Dal 6 febbraio al 17 maggio a Bergamo
Simone Peterzano all’Accademia Carrara tra scoperte e riattribuzioni
Simone Peterzano, Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio, 1570-1573, olio su tela, Milano, Pinacoteca di Brera
La Redazione
15/01/2020
Bergamo - Un ponte tra Venezia e Milano, tra la pittura sacra e quella profana. La figura di Simone Peterzano (1535-1599), protagonista della mostra che verrà ospitata all’Accademia Carrara di Bergamo dal 6 febbraio al 17 maggio 2020, racchiude molti punti di incontro e di confronto tra due centri nevralgici dell’Italia settentrionale nel XVI secolo ed esce in grande stile dal buio, relativo soprattutto al suo primo ma lungo periodo veneziano (durato fino al 1572, quando si è trasferito a Milano). Dal ritrovamento nel 1990 di Venere e cupido con due satiri, oggi custodita in Brera, e di Angelica e Medoro, si è infatti aperta una fase di riscoperta e riattribuzione che non solo ha restituito la giovinezza a questo autore, ma ne ha determinato l’elevata statura.
Simone Peterzano, Madonna col Bambino tra san Giovanni Battista e san Benedetto, 1560-1565 circa, Olio su tela, 127,1 x 170 cm, Collezione privata
L’esposizione Tiziano e Caravaggio in Peterzano, a cura di Simone Facchinetti, Francesco Frangi, Paolo Plebani e Maria Cristina Rodeschini,mette dunque in scena 64 opere, di cui 27 disegni. I dipinti del pittore nato a Venezia ma di origini bergamasche, fiero allievo di Tiziano e primo maestro di Caravaggio sono 18 e in gran parte mai esposti al grande pubblico. Essi dialogano incessantemente con gli artisti che Peterzano ha osservato e con cui ha avuto a che fare come Veronese, Tiziano, Tintoretto e Bernardino Licinio nel periodo veneziano, Antonio Campi, Giovan Ambrogio Figino e Caravaggio in quello milanese. «Abbiamo scelto di affrontare questo progetto perché negli ultimi cinque anni si è ricomposto un periodo di riferimento molto importante per il pittore, che si ricongiunge alla più nota attività milanese», spiega Maria Cristina Rodeschini, co-curatrice della mostra e direttore dell’Accademia Carrara, «questa esposizione mette un punto fermo alla ricerca su questa figura nevralgica».
Simone Peterzano, Cena in Emmaus, 1560-1565 circa, Olio su tela, 153 x 204 cm. Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti, inv. 88
Opere in prima visione
Di questa personalità in bilico tra due suggestioni figurative si è prima riconosciuta l’importanza come pittore sacro a Milano, ma l’immagine era parziale. «Abbiamo qui a che fare con la prima rassegna che illustra in modo sistematico la vicenda di questo artista», commenta il curatore Francesco Frangi. «Il pittore gioca un ruolo cruciale nell’Italia settentrionale del ’500, con modalità sorprendenti. Tra le opere mai esposte prima d’ora una Madonna col Bambino, san Giovannino, san Giuseppe e un angelo che presenta effetti atmosferici delicatissimi. Un’altra opera cardine della mostra, mai vista prima, è la Madonna col bambino tra san Giovanni Battista e san Benedetto che vede da un lato un influsso di Tintoretto e dall’altro i modelli di Paolo Veronese». Ma la grande riscoperta di questa stagione veneziana è passata attraverso l’osservazione di Peterzano come pittore profano. «Uno dei ritrovamenti di qualche anno fa in un museo tedesco, a Schwerin, è stato Concerto. Questa tela ha aperto il fronte anche su una produzione musicale del pittore».
In mostra il lavoro è messo a confronto con quelli della Venezia del tempo. «Sempre a tema musicale un’opera completamente nuova per il pubblico è un’Allegoria della musica proveniente da una collezione privata. C’è, inoltre, una Venere con cupido e un satiro trovata a Copenhagen e recentemente riattribuita e una sezione intera dedicata al collezionista milanese Girolamo Legnani. È lui che l’ha probabilmente introdotto in città. Sempre Legnani aveva Angelica e Medoro e anche una bellissima Deposizione su ardesia», aggiunge Simone Facchinetti. Se si parla di opere in prima visione non si può non citare i due teleri di San Barnaba che tengono insieme Milano e Venezia. «Erano ormai quasi invisibili e sono stati restaurati per l’occasione. Uno è finito completamente, al secondo verranno dati gli ultimi ritocchi durante la mostra, davanti al pubblico», precisa Facchinetti. «Si tratta di capolavori recuperati che hanno svelato qualità altissime, colori squillanti e tonalità argentee paragonabili alla Venere di Brera, di cui sono esposti anche disegni preparatori».
Simone Peterzano, Concerto, 1555-1565 circa, Olio su tela, 120,5 x 101,5 cm, Schwerin, Staatliches Museum, inv. G. 717 (in deposito al Castello di Güstrow)
Le sezioni
La mostra è articolata in nove le sezioni che spaziano dal periodo della formazione e della giovinezza all’ombra dell’amatissimo Tiziano per addentrarsi nell’iconografia della musica, nei soggetti erotici e poi ancora nell’indagine sull’ormai celebre Angelica e Medoro, nella sua attività di disegnatore tra il Veneto e la Lombardia, l’arrivo a Milano, i lavori alle pale per i Barnabiti, la città sotto Carlo Borromeo, la sua affermazione lombarda e, infine, il suo ruolo di primo maestro di Caravaggio.
La mostra si chiude, infatti, con il Bacchino malato di Michelangelo Merisi messo a confronto con un disegno preparatorio del suo maestro. Un ponte con il futuro e con il nuovo secolo che stava per iniziare.
LEGGI ANCHE:
- Da Milano a Brescia, è il momento di Simone Peterzano
Simone Peterzano, Madonna col Bambino tra san Giovanni Battista e san Benedetto, 1560-1565 circa, Olio su tela, 127,1 x 170 cm, Collezione privata
L’esposizione Tiziano e Caravaggio in Peterzano, a cura di Simone Facchinetti, Francesco Frangi, Paolo Plebani e Maria Cristina Rodeschini,mette dunque in scena 64 opere, di cui 27 disegni. I dipinti del pittore nato a Venezia ma di origini bergamasche, fiero allievo di Tiziano e primo maestro di Caravaggio sono 18 e in gran parte mai esposti al grande pubblico. Essi dialogano incessantemente con gli artisti che Peterzano ha osservato e con cui ha avuto a che fare come Veronese, Tiziano, Tintoretto e Bernardino Licinio nel periodo veneziano, Antonio Campi, Giovan Ambrogio Figino e Caravaggio in quello milanese. «Abbiamo scelto di affrontare questo progetto perché negli ultimi cinque anni si è ricomposto un periodo di riferimento molto importante per il pittore, che si ricongiunge alla più nota attività milanese», spiega Maria Cristina Rodeschini, co-curatrice della mostra e direttore dell’Accademia Carrara, «questa esposizione mette un punto fermo alla ricerca su questa figura nevralgica».
Simone Peterzano, Cena in Emmaus, 1560-1565 circa, Olio su tela, 153 x 204 cm. Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti, inv. 88
Opere in prima visione
Di questa personalità in bilico tra due suggestioni figurative si è prima riconosciuta l’importanza come pittore sacro a Milano, ma l’immagine era parziale. «Abbiamo qui a che fare con la prima rassegna che illustra in modo sistematico la vicenda di questo artista», commenta il curatore Francesco Frangi. «Il pittore gioca un ruolo cruciale nell’Italia settentrionale del ’500, con modalità sorprendenti. Tra le opere mai esposte prima d’ora una Madonna col Bambino, san Giovannino, san Giuseppe e un angelo che presenta effetti atmosferici delicatissimi. Un’altra opera cardine della mostra, mai vista prima, è la Madonna col bambino tra san Giovanni Battista e san Benedetto che vede da un lato un influsso di Tintoretto e dall’altro i modelli di Paolo Veronese». Ma la grande riscoperta di questa stagione veneziana è passata attraverso l’osservazione di Peterzano come pittore profano. «Uno dei ritrovamenti di qualche anno fa in un museo tedesco, a Schwerin, è stato Concerto. Questa tela ha aperto il fronte anche su una produzione musicale del pittore».
In mostra il lavoro è messo a confronto con quelli della Venezia del tempo. «Sempre a tema musicale un’opera completamente nuova per il pubblico è un’Allegoria della musica proveniente da una collezione privata. C’è, inoltre, una Venere con cupido e un satiro trovata a Copenhagen e recentemente riattribuita e una sezione intera dedicata al collezionista milanese Girolamo Legnani. È lui che l’ha probabilmente introdotto in città. Sempre Legnani aveva Angelica e Medoro e anche una bellissima Deposizione su ardesia», aggiunge Simone Facchinetti. Se si parla di opere in prima visione non si può non citare i due teleri di San Barnaba che tengono insieme Milano e Venezia. «Erano ormai quasi invisibili e sono stati restaurati per l’occasione. Uno è finito completamente, al secondo verranno dati gli ultimi ritocchi durante la mostra, davanti al pubblico», precisa Facchinetti. «Si tratta di capolavori recuperati che hanno svelato qualità altissime, colori squillanti e tonalità argentee paragonabili alla Venere di Brera, di cui sono esposti anche disegni preparatori».
Simone Peterzano, Concerto, 1555-1565 circa, Olio su tela, 120,5 x 101,5 cm, Schwerin, Staatliches Museum, inv. G. 717 (in deposito al Castello di Güstrow)
Le sezioni
La mostra è articolata in nove le sezioni che spaziano dal periodo della formazione e della giovinezza all’ombra dell’amatissimo Tiziano per addentrarsi nell’iconografia della musica, nei soggetti erotici e poi ancora nell’indagine sull’ormai celebre Angelica e Medoro, nella sua attività di disegnatore tra il Veneto e la Lombardia, l’arrivo a Milano, i lavori alle pale per i Barnabiti, la città sotto Carlo Borromeo, la sua affermazione lombarda e, infine, il suo ruolo di primo maestro di Caravaggio.
La mostra si chiude, infatti, con il Bacchino malato di Michelangelo Merisi messo a confronto con un disegno preparatorio del suo maestro. Un ponte con il futuro e con il nuovo secolo che stava per iniziare.
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