Fino al 30 novembre 

Da Brera a Palermo: Canova e i neoclassici a Palazzo Reale

La Grande Brera al Palazzo Reale di Palermo. La seduzione del classico in mostra
 

Francesca Grego

12/09/2024

Palermo - Mentre a Milano è scattato il conto alla rovescia per l’apertura di Palazzo Citterio - la nuova sede della Pinacoteca di Brera attesa da decenni, che inaugurerà a dicembre - alcuni capolavori di scultura neoclassica lasciano il museo meneghino per la prima volta dal 1902 con destinazione Palermo, Palazzo Reale. È il primo atto dell’accordo di collaborazione siglato tra la Pinacoteca di Brera e la Fondazione Federico II, di casa nel capoluogo siciliano. Tra le opere “transfughe” brillano la Maddalena penitente e la Vestale di Antonio Canova, da ammirare accanto alle sculture di Giovanni Pandiani, Pietro Magni e Giovanni Spertini, tre noti esponenti del Neoclassicimo lombardo. Fino al prossimo 30 novembre dialogheranno con il patrimonio artistico di Palazzo Reale in nome delle comuni radici nel mondo greco. 

Sono in tutto cinque le opere in mostra nel progetto La Grande Brera al Palazzo Reale di Palermo. La seduzione del classico. “Si tratta di una prima iniziativa, che inaugura un sodalizio tra le due istituzioni culturali e le due città”, ha affermato ieri il Direttore Generale della Pinacoteca di Brera Angelo Crespi durante la presentazione del progetto: “L’esposizione, essenziale quanto chiara nelle sue finalità culturali, è realizzata attraverso una selezione ristretta di opere, capace di esprimerne appieno l’indole e la storia. Esporre è un termine polisenso: significa spiegare, interpretare e narrare, in forma compiuta ed organica. Nelle sale espositive di Palazzo Reale le opere di Brera verranno narrate ed entreranno in dialogo con l’architettura e con i valori culturali e testimoniali di un luogo che promana bellezza e, assieme, il senso profondo del dialogo fra culture. Per Brera sarà un ritorno alle origini, al corpus di opere di scultura espunto dalle collezioni nel 1902. A Palermo, Brera vivrà un ritorno al senso originario delle sue collezioni, non a caso in un dialogo profondo con una terra impareggiabile”. 

Protagoniste della mostra sono cinque figure femminili appartenenti a mondi diversi, dalla mitologia ai Vangeli, fino alla vita quotidiana che proprio nell’Ottocento trova definitivamente cittadinanza nel regno dell’arte. Quasi tutti conosciamo la Maddalena penitente di Canova, un’opera in cui la consueta grazia dell’artista neoclassico dà prova di saper restituire il pathos e le emozioni di un personaggio drammatico. Meno nota è la Vestale, commissionata al maestro nel 1818 dal banchiere milanese Luigi Uboldi: rappresenta una giovane donna velata dall’espressione assorta, che spicca per i raffinati tratti somatici e l’aria elegante.

E se in Egle al fonte Giovanni Pandiani sfodera le sue abilità nella resa naturalistica di un soggetto mitologico, con La scrittrice (la fidanzata italiana) di Giovanni Spertini ci spostiamo in un contesto borghese ottocentesco: la scultura cattura un momento di intimità con grazia e cura per i dettagli, dall’abito all’acconciatura. La leggitrice di Pietro Magni, infine, si inserisce nella fase di transizione dal Neoclassicismo verso il realismo accademico. Raffigura una ragazza intenta a leggere in un ambiente domestico, come rivelano i piedi nudi che fanno capolino dalla lunga veste. 

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