Un eccezionale ritrovamento nella Villa suburbana di Civita Giuliana
A Pompei riemerge il cavallo bardato di un alto magistrato militare
Un’immagine del ritrovamento a Civita Giuliana. Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Samantha De Martin
24/12/2018
Napoli - La furia dell’eruzione lo aveva molto probabilmente raggiunto mentre si trovava legato alla mangiatoia, con altri due o tre cavalli di razza, con la sua ricca bardatura militare e i preziosi ornamenti decorati in bronzo.
A distanza di secoli, il sauro - probabilmente appartenuto a un altissimo magistrato militare - riemerge nella Villa suburbana di Civita Giuliana.
Dei due cavalli rinvenuti nella stalla di Civita Giuliana nel corso della recente campagna di scavo, uno giace riverso sul fianco destro, con il cranio ripiegato sulla zampa anteriore sinistra, mentre l’altro conserva ancora, sotto la mandibola, il morso in ferro.
In realtà la mangiatoia in legno della quale è stato possibile realizzare un calco, la sagoma integra di un cavallo e le zampe di un secondo animale, era stata identificata durante la prima fase di scavo. L’intervento aveva portato alla luce una serie di ambienti di servizio di una grande villa suburbana conservata perfettamente, con diversi reperti tra anfore, utensili da cucina, parte di un letto in legno.
Nella zona Nord fuori le mura del sito archeologico di Pompei, lo scorso marzo un’ operazione congiunta del Parco Archeologico con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, il Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata e il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli aveva dato avvio ad un importante intervento di scavo finalizzato ad arrestare l’attività illecita di alcuni tombaroli a danno del patrimonio archeologico dell’area.
Sono emersi anche cinque reperti bronzei, molto probabilmente appartenenti a un particolare tipo di sella definita a quattro corni, ricoperta da placche di bronzo che servivano per dare stabilità al cavaliere, in un periodo in cui non erano state inventate le staffe.
Selle di questo tipo sono state utilizzate nel mondo romano a partire dal I secolo d.C. ed in particolare in ambito militare. Ulteriori “ornamenta” del cavallo sono documentati dietro la schiena, dove tracce di fibre vegetali farebbero ipotizzare la presenza di un drappo nello spazio tra le zampe posteriori ed anteriori.
«I tre cavalli - commenta il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna - come forse il primo rinvenuto ed analizzato, dovevano far parte della “razza più nobile”, animali di rappresentanza. Questi eccezionali ritrovamenti confermano che si trattava di una tenuta prestigiosa, con ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio, con l'aia, i magazzini per l'olio e per il vino, e ampi terreni fittamente coltivati, anche stando a le prime indagini di inizio Novecento». Come lo stesso Osanna ha anticipato, «nel 2019 saranno stanziati due milioni di euro, dai fondi ordinari del Parco archeologico, per procedere all'esproprio dei terreni e per proseguire le indagini di scavo, al termine delle quali sarà possibile l’apertura al pubblico».
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A distanza di secoli, il sauro - probabilmente appartenuto a un altissimo magistrato militare - riemerge nella Villa suburbana di Civita Giuliana.
Dei due cavalli rinvenuti nella stalla di Civita Giuliana nel corso della recente campagna di scavo, uno giace riverso sul fianco destro, con il cranio ripiegato sulla zampa anteriore sinistra, mentre l’altro conserva ancora, sotto la mandibola, il morso in ferro.
In realtà la mangiatoia in legno della quale è stato possibile realizzare un calco, la sagoma integra di un cavallo e le zampe di un secondo animale, era stata identificata durante la prima fase di scavo. L’intervento aveva portato alla luce una serie di ambienti di servizio di una grande villa suburbana conservata perfettamente, con diversi reperti tra anfore, utensili da cucina, parte di un letto in legno.
Nella zona Nord fuori le mura del sito archeologico di Pompei, lo scorso marzo un’ operazione congiunta del Parco Archeologico con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, il Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata e il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli aveva dato avvio ad un importante intervento di scavo finalizzato ad arrestare l’attività illecita di alcuni tombaroli a danno del patrimonio archeologico dell’area.
Sono emersi anche cinque reperti bronzei, molto probabilmente appartenenti a un particolare tipo di sella definita a quattro corni, ricoperta da placche di bronzo che servivano per dare stabilità al cavaliere, in un periodo in cui non erano state inventate le staffe.
Selle di questo tipo sono state utilizzate nel mondo romano a partire dal I secolo d.C. ed in particolare in ambito militare. Ulteriori “ornamenta” del cavallo sono documentati dietro la schiena, dove tracce di fibre vegetali farebbero ipotizzare la presenza di un drappo nello spazio tra le zampe posteriori ed anteriori.
«I tre cavalli - commenta il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna - come forse il primo rinvenuto ed analizzato, dovevano far parte della “razza più nobile”, animali di rappresentanza. Questi eccezionali ritrovamenti confermano che si trattava di una tenuta prestigiosa, con ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio, con l'aia, i magazzini per l'olio e per il vino, e ampi terreni fittamente coltivati, anche stando a le prime indagini di inizio Novecento». Come lo stesso Osanna ha anticipato, «nel 2019 saranno stanziati due milioni di euro, dai fondi ordinari del Parco archeologico, per procedere all'esproprio dei terreni e per proseguire le indagini di scavo, al termine delle quali sarà possibile l’apertura al pubblico».
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