I programmi da non perdere dal 12 al 19 febbraio

Dal MANN a Gabriele Basilico, le novità in tv nella settimana di San Valentino

Un’immagine dal documentario ‘O Museo, di Vanni Gandolfo I Courtesy Rai Cultura
 

Francesca Grego

12/02/2024

Arte, storia, archeologia ci danno appuntamento sul piccolo schermo tra nuove uscite e grandi ritorni. Se su Rai 5 potremo seguire per tutta la settimana la serie Sui binari dell’antico Egitto, su Sky Arte troveremo i grandi protagonisti della pittura, da Munch - Amori, fantasmi e donne vampiro (lunedì 12 febbraio alle 17.30) a Jheronimus Bosch - Unto dal diavolo (giovedì 15 alle 21.15), fino a Vermeer e Keith Haring, Brasile (venerdì 16 a partire dalle 16.05). Non mancheranno gli inviti al viaggio, con Storia delle nostre città - Cremona, in onda su Rai Storia lunedì12 alle 22.10 (replica giovedì alle 15.55), e Parigi - La città dell’amore, per festeggiare San Valentino con Sky Arte (mercoledì 14 alle 21.15). In più, due documentari da non perdere in prima visione tv. Eccoli. 

Su Rai 5 scoperta del MANN, il museo dove batte il cuore di Napoli 
Non solo un grande museo, ma un punto di riferimento, un luogo amato e vissuto quotidianamente dagli abitanti della città, capace di riunire tra le sue sale colme di capolavori archeologia e contemporaneo: parliamo del MANN, o semplicemente ‘O Museo, come lo chiamano i napoletani, e come racconta il titolo del nuovo documentario di Vanni Gandolfo, in prima tv su Rai 5 mercoledì 14 febbraio alle 21.15 nell’ambito del programma Art Night. 

Nel 2023 una teca all’ingresso del Museo Archeologico celebrava lo scudetto della squadra di calcio cittadina con la scritta: “Il MANN festeggia una stagione capolavoro!”. Basterebbe questa immagine,  certamente insolita per un museo, a spiegare il rapporto simbiotico fra Napoli e il MANN, tra le più antiche e importanti istituzioni culturali al mondo per ricchezza e unicità del patrimonio. Un rapporto che condensa sacro e profano, opere uniche e cultura popolare, e che suggella il matrimonio tra due anime di Napoli. Tra storia e contemporaneità, il documentario di Gandolfo racconta la vita e il ruolo sociale di ‘O Museo, che negli ultimi otto anni si è aperto sempre più verso la città, abbracciando i vicini quartieri di Forcella e Sanità, offrendo grandi e piccoli nuove prospettive. 

Undici anni senza Basilico: su Sky Arte l’omaggio al grande fotografo
“La città nella quale sono cresciuto ha dato forma alle mie passioni speranze e angosce. Ammiro le parti belle e le parti misere del suo corpo, dai quartieri, alle case, muri, selciati, strade. Fotografare la città non vuole dire scegliere le migliori architetture, isolarle dal contesto per valorizzare la loro dimensione estetica e compositiva, ma vuol dire esattamente il contrario per me. La città vera, la città che mi interessa, contiene questa mescolanza tra eccellenza e mediocrità centro e periferia. Talvolta ho l’impressione che mi informi del suo ingombro, della sua fisicità. La città mi investe, la città mi abita”. In queste parole si riassume la poetica di Gabriele Basilico, fotografo di architettura tra i più apprezzati, che con i suoi scatti ha saputo testimoniare la radicale trasformazione del paesaggio urbano ed extraurbano avvenuta tra la fine del XX secolo e i primi anni Duemila. 

A 11 anni esatti dalla scomparsa di Basilico, martedì 13 febbraio alle 21.15 Sky Arte gli rende omaggio con il documentario L’infinito è là in fondo, disponibile anche on demand e in streaming su NOW. Con la voce narrante di Giovanna Calvenzi, photo editor e compagna di vita dell’artista, ripercorreremo le tappe principali della carriera del grande fotografo, dai reportage giovanili agli ultimi lavori nelle metropoli del terzo millennio. Contribuiranno a tratteggiare il ritratto di Basilico le testimonianze di personaggi come Stefano Boeri, Gianni Berengo Gardin, Oliviero Toscani, Toni Thorimbert, Roberta Valtorta, Amos Gitai. Storia e poetica del maestro saranno offriranno poi lo spunto per interrogare il presente attraverso la sua eredità, nello sguardo di cinque giovani fotografi. “Saper ‘vedere’ l’architettura non è un compito banale”, osserva il regista Stefano Santamato: “non è solo necessario fare una buona inquadratura, ma c’è di mezzo qualcosa di molto più complesso. Perché fotografare davvero la città vuol dire fotografare la condizione umana”.