L’arte in pacchetti
Salvatore Orlando
10/12/2003
Arte.it ha incontrato l’unico A.i.c. italiano, anzi italianissimo: Salvatore Orlando, palermitano di adozione romana.
Laureato in giurisprudenza, il 34enne socio di uno studio che conta 90 avvocati con sede a Milano e Parigi, è - anche - ricercatore alla Sapienza nella cattedra di Diritto Civile. Il giurista-artista spera di importare Artomat in Italia, premiata lo scorso anno a Chicago come migliore iniziativa artistica dell’anno.
Come hai conosciuto Artomat?
S.O “Nell’estate del 2002 tramite un articolo pubblicato su Repubblica Web, dove si parlava di questo network americano.
Mi sono collegato al sito di Artomat e ho inviato una mail a Clark Whittington che, poco dopo, mi ha spedito le scatoline utilizzate come contenitori per le piccole opere d’arte. Gli ho inviato trenta disegni e gli sono piaciuti.
Lo hai conosciuto?
S.O “Sì, nel settembre di quest’anno durante un viaggio negli Stati Uniti.
Ho visto come funziona la sua struttura: Clark fa da collettore tra circa 300 artisti.
C’è un’inventory con i disegni e le opere d’arte di tutti gli A.i.c. in giro per il mondo che vengono distribuiti a 45 tra musei e altri centri negli U.S.A., per il momento. Pur essendo un mercato enorme, siamo interessati ad esportare le macchine fuori dai confini americani, Italia inclusa. Nel nostro paese ci sono tanti nuovi musei di arte contemporanea - alcuni molto importanti - spero che ci possano rivolgere attenzione. Da parte nostra, il progetto è quello di crescere”.
Parliamo dei tuoi disegni. Hai dei soggetti o colori ricorrenti?
S.O “Forse le facce, generalmente in bianco e nero. I colori - quando li uso - sono casuali. Un po’ dei tentativi, delle bozze per quello che è il mio modo di intendere l’arte più tesa verso la scultura che il disegno. I miei sono degli schizzi, un allenamento per quando mi sentirò pronto a fare delle statue lontane dai miei primi esperimenti in creta”.
C’è una tecnica che usi di più?
S.O “No, metodi tradizionali: matite, chine”.
Artomat limita l’utilizzo di qualche procedura considerando il formato mignon delle realizzazioni finali?
S.O “Pensavo di si, poi ho visto nell’inventory la varietà delle opere degli artisti e mi sono ricreduto. C’è Jules Vitali che scolpisce, taglia tazze e bicchieri di carta realizzando piccole sculture del formato richiesto dai pacchetti. Un’artista indonesiana realizza - addirittura - micro cuscini in seta e altri tessuti preziosi. Belli, divertenti. Chi compra Artomat, poi, può porre le sue sorprese in grandi teche sì da ottenere l’effetto di una grande opera d’arte strutturata su una varietà di pezzi differenti ma legabili fra di loro”.
Le scatoline sono commissionate o il loro contenuto è rimesso alla vostra creatività?
S.O “Siamo assolutamente liberi”.
Ci sono dei tempi di consegna da rispettare?
S.O “L’unico limite - per caratteri oggettivi legati alla consegna - è di non inviare un lavoro per volta, ma almeno trenta per spedizione”.
Perché siete definiti “artisti in cellofan”?
S.O “Tutte gli astucci vengono consegnati a Clark impacchettati nel cellofan: chi compra questi pezzi d’arte, deve “spacchettarli”. Questo dà l’idea di un prodotto di consumo con la differenza che all’interno si trovano piccole opere, interamente realizzate a mano e uniche”.
Secondo te, che tipo di target acquista le opere di Artomat?
S.O “Il costo è talmente basso, che chiunque può avere la curiosità di comprare per 5$ un opera d’arte originale”.
Artomat cerca nuovi talenti?
S.O “Credo che siano gli artisti a cercare continuamente nuovi modi per farsi conoscere, quindi sicuramente Artomat può essere una via per lavorare e promuoversi sostanzialmente a costo zero”.
Cosa bisogna fare se si vuole diventare uno dei 300 A.i.c.?
S.O “Sul sito ci sono tutte le informazioni necessarie, poi - certamente - inviare una mail a Clark”.
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