Dal Trentino alla Sardegna gli appuntamenti dell'estate con l'arte

Dieci mostre da vedere in vacanza

Margherita Morgantin, Arawa Aramis Anaramis Akawa, 2022 | Foto: © Matteo Schiavoni
 

Samantha De Martin

26/07/2022

Mentre le città si svuotano cedendo ai metafisici paesaggi dai contorni dechirichiani, le destinazioni di vacanza diventano scrigni di bellezza, tra mostre e musei a cielo aperto, dalle Alpi al mare, con qualche sosta al lago.
Da nord a sud ecco dieci appuntamenti da non lasciarsi sfuggire quest’estate, tra una lettura sotto l’ombrellone e una passeggiata ad alta quota avvolti dal silenzio.

VENETO - A Cortina d’Ampezzo i sentieri di Artemide
Immaginate un sentiero in cui lo straordinario paesaggio delle Dolomiti si trasforma idealmente nel Regno di Artemide grazie ad interventi d’autore. Accade fino al 3 novembre a Cortina d’Ampezzo (Belluno), precisamente lungo la prima parte del sentiero di Pian de ra Spines, nei pressi di Fiames (ingresso dalla parte del camping Olympia), avvolto dai boschi e dal sinuoso letto del fiume Boite.
Dopo il successo delle prime due edizioni, quest’estate la rassegna Sentieri d’arte, a cura di Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli, torna sulle Dolomiti Ampezzane con la mostra I giardini di Artemide e gli interventi di Margherita Morgantin e Italo Zuffi. L’allestimento delle opere modifica lievemente l’ambiente naturale, trasformando una parte del sentiero in un “giardino” ideale.


Italo Zuffi, Una specie di illusione, 2022 | Foto: © Matteo Schiavoni

LOMBARDIA - Sondrio - A Palazzo Besta sulle orme della Grande Guerra
Dal 30 luglio al 30 ottobre il Museo di Palazzo Besta di Teglio (Sondrio), in Valtellina, accoglie la mostra fotografica di Alessio Franconi dal titolo Si combatteva qui! 1914-1918 Sulle orme della Grande guerra. Nata con l’obiettivo di ricordare il sacrificio di chi combatté nel conflitto, la mostra, allestita in un territorio che ne fu scenario, offre uno spunto per riflettere sul valore della pace e sull'azione dell’Unione Europea per prevenire nuovi conflitti armati all’interno dei propri confini.

PIEMONTE - Sul Lago d’Orta un SOS dell’arte per salvare il pianeta
Nella romantica cornice del Lago d’Orta “orsetti giganti” ammiccano a lune che si specchiano sull'acqua con il loro messaggio di speranza. Sono due delle opere di SOSHumanity, la mostra diffusa sul Lago d’Orta realizzata dalla Fondazione Cavaliere del Lavoro Alberto Giacomini, pronta a lanciare, fono al prossimo 2 novembre, un grido di denuncia e al tempo stesso di speranza di fronte alle emergenze del pianeta.
La mostra affida questo SOS a cinque artisti. Se Simone Benedetto approda sul lago d’Orta con due “orsetti giganti”, icone a difesa dell’innocenza e della spontaneità dei bambini e veicolo di denuncia della violenza e del degrado sociale, Silvia Della Rocca affida alle sue Lune la speranza di tornare a “riveder le stelle”, interpretando il desiderio dell’umanità di uscire dall’ “Inferno metaforico” nel quale è sprofondata. Sergio Floriani porta sulle acque del lago la sua visione del mondo attraverso due opere nelle quali le impronte imprimono indelebilmente la materia donandole identità e significato, mentre Omar Hassan, con i suoi Comignoli, invita a riflettere sull’importanza del luogo in cui viviamo, la casa.
L’iceberg di Helidon Xhixha, che galleggia sulle acque del lago tra i più puliti d'Europa, diventa infine un simbolo della sensibilizzazione nei riguardi dei cambiamenti climatici che coinvolgono il pianeta.


Helidon Xhixha, Iceberg, Orta San Giulio | Foto: © Michele Dalla Palma

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - Val di Sole - Castello di Caldes
La montagna osservata, vissuta e raccontata dai grandi interpreti dell’Agenzia Magnum Photos, fondata nel 1947 e ancora oggi attiva, è la grande protagonista della mostra Vivere in alto. Uomini e montagne dai fotografi di Magnum. Da Robert Capa a Steve McCurry. Fino al 9 ottobre il Castello di Caldes, in Val di Sole (Trento) ospita un percorso che, dalle storiche fotografie degli anni Cinquanta arriva fino ai giorni nostri. Prendendo spunto dalla considerazione del poeta e pittore inglese William Blake, “Grandi cose si compiono quando gli uomini e le montagne si incontrano”, la mostra ripercorre il legame tra la dimensione umana e quella naturale delle cime.
Il rapporto tra gli esseri umani e la montagna si snoda attraverso un centinaio di fotografie che esplorano diversi aspetti di questo rapporto uomo-natura offrendo uno spaccato completo di questa relazione, dalle storie di coloro che hanno scelto di vivere la montagna al tema del turismo e alle nuove esigenze del vivere in quota racchiuse nelle foto di René Burri.
I cambiamenti sociali attraversano le fotografie di Martin Parr, incontrano i colori di Newsha Tavakolian e l’ironia di Jean Gaumy. L’ultima parte della mostra guarda alla dimensione spirituale della montagna con foto di autori come Chris Steele-Perkins e Raghu Rai.


Philip Jones Griffiths, Edge of the Gobi Desert, Mongolia, 1964 © Philip Jones Griffiths / Magnum Photos

TOSCANA - All’Isola d’Elba il progetto Uffizi Diffusi
C’è la Maddalena penitente del pittore romantico ottocentesco Giuseppe Bezzuoli, di ritorno nella sede abituale di Portoferraio nell’Isola d’Elba, dopo la grande mostra nei mesi scorsi alle Gallerie degli Uffizi in Palazzo Pitti. E ci sono Eva tentata dal serpente, il Ripudio di Agar, l’Autoritratto, datato 1852, di un Bezzuoli ormai anziano.
C’è tempo fino al 2 novembre per ammirare, nella Pinacoteca Foresiana, all’interno degli spazi della storica ex Caserma De Laugier, una nuova esposizione dedicata al pittore Giuseppe Bezzuoli nell’ambito del progetto Uffizi Diffusi.
Perché una mostra sul pittore fiorentino proprio sull’isola d’Elba? Bezzuoli era legato personalmente alla Pinacoteca di Portoferraio, intrattenendo ottimi rapporti d’amicizia con Alessandro Foresi, zio di Mario Foresi, il fondatore della pinacoteca. Medico e grande estimatore dell’artista toscano Foresi, possedeva numerosi dipinti dell’amico, ancora oggi parte della collezione elbana. Fu proprio in compagnia del medico che l’artista visitò l’Elba nel giugno del 1847, quando, preoccupato dei disordini legati alle insurrezioni allora in corso a Firenze, aveva deciso di trovare riparo sull’isola.


Jan Fabre, Brain with human fish II, 2022

CAMPANIA - A Capri l’Homo aquaticus di Jan Fabre
Sedici sculture in marmo di Carrara e marmo nero del Belgio dialogano con la chiesa della Certosa di San Giacomo, la costruzione storica più antica dell’isola di Capri. Sono ispirate al rapporto tra l’uomo e gli abissi marini. Due figure in muta da subacqueo traducono il desiderio di conoscenza dell’essere umano, la propensione verso il “tuffo nell’ignoto” che induce da sempre a esplorare mondi sconosciuti.
Al centro dell’installazione inedita Homo aquaticus and his planet, promossa dalla Direzione regionale Musei Campania e realizzata dallo Studio Trisorio, con il patrocinio della Città di Capri, sono gli esseri ibridi di Jan Fabre, con corpi da pesce e volti umani adagiati su cervelli. Protagonista di questa installazione è proprio l’organo sede del pensiero, che i due sub sembrano aver appena portato a galla dalle misteriose profondità marine. L’Homo aquaticus si ispira alla visione dell’oceanografo francese Jacques Cousteau che aveva immaginato un’evoluzione volontaria dell’uomo verso la vita sotto il mare, in parte per adattamento naturale e in parte con l’intervento della tecnologia.

PUGLIA - A Vieste Andy Warhol dialoga con i maestri del Novecento
I maestri del Novecento sbarcano a Vieste (Foggia). Dal 1° agosto al 30 settembre il Museo Civico Archeologico “Michele Petrone” invita il pubblico al percorso a cura di Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei, dedicato ai grandi pennelli del Novecento. Trenta prestigiosi capolavori di artisti internazionali scandiscono un viaggio che, partendo dagli anni Trenta, offre uno spaccato dell'evoluzione artistica fino ai nostri giorni. Da non perdere la Madame Ricardo Canals (1966) di Picasso, litografia a colori su carta intessuta, una Natura morta (1953) di Giorgio Morandi, Biro su Carta di Giorgio de Chirico e la serigrafia Ladies and Gentlemen II.130 (1975) di Andy Warhol, parte di una provocatoria serie di dieci tele. L'artista prende le distanze dagli iconici ritratti dedicati alle celebrità, fotografando le drag queen al The Gilded Grape, il night club di New York sulla West 45th Street, e spalancando l'ingresso nell'arte a figure ai margini.


Ulisse porge la coppa a Polifemo, Particolare

CALABRIA - Al Museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria i tesori salvati dall’alluvione del 2018
Il 22 agosto del 2018 una violenta pioggia abbattutasi sulla città di Reggio Calabria si infiltrava nei locali del Museo Archeologico nazionale attraverso alcune aperture di aerazione provocando in poco tempo l’allagamento dei piani interrati, e di alcuni depositi, con ingenti danni alle strutture murarie. Ma la squadra del Museo dei Bronzi di Riace non si è persa d’animo e con uno sforzo corale ha lavorato ininterrottamente al ripristino degli spazi dando inizio a un’attività conservativa senza precedenti. Sotto le mani esperte dei restauratori del MArRC, i reperti sono stati messi in sicurezza e poi restaurati. La mostra in corso al museo fino al 6 novembre, dal titolo Oltre l’emergenza. Attività e restauri dopo l’alluvione del 2018 ripercorre questa vicenda esponendo un centinaio di reperti restaurati, mai esposti prima. I visitatori ammireranno oltre cento pezzi provenienti da vari contesti archeologici della Calabria, da Cassano allo Ionio alle necropoli protostoriche di Torre Galli e Canale Ianchina, da Castellace a Locri e Reggio Calabria.
Un apparato di pannelli, foto e supporti multimediali illustrerà le prime attività di pronto intervento coordinate e gestite dal personale del Museo.
Inoltre, fino al 10 settembre, ogni giovedì e sabato, la terrazza del museo affacciata sullo Stretto ospita “Notti d’Estate" con il prolungamento dell’orario di apertura fino alle 23. Dalle 20 il biglietto d’ingresso costerà 3 euro e permetterà di visitare gli spazi espositivi e partecipare agli eventi in programma tra musica, astronomia, incontri d’autore.

SICILIA - A Selinunte una mostra racconta il cantiere nel mondo antico
Come si costruivano i templi nel mondo antico? Come avveniva lo spostamento dei monumentali blocchi utili a costruire gli edifici sacri? La mostra Ars aedificandi. Il cantiere nel mondo classico, in corso a Selinunte fino al 23 luglio del 2023, svela macchinari, tecniche e sistemi costruttivi usati nell’antichità per realizzare i templi. L’esposizione delle macchine ricostruite, tra le Cave di Cusa e il Parco Archeologico di Selinunte, consentirà di seguire in modo coerente le diverse fasi della costruzione, da quella estrattiva dei materiali da costruzione, nel sito di quelle Cave attive già dal VI secolo a.C., a quella dello spostamento dei blocchi e della costruzione degli edifici sacri nella zona dell’Acropoli.
Chi si trovasse in vacanza a Gela, potrà visitare fino al 10 ottobre il percorso Ulisse in Sicilia. I Luoghi del mito che ripercorre il viaggio dell’eroe omerico nell’isola. Accolta presso il Bosco Litttorio, la mostra consentirà di rivivere, attraverso otto sezioni tematiche, il passaggio dell’eroe. Tra i circa 80 reperti in prestito da musei regionali, nazionali ed esteri, da non perdere la “Nave di Gela”, databile tra il VI e il V secolo a.C., rinvenuta nei fondali antistanti la costa, per la prima volta ricomposta ed esposta al pubblico in Sicilia.


Parco Archeologico di Selinunte | Foto: © Gianluca Baronchelli

SARDEGNA - A Nuoro 40 anni di Maria Lai
La poesia dei fili, intrecciati da Maria Lai, prende forma a Nuoro fino al 27 novembre prossimo. Presso lo Spazio Ilisso la mostra dedicata all’artista, dal titolo Dall'Informale all'opera corale, nata dalla collaborazione tra Spazio Ilisso, l’Archivio Maria Lai, la Fondazione Maria Lai, la Stazione dell’Arte di Ulassai e Magazzino Italian Art di New York presenta attraverso 70 capolavori i passaggi cruciali di un percorso artistico lungo 40 anni di ricerca. Dai primi lavori polimaterici la narrazione si snoda attraverso le strutture dei telai privati della tela. Dalle “tele cucite” si prosegue con i “pupi di pane”, materiale a cui Lai riconosce un profondo senso sacrale. Alla fine del decennio, la poetica di Maria Lai approda alle indecifrabili pagine di un diario “autobiografico” incorniciate da rettangoli in legno, cartone, tessuto.
Chiude il percorso una sala immersiva con l’opera relazionale Legarsi alla montagna (1981) raccontata attraverso gli scatti di Piero Berengo Gardin.



Maria Lai, Controcanto, 1999, stoffa e filo, 19 x 17 cm, aperto 26 cm | Archivio Maria Lai