Dal 13 gennaio al 18 febbraio al Museo Archeologico Regionale
La strage degli innocenti di Guido Reni in mostra ad Aosta

Guido Reni, La strage degli innocenti, 1611, olio su tela, 170 x 268 cm, Bologna, Pinacoteca Nazionale
Samantha De Martin
05/01/2018
Aosta - Dalla Pinacoteca nazionale di Bologna, l’acme drammatico dell’episodio del Vangelo di Matteo raccontato da Guido Reni nella sontuosa composizione de La strage degli innocenti si appresta a travolgere, con la sua straordinaria e compiuta armonia formale, il Museo Archeologico regionale di Aosta, dove sarà in mostra dal 13 gennaio al 18 febbraio.
Eppure più che orrore suscitano pietas le bocche spalancate e silenziose delle madri, i loro volti trasfigurati dal dolore, ma anatomicamente perfetti, i corpi statuari, dalla classicista conformazione, raggelati dall’oltraggio ai piccoli.
E, come scrive il curatore dell'esposizione, Mario Scalini, «il silenzio reale delle madri diviene assordante nell’immaginazione dello spettatore».
In questa chiara geometria compositiva attraverso cui il pittore bolognese si appresta a ricondurre al giogo dell'intelletto la violenza di un episodio sanguinario, perpetrato da scherani di Erode, inducendo il fedele alla riflessione, ma senza indurlo in turbamento, restano in ombra i volti dei carnefici, strumenti secondari, quasi inconsapevoli della gravità dell'eccidio ed esecutori meccanici di un ordine incontrovertibile.
Fu attraverso questa pala d’altare, un olio su tela di grandi dimensioni (268×170 cm), eseguita nel 1611 per la cappella Berò della chiesa bolognese di San Domenico, e oggi nelle collezioni della Pinacoteca nazionale di Bologna, che l’illustre artista seicentesco raggiunse la piena maturità pittorica.
La mostra-evento al Museo Archeologico regionale di Aosta intende svelare aspetti iconografici, stilistici, esecutivi, normalmente poco noti al grande pubblico, invitato a coglierne la complessità, gustando la qualità di questo “manifesto del raffaellismo di Guido Reni”, attraverso un percorso espositivo scandito da testi e apparati multimediali che concorrono a svelare le molteplici sfaccettature di questo capolavoro pittorico.
Accanto all'opera di Reni sarà esposta, per la prima volta, anche la preziosa Perla di Modena delle Gallerie Estensi, attribuita a Raffaello. Per il pubblico sarà un’occasione importante per ammirare due opere straordinarie, accostate all’insegna de “Il Raffaellismo di Guido Reni”, secondo la tesi del curatore.
«La Strage degli innocenti - ricorda Mario Scalini - è con ogni probabilità il dipinto più noto di Guido Reni, divenuto il punto di riferimento più pregnante per la comprensione dell’iter del maestro, che da sempre viene contrapposto alla figura di Caravaggio. Da un punto di vista schiettamente artistico è importante rendersi conto del percorso costruttivo dell’immagine per comprendere meglio i contenuti filtrati dall’artista e voluti dal committente. Innanzitutto si deve prendere atto del forte richiamo a Raffaello che, intenzionalmente il maestro volle attuare».
Leggi anche:
• Arte in quota: le mostre da non perdere in settimana bianca
• La strage degli innocenti, da Poussin e Guido Reni ad Annette Messager
• La strage degli innocenti. Manifesto del Raffaellismo di Guido Reni
Eppure più che orrore suscitano pietas le bocche spalancate e silenziose delle madri, i loro volti trasfigurati dal dolore, ma anatomicamente perfetti, i corpi statuari, dalla classicista conformazione, raggelati dall’oltraggio ai piccoli.
E, come scrive il curatore dell'esposizione, Mario Scalini, «il silenzio reale delle madri diviene assordante nell’immaginazione dello spettatore».
In questa chiara geometria compositiva attraverso cui il pittore bolognese si appresta a ricondurre al giogo dell'intelletto la violenza di un episodio sanguinario, perpetrato da scherani di Erode, inducendo il fedele alla riflessione, ma senza indurlo in turbamento, restano in ombra i volti dei carnefici, strumenti secondari, quasi inconsapevoli della gravità dell'eccidio ed esecutori meccanici di un ordine incontrovertibile.
Fu attraverso questa pala d’altare, un olio su tela di grandi dimensioni (268×170 cm), eseguita nel 1611 per la cappella Berò della chiesa bolognese di San Domenico, e oggi nelle collezioni della Pinacoteca nazionale di Bologna, che l’illustre artista seicentesco raggiunse la piena maturità pittorica.
La mostra-evento al Museo Archeologico regionale di Aosta intende svelare aspetti iconografici, stilistici, esecutivi, normalmente poco noti al grande pubblico, invitato a coglierne la complessità, gustando la qualità di questo “manifesto del raffaellismo di Guido Reni”, attraverso un percorso espositivo scandito da testi e apparati multimediali che concorrono a svelare le molteplici sfaccettature di questo capolavoro pittorico.
Accanto all'opera di Reni sarà esposta, per la prima volta, anche la preziosa Perla di Modena delle Gallerie Estensi, attribuita a Raffaello. Per il pubblico sarà un’occasione importante per ammirare due opere straordinarie, accostate all’insegna de “Il Raffaellismo di Guido Reni”, secondo la tesi del curatore.
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