofio pesarese che riportano la fedele trascrizione dell’abbandono dei neonati: data, orario di deposito, descrizione del vestiario e di quanto accompagnava la creatura, il suo stato di salute e il successivo percorso baliatico. I “segni di riconoscimento”, che le madri molto spesso lasciavano ai bambini nella segreta speranza di un futuro ricongiungimento, assumono carattere di particolarità nel contesto espositivo, ed ecco santini e medagliette religiose spezzate a metà, nastri colorati e ricamati che denotano ricchezza e l’abbandono doveva essere dettato dall’intento di far scomparire il “frutto della colpa”, più spesso modesti sacchetti di stoffa grezza con alcune invocazioni, scritte in un linguaggio incerto, relative alla cura del bambino o al nome che dovrebbe essergli imposto. E le connotazioni dell’abbandono sono quelle che rimandano alla povertà, alla estrema difficoltà di aver di fronte nuove bocche da sfamare. Una storia documentale di MADRI e FIGLI dove l’assenza delle madri pesa come un macigno per confrontarsi con l’indagine degli artisti che hanno affrontato il tema della maternità con linguaggi diversi, una mostra che si colloca nel periodo di celebrazioni della “Giornata del contemporaneo” dell’11 Ottobre e getta uno sguardo a mondi apparentemente lontani. Per indurre ad una riflessione che supera il tempo. 
In una superba lezione di stile, immagini di una umanità, fissata in un “eterno” isolamento, che non vuole guardare e si offre per opposto al nostro sguardo. Le donne, le madri di Giovanni Alfano, un giovane artista di Nocera Inferiore (SA), una sua personale è in corso alla Galleria Marconi di Cupra Marittima. I suoi bambini silenziosi, sospesi in un irrealistico biancore in una dimensione senza tempo e senza luogo, si coprono il volto con le mani ad evocare la loro estrema fragilità. Quasi a non voler affrontare la realtà, a non voler essere testimoni della sofferenza e del dolore e il bisogno di protezione, attraverso questo grido muto dell’arte, si fa sempre più urgente in una società cieca e sorda rispetto ai bisogni dei più deboli. 
L’espressiva complessità della lezione di Federica Amichetti, una giovane artista recanatese invitata alla 54esima Biennale di Venezia Padiglione Marche curata Vittorio Sgarbi, che ha affrontato il tema della maternità dando risalto alla sofferenza delle donne e delle madri violate. Attraverso “Mater Mater-ia”, e il titolo stesso rimanda alla madre come idea di una primordiale energia, l’autrice ci conduce all’idea di una maternità e fecondità della Natura tutta attraverso fotografia, video e disegno. Dove la connotazione del colore rosso riconduce alla passione e al dolore, al colore del sangue versato dalle donne per difendere, per difendersi, quando un sottile filo, sempre rosso, diviene emblema di tessitura d’amore e di sacrificio. 
La lunga esperienza di una eclettica artista pesarese, pittrice, scultrice, ceramista, poetessa, Annarosa Basile che ha lasciato preziosa testimonianza della sua arte attraverso opere collocate ad Ancona presso la sede del Consiglio regionale e dei Musei civici di Pesaro. La dimensione surreale dei suoi dipinti, dove abitano figure di donne senza volto, generati da cromie e gestualità che creano sulla tela drappeggi azzurri o, eccezionalmente, da calde pennellate intinte nel rosso, e il racconto è quello di una grande madre che accoglie tutti i figli del mondo in una composizione dal perfetto equilibrio stilistico e compositivo. Della figura materna in cui l’autrice si identifica e accompagna la sorella ad attraversare l’ultimo varco, di una Madonna che abbraccia il Bambino. 
Il racconto figurativo di Deborah Coli, un recente riconoscimento come prima classificata al Premio targa d’oro Città di Gubbio, .giovane artista di Montecchio (PU), il suo lavoro si incentra sulla figurazione dove il corpo femminile diviene traccia onirica intrisa di luce. Scompaiono gli abiti per lasciare posto a sottili veli che sottolineano le figure in un contesto di leggiadria fra spiritualità e materia, evanescenza che rimanda al sogno. La maternità è quella di una donna che si identifica con la terra-madre, è quella gioiosa di una giovane incinta avvolta in un soffio di trasparenze, è la sofferenza di una donna nell’opera dal titolo “Ferita”, nel volto sereno di una bambina che ci guarda. 
Una suggestiva installazione del giovanissimo Marco Corridoni, di Monte Vidon Corrado (Fm,) il paese che ha dato i natali ad Osvaldo Licini. Diplomato all’Accademia Belle Arti di Urbino, tra i vincitori del Premio Cavallini 2013 indetto dalla Piero Guidi spa e finalista al prestigioso Premio Arte Laguna 2013, il ventiduenne artista ci consegna il suo messaggio d’arte con un raffinato lavoro tra disegno e scultura, la chiave del suo attuale percorso. Quando “Angeli del nostro tempo” diviene denuncia di un triste fenomeno sociale che ha preso il posto dell’abbandono al brefotrofio: una moltitudine di piccoli sacchetti bianchi depositati a terra come spazzatura su cui l’artista ha impresso volti di bambini mai nati che sembrano porci una domanda: Perché ? 

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