Hebert Hamak. Il tesoro misterioso
Dal 16 Ottobre 2015 al 13 Dicembre 2015
Verona
Luogo: Museo Lapidario Maffeiano
Indirizzo: piazza Bra' 28
Orari: da martedì a domenica 8.30-14; sabato 8:30-19:30
Curatori: Hélène de Franchis, Paola Marini
Costo del biglietto: intero € 4,50, ridotto gruppi (sup. 15 unità), agevolazioni, anziani sup. 60 € 3, ridotto scuole (dalle primarie alle secondarie di secondo grado) e ragazzi (8-14 anni, solo accompagnati) € 1, cumulativo musei Maffeiano/Arena intero € 11, cumulativo musei Maffeiano/Arena ridotto € 8, cumulativo musei Castelvecchio/Maffeiano intero € 7, cumulativo musei Castelvecchio/Maffeiano ridotto: € 5, gratuito anziani con età superiore a 65 anni residenti nel Comune
Telefono per informazioni: +39 045 590087
E-Mail info: ufficiostampa@studiolacitta.it
Sito ufficiale: http://https://museomaffeiano.comune.verona.it
In uno dei più antichi musei pubblici d’Europa Herbert Hamak dialogherà, sulla scia della suggestione salgariana indicata per i collateral di ArtVerona 2015, con i tesori, “nascosti” e non, dello straordinario Museo settecentesco che si affaccia su Piazza Bra’. Le sue opere in resina, custodi di piccoli manufatti e di pigmenti colorati, si alterneranno ai preziosi reperti conservati nelle sale museali, mentre nel giardino alcuni elementi evocheranno il tracciato dell’antica cinta urbana di cui un segmento è visibile nel sotterraneo del Museo. Nel 2007 Herbert Hamak fu chiamato a realizzare un intervento nel complesso monumentale di Castelvecchio alla luce della riapertura al pubblico dei camminamenti di ronda. Ultramarinblau Dunkel Pb 29.77007, era l’installazione che si presentava incastonata tra i merli della cinta muraria che circonda il cortile del Castello. Ora a distanza di anni - quasi un completamento di quell’intervento - Hamak interviene con un allestimento site specific nel giardino del Museo Lapidario Maffeiano proprio in corrispondenza del proseguimento di quella stessa cinta che aveva ornato nel 2007. Qui, nel giardino del museo, l’artista tedesco interviene in maniera duplice. Da un lato, in stretta correlazione con lo spazio suggestivo del sito, fa appunto riemergere il muro di cinta sottostante con un invito rivolto alla memoria e alla riscoperta di ciò che è meno visibile, quasi nascosto come sono le fondamenta dell’antica cinta urbana di cui un segmento è visibile nel sotterraneo del Museo; mentre la trave che campeggerà appoggiata al muro, altro non è che una delle sue lance blu che solcavano il camminamento e che qui ritornano come citazione. Nelle sale l’intervento molto contestualizzato si lega all’omaggio che accompagna sia un viaggio salgariano, sia il viaggio nell’aldilà: ecco che allora alcuni reperti sono custoditi nelle resine a ricordare contemporaneamente la memoria e la creazione di un’opera d’arte. A proposito di queste nuove opere di Herbert Hamak, Marco Meneguzzo osserva che ciò che affascina è il mistero più che lo svelamento dell’oggetto custodito nel blocco di resina. Hamak “costruisce” letteralmente il mistero e già in questo mette in atto una capacità che non è comune, perché a rigor di termini, un mistero non si costruisce, ma “è”: invece, immergendo qualsiasi “cosa da questo mondo” nella resina, si stabilisce quella “lontananza” che nella realtà è costituita da appena qualche centimetro di resina semitrasparente, ma che nell’immaginario è costituita più dal tempo che dallo spazio e colloca l’oggetto in una regione fantastica.
La mancata identificazione subitanea della “cosa”, infatti, consente alla fantasia di costruire più ipotesi sulla sua natura, e molteplici livelli di narrazione su di essa, proprio a partire dal suo stato fisico, ed è proprio questa strana contraddizione tra la percezione di una semplice realtà – un oggetto imprigionato in un blocco di resina – e le possibili costruzioni immaginative – Da dove viene? Perché è imprigionato? Da quanto tempo lo è? ... e per ultima, ma paradossalmente non la più importante, Che cos’è? – a costituire non soltanto il mistero dell’oggetto, ma il mistero stesso dell’arte che riesce a costruire misteri. Hamak ha titolato queste sue opere “Point Alpha”, indicando così esplicitamente una sorta di “inizio” (Alfa è la prima lettera dell’alfabeto greco), che nel suo caso dovrebbe però essere un “nuovo inizio”, vista la sua notevole attività precedente, per altro sempre interpretata – e non c’era motivo per non farlo – come un esempio di minimalismo astratto, concretizzato in una forma e in un colore.
Qui invece sembra tutto stravolto, per la presenza di un oggetto o di un’immagine che apparentemente diventano protagonisti dell’opera, e ciò giustificherebbe la novità di un titolo simile, a sottolineare la frattura con un periodo precedente della propria storia, ma una volta passato il primo momento di sgomento concettuale – che tutti noi, che
conoscevamo la sua opera precedente, abbiamo sicuramente provato ... -, che lo vedeva rinunciare ai concetti di forma, di colore, di geometria, in favore di immagini, metafore e narrazioni, la considerazione potrebbe andare al vero protagonista di tutto questo rinnovamento, che non è altro che il blocco di resina. E’ questo infatti che innesca la metafora, che costruisce il tempo della narrazione, che mette in scena il mistero, molto di più dell’oggetto racchiuso al suo interno” (...). I fiori di Warhol insieme alla sbarra multicolore rimandano a colori di esotici siti. Mentre colonne e piccoli cubi monocromi suggeriscono possibili antichi colori alle urne di Volterra.
Herbert Hamak nasce nel 1952 a Unterfranken. Vive e lavora a Hammelburg, in Germania.
In Italia e all’estero ha esposto in alcune tra le principali istituzioni museali e in prestigiose gallerie.
Tra queste, citando la sua ultima attività, le mostre personali: 2015 - L’insostenibile leggerezza del colore, Perlartecontemporanea, Lugano; Point Alpha, con testo di/with text by Marco Meneguzzo, Studio la Città, Verona. 2013 - Galerie Tanit, Munich; A Bunch of Roses, Studio la Città, Verona; Galerie Xippas, Paris. 2011 - Galería Xavier Fiol, Palma de Mallorca; Museum Haus Lange di Krefeld, a cura di/curated by Martin Hentschel. 2009 Geukens & de Vil, Knokke; Galleria Traghetto, Venezia; Anima ed Esattezza, 2000 & Novecento, Reggio Emilia. 2008 Studio la Città, Verona; Sebastian Guinnes Gallery, Dublino; Archiginnasio, Bologna. 2007 Oltre, Galleria Civica G. Segantini, Arco; Ultramarinblau Dunkel Pb 29.77007, Museo di Castelvecchio, Verona. 2006 Galerie Christian Roellin, St. Gallen, Svizzera/Suisse; Geukens & De Vil Contemporary Art, Knokke-Zoute, Belgio/Belgium; Peggy Guggenheim Collection, Venezia . 2005 Nota biografica Galerie Xippas, Paris; Studio Visconti, Milano; Kunsthalle Mannheim, Mannheim; Kenji Taki Gallery, Tokyo and Nagoya. Mostre collettive / Group shows.
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Lisetta Carmi. Molto vicino, incredibilmente lontano