Fino al 12 dicembre al Salone Margherita di Roma
Le opere d'arte della Banca d'Italia vanno in scena al café chantant
Roma, Teatro Margherita | Foto: © Samantha De Martin
Samantha De Martin
28/09/2021
Roma - Nell’abbraccio vivace del teatro che accolse comici e sciantose, attori e trasformisti, maestri della risata come Fregoli e Totò, diciotto inedite opere della collezione d’arte della Banca d’Italia si mostrano al pubblico per la prima volta, tessendo un sorprendente racconto che dal Novecento arriva ai nostri giorni.
Tornato dal 2020 nella disponibilità della Banca, il Salone Margherita, gioiello in stile Liberty attivo dal 1898 nel cuore della capitale, tempio del varietà e degli svaghi della borghesia romana, alza il sipario su un nucleo di lavori mai visti.
Roma, Salone Margherita | Foto: © Samantha De Martin
L’edificio che nel 1921 accolse anche uno spettacolo di varietà futurista di Filippo Tommaso Marinetti e che rappresenta oggi l’unico esempio in Italia di café chantant rimasto pressoché intatto nel tempo, ospita fino al prossimo 12 dicembre la mostra Opere in scena. Si tratta di una selezione di capolavori appartenenti alla raccolta della Banca d’Italia e per certi versi sconosciuti al grande pubblico e agli specialisti perché abitualmente collocati in ambienti privati dell’istituto bancario o rimasti per lungo tempo negli studi egli artisti.
Roma, Teatro Margherita | Foto: © Samantha De Martin
“Più che una mostra, quella allestita negli spazi del Salone Margherita è un progetto espositivo - spiega il curatore Pier Paolo Pancotto -. Le opere vengono vissute da coloro che usufruiscono di questi spazi. Abbiamo pensato di disporle come parte di un’unica installazione, priva di didascalie, come se ogni lavoro fosse posizionato all’interno di uno studio della Banca o di un’abitazione. Ed è anche per questo che il percorso andrebbe visto in maniere circolare, evocativa”.
Per sottolineare la ricchezza semantica della collezione alla quale questi lavori appartengono, la mostra punta su una selezione di autori differenti, per generazione, cultura e linguaggio, in dialogo tra loro al fine di trasmettere a chi guarda le affinità sintattiche o visive che si possono generare dal loro incontro.
Per questo lo spettatore troverà le opere affiancate e giustapposte tra loro, nel tentativo di trasmettere sintonie diverse, in un gioco di rimandi che è il fulcro del progetto espositivo stesso.
Roma, Salone Margherita | Foto: © Samantha De Martin
Seguendo questa logica assistiamo al dialogo tra Sorgente di luce (2017) di Alberto Di Fabio e il Paesaggio futurista (1917) di Enrico Prampolini, mentre nel Paesaggio (2019) di Paolo Canevari ritroviamo i toni della Tempesta sulla Valle dell’Aniene (1925) di Ferruccio Ferrazzi, con cui la tela condivide l’atmosfera attonita e il senso di mistero.
L’ambientazione magica, sospesa nel tempo e nello spazio che avvolge La ragazza con giacca d’Arlecchino di Kati Castellucci (1942) ammicca invece a Il rosso e il lupo (1998) di Liliana Moro, mentre Gandhara (II) (2019) di Namsal Siedlecki sembra sprigionare, nella sua essenzialità, lo stesso classicismo quasi primitivo che avvolge L’angelo nero (1921) di Maryla Lednicka, enfatizzandone la spiritualità candida.
“Il Nido (2009) di Nico Vascellari - continua Pancotto - esplicita plasticamente le tensione intima e riflessiva che avvolge la Natura morta romantica (1941) di Filippo de Pisis, attualizzandone il senso di dolente malinconia”.
Roma, Teatro Margherita | Foto: © Samantha De Martin
Tra le opere più belle si inserisce forse il Ritratto di ragazza con mandolino (1922) di Carlo Socrate, messo a dialogo con Perfect lives (2020) di Marinella Senatore. Le figure poste in campo dall’artista traducono in forme reali il gesto espresso nel colore da Socrate, ricalcandone la compostezza e la sensualità garbata.
Pancotto mette infine Shipbreakers (2007) e Trasporto eccezionale (2018) di Eva Marisaldi al centro di un doppio confronto, sia sul piano della scomposizione delle forme, che del soggetto, con Officina e Porto di Giulio Turcato.
La mostra è visitabile gratuitamente fino 12 dicembre 2021, dal giovedì al lunedì dalle 14 alle ore 20, previa prenotazione sul sito del Salone Margherita.
Roma, Teatro Margherita | Foto: © Samantha De Martin
Leggi anche:
• La poetica degli affetti si svela a Sondrio
Tornato dal 2020 nella disponibilità della Banca, il Salone Margherita, gioiello in stile Liberty attivo dal 1898 nel cuore della capitale, tempio del varietà e degli svaghi della borghesia romana, alza il sipario su un nucleo di lavori mai visti.
Roma, Salone Margherita | Foto: © Samantha De Martin
L’edificio che nel 1921 accolse anche uno spettacolo di varietà futurista di Filippo Tommaso Marinetti e che rappresenta oggi l’unico esempio in Italia di café chantant rimasto pressoché intatto nel tempo, ospita fino al prossimo 12 dicembre la mostra Opere in scena. Si tratta di una selezione di capolavori appartenenti alla raccolta della Banca d’Italia e per certi versi sconosciuti al grande pubblico e agli specialisti perché abitualmente collocati in ambienti privati dell’istituto bancario o rimasti per lungo tempo negli studi egli artisti.
Roma, Teatro Margherita | Foto: © Samantha De Martin
“Più che una mostra, quella allestita negli spazi del Salone Margherita è un progetto espositivo - spiega il curatore Pier Paolo Pancotto -. Le opere vengono vissute da coloro che usufruiscono di questi spazi. Abbiamo pensato di disporle come parte di un’unica installazione, priva di didascalie, come se ogni lavoro fosse posizionato all’interno di uno studio della Banca o di un’abitazione. Ed è anche per questo che il percorso andrebbe visto in maniere circolare, evocativa”.
Per sottolineare la ricchezza semantica della collezione alla quale questi lavori appartengono, la mostra punta su una selezione di autori differenti, per generazione, cultura e linguaggio, in dialogo tra loro al fine di trasmettere a chi guarda le affinità sintattiche o visive che si possono generare dal loro incontro.
Per questo lo spettatore troverà le opere affiancate e giustapposte tra loro, nel tentativo di trasmettere sintonie diverse, in un gioco di rimandi che è il fulcro del progetto espositivo stesso.
Roma, Salone Margherita | Foto: © Samantha De Martin
Seguendo questa logica assistiamo al dialogo tra Sorgente di luce (2017) di Alberto Di Fabio e il Paesaggio futurista (1917) di Enrico Prampolini, mentre nel Paesaggio (2019) di Paolo Canevari ritroviamo i toni della Tempesta sulla Valle dell’Aniene (1925) di Ferruccio Ferrazzi, con cui la tela condivide l’atmosfera attonita e il senso di mistero.
L’ambientazione magica, sospesa nel tempo e nello spazio che avvolge La ragazza con giacca d’Arlecchino di Kati Castellucci (1942) ammicca invece a Il rosso e il lupo (1998) di Liliana Moro, mentre Gandhara (II) (2019) di Namsal Siedlecki sembra sprigionare, nella sua essenzialità, lo stesso classicismo quasi primitivo che avvolge L’angelo nero (1921) di Maryla Lednicka, enfatizzandone la spiritualità candida.
“Il Nido (2009) di Nico Vascellari - continua Pancotto - esplicita plasticamente le tensione intima e riflessiva che avvolge la Natura morta romantica (1941) di Filippo de Pisis, attualizzandone il senso di dolente malinconia”.
Roma, Teatro Margherita | Foto: © Samantha De Martin
Tra le opere più belle si inserisce forse il Ritratto di ragazza con mandolino (1922) di Carlo Socrate, messo a dialogo con Perfect lives (2020) di Marinella Senatore. Le figure poste in campo dall’artista traducono in forme reali il gesto espresso nel colore da Socrate, ricalcandone la compostezza e la sensualità garbata.
Pancotto mette infine Shipbreakers (2007) e Trasporto eccezionale (2018) di Eva Marisaldi al centro di un doppio confronto, sia sul piano della scomposizione delle forme, che del soggetto, con Officina e Porto di Giulio Turcato.
La mostra è visitabile gratuitamente fino 12 dicembre 2021, dal giovedì al lunedì dalle 14 alle ore 20, previa prenotazione sul sito del Salone Margherita.
Roma, Teatro Margherita | Foto: © Samantha De Martin
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