Francisco Bosoletti. Piel de inmigrante
Dal 14 Ottobre 2016 al 25 Novembre 2016
Napoli
Luogo: PRAC Napoli
Indirizzo: via Nuova Pizzofalcone 2
Orari: lunedì-sabato dalle 16-30 alle 19-30
Telefono per informazioni: +39 081 7640096
E-Mail info: prac.galleriarenna@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.galleriarenna.com/
Venerdì 14 ottobre alle 19, FRANCISCO BOSOLETTI inaugurerà la prima personale napoletana e anche prima in Italiapresso gli spazi della Galleria P.R.A.C. Piero Renna Arte Contemporanea. Il giovane artista argentino (Armstrong – Argentina 1988) torna nella città di Napoli con la mostra “Piel de inmigrante” che resterà aperta al pubblico fino al 25 novembre 2016.
Attento osservatore della città partenopea, dotato di una spiccata sensibilità e capacità di celarsi all’interno dei contesti in cui i lavori vengono eseguiti, già nel 2015, la Street Art di Bosoletti ha celebrato la bellezza della città con “Le ombre di Napoli”, il murale realizzato presso il Giardino Liberato di Materdei (su invito del Comitato Materdei R-esiste, con le Associazioni 56k e Il Fazzoletto di Perle), che raffigura un volto di donna fiero e dolce al contempo, con lo sguardo rivolto altrove, lontano e circondato dalle mani operose di coloro che nel corso dei secoli hanno reso la città “traboccante di tutto ciò che, nel bene e nel male, oggi incarna”.
Uno dei miti di fondazione di Napoli vuole che la città nasca intorno alla tomba della Sirena: ecco che nel 2015, grazie a un’azione di “mecenatismo popolare”, come l’ha definito Tomaso Montanari, su un muro di un palazzo di Materdei, Bosoletti ha dipinto “Parthenope”, un meraviglioso affresco di 18 metri divenuto subito il simbolo della rinascita civile dei napoletani.
Il 5 aprile scorso, è stata inaugurato, in collaborazione con l’associazione Il Fazzoletto di Perle, che ha curato anche i precedenti interventi a Napoli, il murale “Resis-ti-amo” realizzato dall’artista sulla facciata laterale della Basilica di S. Maria della Sanità. L’amore combatte, l’amore resiste, l’amore vince: è questo il messaggio del primo murale in Italia realizzato su una facciata di un edificio religioso e che trae ispirazione da storie vere incontrate per le strade di Napoli. Nel pieno centro della vita del quartiere Sanità, l’artista ha completato in sei giorni l’enorme opera che raffigura un uomo ed una donna che si sostengono a vicenda quasi come in una danza. L’opera rappresenta anche il rilancio dell’energia positiva della città, particolarmente viva e pregnante in un quartiere come il Rione Sanità.
Inoltre, nei vicoli di Napoli è possibile ammirare anche alcune sue opere veloci, inserite in un percorso artistico dedicato. E altre ancora ne dipingerà in occasione della sua mostra napoletana.
Le opere esposte al Prac nella mostra “Piel de inmigrante” derivano dal lavoro della strada: il colore è steso sulla tela o su altri supporti a simulare muri di edifici riprendendone una trama immaginaria; sono visi che rappresentano la perdita di identità di chi si trova nella condizione di migrante, circostanza vissuta sulla sua pelle dall’artista discendente di immigrati italiani e a sua volta ora migrante in giro per il mondo seguendo il richiamo di un muro da far rivivere. Visi un po’ distrutti di persone che una vita normale mai la sentono.
Il lavoro in strada è per Francisco un tentativo di prendere spazi per tutti, luoghi dimenticati a cui donare come un’anima, per farli vivere attraverso le immagini.
Spesso i visi ritratti appartengono a persone che lui nemmeno conosce o provengono da foto abbandonate, dimenticate. A Napoli ce ne sono in vendita per pochi spiccioli nelle bancarelle di piazza Dante: mamme che scrivono ai figli lontani, fidanzate che attendono sospirando il ritorno degli amanti, momenti di felicità passata che non più ritorna.
È un lavoro molto melanconico e anche molto intimo. Una riflessione sul fatto che, come quei visi e quei muri, anche noi saremo dimenticati. Un invito a vivere liberi, senza pensieri logoranti rivolti a un futuro che sarà per tutti effimero.
“Intimidar” è il verbo per definire l’effetto che quei visi hanno su chi si ferma ad osservarli: un misto di rispetto, tensione, inquietudine, paura, malinconia, pudore per essere entrato in una dimensione così recondita.
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