Olga Schigal. Dietro casa un altro angolo
Dal 11 Febbraio 2015 al 11 Marzo 2015
Milano
Luogo: Associazione Italia Russia
Indirizzo: via Cadore 16
Curatori: Paola Boccaletti
Enti promotori:
- Associazione Italia Russia
- Fondazione Cariplo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 8056122
E-Mail info: eventi@associazioneitaliarussia.it
Sito ufficiale: http://www.associazioneitaliarussia.it
Da mercoledì 11 febbraio a mercoledì 11 marzo 2015 l’Associazione Italia Russia di Milano ospita Dietro casa Un altro angolo una mostra di Olga Schigal a cura di Paola Boccaletti, promossa dall’Associazione Italia Russia con il patrocinio della Fondazione Cariplo.
Olga Schigal è nata nel 1980 ad Ischimbaj (Russia) nella Regione degli Urali ed è cresciuta a Nyagan, una piccola città della Siberia. Nel 1997 si trasferisce in Germania dove - nel 2002 – viene ammessa alla Kunstakademie di Münster dove si specializza in Arte plastica con Katharina Fritsch. Dal 2009 vive e lavora a Milano www.olgaschigal.com
Nel 2010 vince il Primo Premio di Arte Laguna, presso l’Arsenale di Venezia. Nel 2011 realizza l’installazione “Oltre le terre fredde” alla Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano. Nel 2012 riceve il Primo Premio scultura Art Gallery, Campari, Milano. Dal 2004 ha partecipato a varie mostre collettive e festival internazionali.
Dietro casa un altro angolo
Non sempre il senso di appartenenza, sia che esso nasca da una matrice culturale, intellettuale o sociale, è innato; alle volte serve coltivarlo, maturarlo attraverso i ricordi, solleticando gli imprevisti e i rapporti che forse appaiono più scontati. Come per Olga Schigal, artista di origine russa, che presenta un’installazione all'Associazione Italia Russia. Qui Olga, vissuta in un piccolo villaggio siberiano e trasferitasi in Germania dopo la caduta del Muro, cerca di riorganizzare le sensazioni di quel passato ormai lontano e dare loro forma all’interno di uno spazio profondamente intriso di quel senso di appartenenza di cui è costantemente alla ricerca. E se, nei primi tempi vissuti in Italia, nei suoi lavori ha avuto il sopravvento la sensazione nostalgica di queste due vite precedenti, a distanza di anni si realizza la consapevolezza di un tempo passato, di una strada percorsa oltre la quale trovare la propria casa, la propria identità. Dietro casa un altro angolo.
L’artista sperimenta nuovi materiali come la gommalattice prevulcanizzata, una resina naturale con la quale realizza calchi e stampi; nature morte dalla pelle giallognola spenta e opaca che col tempo si scurisce e assottiglia fino a degradarsi completamente. Frutta, foglie e teschi che sistema nella biblioteca, tra gli scaffali popolati da rare raccolte di riviste di epoca sovietica e volumi scritti in caratteri cirillici su carta segnata dagli anni: composizioni da sempre care agli artisti intenzionati a dichiarare l’impossibilità di fermare il presente per un tempo infinito. Materiali che hanno segnato indelebilmente la storia ma che prima o poi svaniranno nella loro corporeità. Olga Schigal ha vissuto in prima persona le vicende storiche dei paesi comunisti e la condizione di emigrato che qui interpreta attraverso il suo modo di fare arte, di renderle contemporanee, nuovamente presenti. Lungo il corridoio, in piccole foto dai colori brillanti, l’artista si fa protagonista dei suoi lavori, che indossa come per recuperare quella identità ormai lontana; sono i simboli nazionali russi della falce e martello o della stella rossa, ma anche gli emblemi della società nella quale viviamo, dove le persone si spostano da un paese all’altro alla ricerca di una vita migliore. Il maglione portafortuna è stato confezionato dalla zia che ancora vive in Siberia, intrecciato con 3000 “braccialetti portafortuna” acquistati da ragazzi senegalesi, nella convinzione e speranza che la fortuna possa essere senza frontiere, non avere distanze né nazionalità, lingua o differenze sociali.
Siamo costantemente alla ricerca di noi stessi e nel tentativo di esprimere ciò che siamo aggiungiamo ritagli della memoria personale e collettiva per arrivare a costruire nuove storie e nuovi modelli, come fa Olga Schigal, cercando dietro casa un altro angolo ancora. Testo di Paola Boccaletti
Elenco opere in mostra:
Installazione: Still Lifes, 2014
Fotografie:
Mjagkaja Igrushka (Soft Toy), 2011
Maglione portafortuna (Lucky Sweater), 2014
International O, 2014
Pasta, pasta, pasta, 2014
Olga Schigal è nata nel 1980 ad Ischimbaj (Russia) nella Regione degli Urali ed è cresciuta a Nyagan, una piccola città della Siberia. Nel 1997 si trasferisce in Germania dove - nel 2002 – viene ammessa alla Kunstakademie di Münster dove si specializza in Arte plastica con Katharina Fritsch. Dal 2009 vive e lavora a Milano www.olgaschigal.com
Nel 2010 vince il Primo Premio di Arte Laguna, presso l’Arsenale di Venezia. Nel 2011 realizza l’installazione “Oltre le terre fredde” alla Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano. Nel 2012 riceve il Primo Premio scultura Art Gallery, Campari, Milano. Dal 2004 ha partecipato a varie mostre collettive e festival internazionali.
Dietro casa un altro angolo
Non sempre il senso di appartenenza, sia che esso nasca da una matrice culturale, intellettuale o sociale, è innato; alle volte serve coltivarlo, maturarlo attraverso i ricordi, solleticando gli imprevisti e i rapporti che forse appaiono più scontati. Come per Olga Schigal, artista di origine russa, che presenta un’installazione all'Associazione Italia Russia. Qui Olga, vissuta in un piccolo villaggio siberiano e trasferitasi in Germania dopo la caduta del Muro, cerca di riorganizzare le sensazioni di quel passato ormai lontano e dare loro forma all’interno di uno spazio profondamente intriso di quel senso di appartenenza di cui è costantemente alla ricerca. E se, nei primi tempi vissuti in Italia, nei suoi lavori ha avuto il sopravvento la sensazione nostalgica di queste due vite precedenti, a distanza di anni si realizza la consapevolezza di un tempo passato, di una strada percorsa oltre la quale trovare la propria casa, la propria identità. Dietro casa un altro angolo.
L’artista sperimenta nuovi materiali come la gommalattice prevulcanizzata, una resina naturale con la quale realizza calchi e stampi; nature morte dalla pelle giallognola spenta e opaca che col tempo si scurisce e assottiglia fino a degradarsi completamente. Frutta, foglie e teschi che sistema nella biblioteca, tra gli scaffali popolati da rare raccolte di riviste di epoca sovietica e volumi scritti in caratteri cirillici su carta segnata dagli anni: composizioni da sempre care agli artisti intenzionati a dichiarare l’impossibilità di fermare il presente per un tempo infinito. Materiali che hanno segnato indelebilmente la storia ma che prima o poi svaniranno nella loro corporeità. Olga Schigal ha vissuto in prima persona le vicende storiche dei paesi comunisti e la condizione di emigrato che qui interpreta attraverso il suo modo di fare arte, di renderle contemporanee, nuovamente presenti. Lungo il corridoio, in piccole foto dai colori brillanti, l’artista si fa protagonista dei suoi lavori, che indossa come per recuperare quella identità ormai lontana; sono i simboli nazionali russi della falce e martello o della stella rossa, ma anche gli emblemi della società nella quale viviamo, dove le persone si spostano da un paese all’altro alla ricerca di una vita migliore. Il maglione portafortuna è stato confezionato dalla zia che ancora vive in Siberia, intrecciato con 3000 “braccialetti portafortuna” acquistati da ragazzi senegalesi, nella convinzione e speranza che la fortuna possa essere senza frontiere, non avere distanze né nazionalità, lingua o differenze sociali.
Siamo costantemente alla ricerca di noi stessi e nel tentativo di esprimere ciò che siamo aggiungiamo ritagli della memoria personale e collettiva per arrivare a costruire nuove storie e nuovi modelli, come fa Olga Schigal, cercando dietro casa un altro angolo ancora. Testo di Paola Boccaletti
Elenco opere in mostra:
Installazione: Still Lifes, 2014
Fotografie:
Mjagkaja Igrushka (Soft Toy), 2011
Maglione portafortuna (Lucky Sweater), 2014
International O, 2014
Pasta, pasta, pasta, 2014
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