Nella Sala Apollo della Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Una nuova sala per il Nano Morgante, il buffone della corte medicea ritratto dal Bronzino
Agnolo di Cosimo detto Bronzino, Ritratto del Nano Morgante, olio su tela, 1553 circa, 98 x 149 cm, nel nuovo allestimento presso la Sala Apollo della Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Samantha De Martin
25/09/2019
Firenze - Una civetta tenuta al laccio, nella mano destra, per attirare una ghiandaia che vola e subito dietro, come una cinematografica scena in successione, il risultato dell’impresa, visibile sul retro del quadro, con il protagonista che impugna la preda voltandosi verso lo spettatore con sguardo complice e soddisfatto.
Braccio di Bartolo, chiamato con ironia Morgante - come il gigante protagonista dell'omonimo poema di Luigi Pulci - era il più celebre dei cinque buffoni vissuti alla corte di Cosimo I de' Medici. Noto e apprezzato per la sua lingua tagliente e arguta, citato nelle Vite del Vasari, il simpatico buffone ritratto nel Nano Morgante del Bronzino ritorna nella Sala di Apollo nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti dopo un periodo trascorso nel corridoio al primo piano degli Uffizi, dove era stato sistemato dal 2013 al 2016.
Le vibrazioni del pavimento al centro del corridoio, dove era collocato, nella traiettoria dei flussi dei visitatori, costituivano un pericolo per la conservazione del capolavoro. Ed è per questo che quest’opera assai fragile, dotata adesso di una nuova teca, con vetro antiriflesso di ultima generazione e sistema di assorbimento degli urti, ha trovato nella Sala di Apollo di Palazzo Pitti una collocazione più sicura.
Nell’Ottocento il dipinto del pittore fiorentino venne sottoposto ad un pesante intervento di restauro che trasformò il nano addirittura nel dio Bacco, con tanto di una corona di foglie di vite, aggiunta in seguito a cingergli capo, una ghirlanda di pampini e grappoli a occultare bacino e genitali e la civetta ridipinta trasformata in calice di vino.
Queste aggiunte furono rimosse solo nel 2010, durante una delicata operazione di ripristino che riconsegnò all’opera l’aspetto originario, e al Nano Morgante la sua dignità di abile cacciatore di uccelli, tanto celebrata dalle fonti storiche.
Il personaggio dalle generose fattezze è ritratto nel quadro di fronte e da tergo in due momenti successivi dell’azione: davanti lo si vede prima della caccia, mentre dietro viene mostrato a conclusione dell’impresa. Questo curioso espediente costituiva la risposta di Bronzino, all’epoca coinvolto nella querelle sulla contesa del primato tra pittura e scultura, a chi sosteneva il vantaggio della statuaria, capace di offrire più punti di vista.
“Le cronache - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - ci tramandano che Braccio di Bartolo aveva una personalità complessa e arguta, carismatica e a volte anche litigiosa. Fu uno dei protagonisti della vita sociale e politica della corte, molto caro a Cosimo I, di cui si festeggia quest’anno il cinquecentenario della nascita. L’installazione a Palazzo Pitti del suo ritratto dipinto da Bronzino è dunque un’occasione insieme museografica e celebrativa. Ed è oltretutto un’operazione che assicura la salvaguardia di un’opera tanto fragile dai rischi di distacco della pellicola pittorica”.
Leggi anche:
• È in arrivo The Medici Game, il videogioco per scoprire Palazzo Pitti
Braccio di Bartolo, chiamato con ironia Morgante - come il gigante protagonista dell'omonimo poema di Luigi Pulci - era il più celebre dei cinque buffoni vissuti alla corte di Cosimo I de' Medici. Noto e apprezzato per la sua lingua tagliente e arguta, citato nelle Vite del Vasari, il simpatico buffone ritratto nel Nano Morgante del Bronzino ritorna nella Sala di Apollo nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti dopo un periodo trascorso nel corridoio al primo piano degli Uffizi, dove era stato sistemato dal 2013 al 2016.
Le vibrazioni del pavimento al centro del corridoio, dove era collocato, nella traiettoria dei flussi dei visitatori, costituivano un pericolo per la conservazione del capolavoro. Ed è per questo che quest’opera assai fragile, dotata adesso di una nuova teca, con vetro antiriflesso di ultima generazione e sistema di assorbimento degli urti, ha trovato nella Sala di Apollo di Palazzo Pitti una collocazione più sicura.
Nell’Ottocento il dipinto del pittore fiorentino venne sottoposto ad un pesante intervento di restauro che trasformò il nano addirittura nel dio Bacco, con tanto di una corona di foglie di vite, aggiunta in seguito a cingergli capo, una ghirlanda di pampini e grappoli a occultare bacino e genitali e la civetta ridipinta trasformata in calice di vino.
Queste aggiunte furono rimosse solo nel 2010, durante una delicata operazione di ripristino che riconsegnò all’opera l’aspetto originario, e al Nano Morgante la sua dignità di abile cacciatore di uccelli, tanto celebrata dalle fonti storiche.
Il personaggio dalle generose fattezze è ritratto nel quadro di fronte e da tergo in due momenti successivi dell’azione: davanti lo si vede prima della caccia, mentre dietro viene mostrato a conclusione dell’impresa. Questo curioso espediente costituiva la risposta di Bronzino, all’epoca coinvolto nella querelle sulla contesa del primato tra pittura e scultura, a chi sosteneva il vantaggio della statuaria, capace di offrire più punti di vista.
“Le cronache - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - ci tramandano che Braccio di Bartolo aveva una personalità complessa e arguta, carismatica e a volte anche litigiosa. Fu uno dei protagonisti della vita sociale e politica della corte, molto caro a Cosimo I, di cui si festeggia quest’anno il cinquecentenario della nascita. L’installazione a Palazzo Pitti del suo ritratto dipinto da Bronzino è dunque un’occasione insieme museografica e celebrativa. Ed è oltretutto un’operazione che assicura la salvaguardia di un’opera tanto fragile dai rischi di distacco della pellicola pittorica”.
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