Da Nord a Sud gli appuntamenti da non perdere
Voglia di fotografia – L’arte dello scatto in 8 mostre
Pop by Brian Griffin. A Broken Frame
Francesca Grego
05/01/2018
Maestri della fotografia artistica e big del reportage, scatti in bianco e nero o coloratissime icone pop, immagini poetiche, drammatiche, provocatorie tracciano un itinerario di grande varietà lungo le città Stivale.
Per girare il mondo in un caleidoscopio di visioni o guardare i paesaggi del quotidiano con occhi nuovi. Da Torino a Catania, una full immersion nel mondo della fotografia in 8 mostre.
• Robert Capa. Retrospective. Bassano del Grappa, fino al 22 gennaio al Museo Civico
Un centinaio di immagini in bianco e nero per raccontare la parabola di uno dei più celebri fotogiornalisti della storia.
Frutto della collaborazione con Casa dei Tre Oci di Venezia, specializzata nella fotografia dei grandi maestri internazionali, e Magnum Photo – di cui Capa fu cofondatore e tra gli esponenti di spicco –il percorso di Bassano del Grappa è un esclusivo viaggio intorno al mondo sulle orme del reporter che, superando le barriere tra fotografo e soggetto, ha saputo restituire umanità alla guerra fotografando volti, gesti ed espressioni: “mostrando – come scrisse l’amico John Steinbeck – l’orrore di un intero popolo attraverso un bambino”.
Scatti che hanno scritto la storia – come quelli dello sbarco alleato in Normandia – e reportage da cinque grandi conflitti – dalla Guerra Civile Spagnola alla resistenza della Cina all’invasione giapponese, dal primo conflitto arabo-israeliano alla guerra francese in Indocina, dove Capa perse la vita - scandiscono un ricco percorso, insieme a ritratti di amici e artisti tra cui Picasso, Matisse, Bergman, Hemingway.
• Steve McCurry. Icons. Pavia, dal 3 febbraio al 3 giugno alle Scuderie del Castello Visconteo
Il lavoro del grande reporter in una spettacolare retrospettiva.
Dai ritratti alla fotografia di guerra, passando per immagini di gioia, sofferenza o poesia, ironia e stupore. Un centinaio di scatti per un caleidoscopio di visioni vive e fragranti che il fotografo del National Geographic ha catturato nei quattro angoli del globo: nei campi profughi dell’Afghanistan, dove ha ritratto i celeberrimi occhi verdi di Sharbat Gula, ma anche in India, Birmania, Cuba, Brasile.
Impreziosisce il percorso un’audioguida in cui lo stesso Mc Curry descrive l’origine di metà delle foto in mostra.
• Brian Griffin. Pop. Napoli, fino al 4 marzo ai Magazzini Fotografici
Prima personale italiana per il fotografo britannico “più imprevedibile e influente degli ultimi decenni”, come lo ha definito il British Journal of Photography.
Acuto interprete del contemporaneo e sperimentatore pieno di inventiva, Griffin è diventato famoso per aver immortalato in scatti icona la scena musicale degli anni Settanta e Ottanta: Iggy Pop, i Queen, The Clash, Kate Bush e soprattutto i Depeche Mode, di cui ha modellato l’immagine fin dagli esordi.
Si presenta ai Magazzini Fotografici di Napoli con 30 scatti scelti personalmente. Tra le più famose, un’immagine che sembra realizzata oggi e tuttavia somiglia a un dipinto: un campo di grano dalla luce irreale solcato da una donna che solleva una falce, la copertina di A Broken Frame, il secondo album della band di Dave Gahan.
• James Natchwey. Memoria. Milano, fino al 4 marzo a Palazzo Reale
Dal pluripremiato reporter che è ritenuto l’erede di Robert Capa, 200 immagini di grande potenza raccontano le più scottanti emergenze dell’attualità degli ultimi 40 anni con sguardo umano e pieno di empatia.
Guerre, terrorismo, disastri naturali dal Nepal al Ruanda, dall’Iraq all’Afghanistan, fino al flagello dell’eroina, all’orrore degli orfanotrofi rumeni e all’esodo in corso dei rifugiati verso l’Europa, “la fotografia di Nathwey non si limita a documentare la realtà”, spiegano i curatori, “ma ne fornisce un’interpretazione nel nome della compassione. Testimonia gli orrori della guerra sublimandoli nella bellezza, conservando, anche nelle situazioni più tragiche una prospettiva artistica”
• PH Neutro Collection: i colossi della fotografia mondiale. Rimini, fino al 18 gennaio all'Augeo Space Art
Il meglio della fotografia internazionale in un itinerario che abbraccia immagini, esperienze e stili degli ultimi 70 anni.
Dai celebri scatti di Sebastião Salgado ai cult di Robert Frank, dalla poesia tutta italiana di Mario Giacomelli alle provocazioni di Andrè Serrano, per proseguire con i singolari esperimenti di J.P. Witkin, tra i più originali interpreti viventi, i paesaggi di Ansel Adams e Michael Kenna, le atmosfere oniriche e fantasiose di Paolo Ventura, gli scatti più richiesti di Thomas Struth, i sogni a occhi aperti di Duane Michals, le immagini pittoriche di Brassesco & Passi Norberto, l’intenso vissuto di Nan Goldin.
• L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973. Torino, dal 18 gennaio al 13 maggio presso Camera - Centro Italiano per la Fotografia
Oltre le distinzioni tra generi e discipline, un excursus nella libertà creativa di un protagonista dell’architettura del Novecento.
Oltre 500 immagini che partendo dal tema dell’abitare – edifici, still life di oggetti domestici, istantanee di architetture di straordinaria varietà catturate in tutto il pianeta – passa per il tema del corpo con ritratti femminili, sfociando infine in scatti dalle atmosfere surrealiste, dove oggetti e scene di interni si caricano di un’aura enigmatica e a volte paradossale.
Infine la cosiddetta “mistica dell’acrobazia” rivela l’amore di Mollino per la velocità e il volo, ad esempio con affascinanti fotografie in cui le linee tracciate dagli sciatori sulla neve richiamano i sinuosi profili del design dell’architetto torinese.
• Vivian Maier. Una fotografa ritrovata. Catania, fino al 18 febbraio presso Fondazione Puglisi Cosentino
La realtà di New York e Chicago attraverso l’obiettivo di Vivian Maier, fotografa per passione e tata di professione che ci ha lasciato un sorprendente corpus di migliaia di immagini mai esposte o pubblicate mentre era in vita.
Scatti in bianco e nero, foto a colori e alcuni filmati in super 8 regalano fugaci attimi di vita metropolitana, fragranti scene di strada che raccontano un periodo di vorticosi cambiamenti, gesti espressivi di bambini e anziani, tra i soggetti preferiti, e numerosi autoritratti, che attraverso un’ombra, il riflesso in una vetrina o in una pozzanghera ci avvicinano alla misteriosa figura della fotografa.
• Errancia y fotografìa. Il mondo ispanico di Jesse A. Fernàndez. Roma, dal 18 gennaio al 3 marzo all’Istituto Cervantes
Da uno dei più grandi fotografi di artisti e intellettuali del Novecento, una galleria di ritratti che racconta personaggi chiave del secolo e luoghi del peregrinare di un’anima profondamente latina.
Nato a Cuba da genitori asturiani, Jesús Antonio Fernández Martínez condusse una vita decisamente nomade, come testimoniano nel percorso sezioni dedicate ai suoi soggiorni a Madrid, Parigi, Palermo, New York, L’Avana, Porto Rico, Colombia, Messico, Guatemala tra il 1952 e il 1986.
Noto per i ritratti di Marlene Dietrich e Marcel Duchamp, all’Istituto Cervantes presenta immagini iconiche e chicche inedite o da riscoprire, accomunate dal denominatore dell’appartenenza alla cultura ispanica.
Tra i soggetti, Salvador Dalì, Juan Mirò, Luis Buñuel, Jorges Luis Borges, Julio Cortazar, Mario Vargas Llosa, Octavio Paz.
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Frutto della collaborazione con Casa dei Tre Oci di Venezia, specializzata nella fotografia dei grandi maestri internazionali, e Magnum Photo – di cui Capa fu cofondatore e tra gli esponenti di spicco –il percorso di Bassano del Grappa è un esclusivo viaggio intorno al mondo sulle orme del reporter che, superando le barriere tra fotografo e soggetto, ha saputo restituire umanità alla guerra fotografando volti, gesti ed espressioni: “mostrando – come scrisse l’amico John Steinbeck – l’orrore di un intero popolo attraverso un bambino”.
Scatti che hanno scritto la storia – come quelli dello sbarco alleato in Normandia – e reportage da cinque grandi conflitti – dalla Guerra Civile Spagnola alla resistenza della Cina all’invasione giapponese, dal primo conflitto arabo-israeliano alla guerra francese in Indocina, dove Capa perse la vita - scandiscono un ricco percorso, insieme a ritratti di amici e artisti tra cui Picasso, Matisse, Bergman, Hemingway.
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Il lavoro del grande reporter in una spettacolare retrospettiva.
Dai ritratti alla fotografia di guerra, passando per immagini di gioia, sofferenza o poesia, ironia e stupore. Un centinaio di scatti per un caleidoscopio di visioni vive e fragranti che il fotografo del National Geographic ha catturato nei quattro angoli del globo: nei campi profughi dell’Afghanistan, dove ha ritratto i celeberrimi occhi verdi di Sharbat Gula, ma anche in India, Birmania, Cuba, Brasile.
Impreziosisce il percorso un’audioguida in cui lo stesso Mc Curry descrive l’origine di metà delle foto in mostra.
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Acuto interprete del contemporaneo e sperimentatore pieno di inventiva, Griffin è diventato famoso per aver immortalato in scatti icona la scena musicale degli anni Settanta e Ottanta: Iggy Pop, i Queen, The Clash, Kate Bush e soprattutto i Depeche Mode, di cui ha modellato l’immagine fin dagli esordi.
Si presenta ai Magazzini Fotografici di Napoli con 30 scatti scelti personalmente. Tra le più famose, un’immagine che sembra realizzata oggi e tuttavia somiglia a un dipinto: un campo di grano dalla luce irreale solcato da una donna che solleva una falce, la copertina di A Broken Frame, il secondo album della band di Dave Gahan.
• James Natchwey. Memoria. Milano, fino al 4 marzo a Palazzo Reale
Dal pluripremiato reporter che è ritenuto l’erede di Robert Capa, 200 immagini di grande potenza raccontano le più scottanti emergenze dell’attualità degli ultimi 40 anni con sguardo umano e pieno di empatia.
Guerre, terrorismo, disastri naturali dal Nepal al Ruanda, dall’Iraq all’Afghanistan, fino al flagello dell’eroina, all’orrore degli orfanotrofi rumeni e all’esodo in corso dei rifugiati verso l’Europa, “la fotografia di Nathwey non si limita a documentare la realtà”, spiegano i curatori, “ma ne fornisce un’interpretazione nel nome della compassione. Testimonia gli orrori della guerra sublimandoli nella bellezza, conservando, anche nelle situazioni più tragiche una prospettiva artistica”
• PH Neutro Collection: i colossi della fotografia mondiale. Rimini, fino al 18 gennaio all'Augeo Space Art
Il meglio della fotografia internazionale in un itinerario che abbraccia immagini, esperienze e stili degli ultimi 70 anni.
Dai celebri scatti di Sebastião Salgado ai cult di Robert Frank, dalla poesia tutta italiana di Mario Giacomelli alle provocazioni di Andrè Serrano, per proseguire con i singolari esperimenti di J.P. Witkin, tra i più originali interpreti viventi, i paesaggi di Ansel Adams e Michael Kenna, le atmosfere oniriche e fantasiose di Paolo Ventura, gli scatti più richiesti di Thomas Struth, i sogni a occhi aperti di Duane Michals, le immagini pittoriche di Brassesco & Passi Norberto, l’intenso vissuto di Nan Goldin.
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Oltre 500 immagini che partendo dal tema dell’abitare – edifici, still life di oggetti domestici, istantanee di architetture di straordinaria varietà catturate in tutto il pianeta – passa per il tema del corpo con ritratti femminili, sfociando infine in scatti dalle atmosfere surrealiste, dove oggetti e scene di interni si caricano di un’aura enigmatica e a volte paradossale.
Infine la cosiddetta “mistica dell’acrobazia” rivela l’amore di Mollino per la velocità e il volo, ad esempio con affascinanti fotografie in cui le linee tracciate dagli sciatori sulla neve richiamano i sinuosi profili del design dell’architetto torinese.
• Vivian Maier. Una fotografa ritrovata. Catania, fino al 18 febbraio presso Fondazione Puglisi Cosentino
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Scatti in bianco e nero, foto a colori e alcuni filmati in super 8 regalano fugaci attimi di vita metropolitana, fragranti scene di strada che raccontano un periodo di vorticosi cambiamenti, gesti espressivi di bambini e anziani, tra i soggetti preferiti, e numerosi autoritratti, che attraverso un’ombra, il riflesso in una vetrina o in una pozzanghera ci avvicinano alla misteriosa figura della fotografa.
• Errancia y fotografìa. Il mondo ispanico di Jesse A. Fernàndez. Roma, dal 18 gennaio al 3 marzo all’Istituto Cervantes
Da uno dei più grandi fotografi di artisti e intellettuali del Novecento, una galleria di ritratti che racconta personaggi chiave del secolo e luoghi del peregrinare di un’anima profondamente latina.
Nato a Cuba da genitori asturiani, Jesús Antonio Fernández Martínez condusse una vita decisamente nomade, come testimoniano nel percorso sezioni dedicate ai suoi soggiorni a Madrid, Parigi, Palermo, New York, L’Avana, Porto Rico, Colombia, Messico, Guatemala tra il 1952 e il 1986.
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