FIL Fest Catania 2014
Dal 04 Dicembre 2014 al 06 Dicembre 2014
Catania
Luogo: Zo Centro Culture Contemporanee e altre sedi
Indirizzo: piazzale Asia 6
Enti promotori:
- Hub
- Zo
- Fondazione Olivetti
- Comune di Catania – Assessorato ai Saperi e alla Bellezza Condivisa
Telefono per informazioni: +39 095 447250
E-Mail info: info@filfest.org
Sito ufficiale: http://www.filfest.org
Sull’onda dell’entusiasmo suscitato dall’edizione ZERO, FILFest torna a parlare di Felicità. L’esperienza del 2013 ci ha lasciato una convinzione importante: l’idea che l’economia debba concorrere al benessere umano e al perseguimento di fini collettivi non è più un’aspirazione di pochi, ma un progetto che serpeggia ormai nella società. E ancora più sconcertante, la stanno abbracciando sia quanti svolgono un lavoro tecnico o intellettuale, sia quanti- sempre più numerosi –promuovono nei propri territori alternative concrete alla crisi attuale. Mentre l’ISTAT produce indicatori di Benessere Equo e Solidale (BES), superando una visione in cui il benessere umano coincide con il benessere economico, parole quali comunanza, valore sociale, qualità della vita, distribuzione tornano a influenzare il dibattito pubblico, le sensibilità politiche emergenti e l’operato economico-sociale. Non siamo i soli a pensare che, al di là del famigerato PIL, bisogna tener conto del benessere umano che provocatoriamente chiamiamo Felicità Interna Lorda. Per tendere insieme verso un suo graduale raggiungimento, vogliamo continuare a offrire un momento di riflessione autenticamente condivisa su cosa ci renda più felici o infelici, consapevoli che la felicità è uno stato mentale che non coincide del tutto con il benessere. Consapevoli anche che stiamo trattando un concetto delicato da maneggiare. Non è difficile immaginare sudditi, telespettatori passivizzati o clientele che, in mancanza di alternative conosciute o effettivamente praticabili, dichiarino di essere felici. Per questo non suggeriamo un’agenda politica in cui si rincorra demagogicamente una qualche forma di dichiarazione di felicità nei sondaggi. Neppure ci sottraiamo al problema che i valori modellino l’idea di benessere umano che uomini e donne vogliono perseguire. Più semplicemente e - perché no? - anche con un pizzico di provocazione pensiamo che vadano create occasioni per ideare e sperimentare insieme nuove forme di stare dentro la società, nuovi modi di produrre valore, di costruire legami, di abitare, di scambiare e consumare, che siano orientati non solo al benessere collettivo ma anche ad un’aspirazione comune verso la felicità.
Quest’anno abbiamo scelto di dedicare il FILfest al tema delle Città Felici. L’intento è quello di riconnetterci alla tradizione tutta italiana della felicità pubblica, che ha una matrice culturale estranea sia all’utilitarismo che a declinazioni in senso edonistico della felicità. Le esperienze delle città-stato medievali - ad esempio - hanno segnato un passaggio fondamentale in cui ha preso forma un modo di intendere i mercati, la società civile, il lavoro e la partecipazione. Il pensiero economico in quella fase ha considerato le città come luoghi di civilizzazione, dove perseguire quelle virtù civili che consentono la costruzione di ambienti umani in cui insieme essere felici. A partire da questa eredità, vorremo tornare a riflettere sul nostro modello di sviluppo urbano, per capire come valorizzare un patrimonio relazionale capace di determinare il benessere delle persone, nei luoghi di lavoro come nella vita sociale e familiare.
L’edizione 2014 del FILfest sarà proprio un’occasione per condividere visioni/utopie/voci/rappresentazioni, lontane e vicine, legate alle città, che ci aiuteranno a stimolare l’immaginario e a nutrire una rinnovata prospettiva di azione sullo spazio urbano. Non vogliamo evitare di calarci dentro le città reali, tutt’altro. Gli attraversamenti saranno molteplici: narrativi, sensoriali, fisici, visuali. Le città che abitiamo infatti sono sempre più plurali, multietniche, cangianti, difficili da governare. Per dare efficienza a questa complessità si persegue l’obiettivo di renderle... smart. Ma a ben vedere queste città continuano ad assumere forme contraddittorie, congestionate, spesso “infernali”. Se vogliamo riconquistare spazi per l’abitare più umani, bendarci gli occhi non ha senso. Molto più utile invece andare a cercare segnali di ALTROVE che raccontino pezzi di città diversi, inaspettati, capaci di attivare forme nuove di cittadinanza, magari ancora impercettibili, ma comunque presenti e destinate a durare. Vorremo scoprire, ad esempio, in che modo si possa realmente raggiungere l'inclusione di gruppi che (per genere, cultura, età o reddito) rischiano la marginalizzazione nelle nostre città. Quali forme dell'abitare le minoranze raccontano? Cosa significa costruire spazi urbani più accessibili e a misura delle donne, dei bambini, dei migranti, dei modi in che questi vivono, desiderano e costruiscono le proprie identità? Realizzare città più felici vuol dire aumentare la nostra capacità collettiva di rappresentare i bisogni sociali in modo ampio e inclusivo, in modo che ciascuno possa poi farsene carico in prima persona. “L’inferno dei viventi - scriveva Italo Calvino - non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”. Entrarci dentro non significa necessariamente soffrire, ma - proprio come Calvino suggeriva - è un modo per imparare a riconoscere “chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e dargli spazio”.
Seguendo l’articolazione della scorsa edizione del FILFest, proveremo a declinare i nostri sforzi utopico-pratici attingendo da saperi e sensibilità plurime: l’economia, il sociale, la produzione culturale, l’ambiente, l’urbanistica. Figura ispiratrice, che farà da trait d’union nel corso delle varie esplorazioni del FILfest, Danilo Dolci: poeta, educatore, attivista della nonviolenza italiano. Con la sua idea di una “città-territorio come parco di pace”, Dolci ha provato in Sicilia, in luoghi poveri e degradati come Partinico, Mirto, Trappeto, a fare leva sulla maieutica reciproca, la lotta non violenta, la coscienza civica, l’educazione per restituire all’abitare un respiro più arioso, responsabile, autentico. Con la sua visione di una città dove il lavoro non si trasformi in mera rapina della terra, dove le energie, soprattutto quelle illimitate, ricevano giusta valorizzazione potenziando benessere e salute, Danilo Dolci accompagnerà le tre giornate del festival, aiutandoci ad immaginare come “dall’intimo dei suoi quartieri” la città possa nuovamente fiorire esprimendo il bene comune. Accanto a lui terremo vive le parentele di spirito allacciate nella precedente edizione: Adriano Olivetti resterà al nostro fianco con il suo progetto architettonico di una fabbrica che si fa comunità, in una città pensata per essere a misura d’uomo. Continueremo così, da un’edizione del festival all’altra, a scoprire affiliazioni che ci aiutino a vivere più pienamente il presente, riappropriandoci del nostro futuro.
Quest’anno abbiamo scelto di dedicare il FILfest al tema delle Città Felici. L’intento è quello di riconnetterci alla tradizione tutta italiana della felicità pubblica, che ha una matrice culturale estranea sia all’utilitarismo che a declinazioni in senso edonistico della felicità. Le esperienze delle città-stato medievali - ad esempio - hanno segnato un passaggio fondamentale in cui ha preso forma un modo di intendere i mercati, la società civile, il lavoro e la partecipazione. Il pensiero economico in quella fase ha considerato le città come luoghi di civilizzazione, dove perseguire quelle virtù civili che consentono la costruzione di ambienti umani in cui insieme essere felici. A partire da questa eredità, vorremo tornare a riflettere sul nostro modello di sviluppo urbano, per capire come valorizzare un patrimonio relazionale capace di determinare il benessere delle persone, nei luoghi di lavoro come nella vita sociale e familiare.
L’edizione 2014 del FILfest sarà proprio un’occasione per condividere visioni/utopie/voci/rappresentazioni, lontane e vicine, legate alle città, che ci aiuteranno a stimolare l’immaginario e a nutrire una rinnovata prospettiva di azione sullo spazio urbano. Non vogliamo evitare di calarci dentro le città reali, tutt’altro. Gli attraversamenti saranno molteplici: narrativi, sensoriali, fisici, visuali. Le città che abitiamo infatti sono sempre più plurali, multietniche, cangianti, difficili da governare. Per dare efficienza a questa complessità si persegue l’obiettivo di renderle... smart. Ma a ben vedere queste città continuano ad assumere forme contraddittorie, congestionate, spesso “infernali”. Se vogliamo riconquistare spazi per l’abitare più umani, bendarci gli occhi non ha senso. Molto più utile invece andare a cercare segnali di ALTROVE che raccontino pezzi di città diversi, inaspettati, capaci di attivare forme nuove di cittadinanza, magari ancora impercettibili, ma comunque presenti e destinate a durare. Vorremo scoprire, ad esempio, in che modo si possa realmente raggiungere l'inclusione di gruppi che (per genere, cultura, età o reddito) rischiano la marginalizzazione nelle nostre città. Quali forme dell'abitare le minoranze raccontano? Cosa significa costruire spazi urbani più accessibili e a misura delle donne, dei bambini, dei migranti, dei modi in che questi vivono, desiderano e costruiscono le proprie identità? Realizzare città più felici vuol dire aumentare la nostra capacità collettiva di rappresentare i bisogni sociali in modo ampio e inclusivo, in modo che ciascuno possa poi farsene carico in prima persona. “L’inferno dei viventi - scriveva Italo Calvino - non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”. Entrarci dentro non significa necessariamente soffrire, ma - proprio come Calvino suggeriva - è un modo per imparare a riconoscere “chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e dargli spazio”.
Seguendo l’articolazione della scorsa edizione del FILFest, proveremo a declinare i nostri sforzi utopico-pratici attingendo da saperi e sensibilità plurime: l’economia, il sociale, la produzione culturale, l’ambiente, l’urbanistica. Figura ispiratrice, che farà da trait d’union nel corso delle varie esplorazioni del FILfest, Danilo Dolci: poeta, educatore, attivista della nonviolenza italiano. Con la sua idea di una “città-territorio come parco di pace”, Dolci ha provato in Sicilia, in luoghi poveri e degradati come Partinico, Mirto, Trappeto, a fare leva sulla maieutica reciproca, la lotta non violenta, la coscienza civica, l’educazione per restituire all’abitare un respiro più arioso, responsabile, autentico. Con la sua visione di una città dove il lavoro non si trasformi in mera rapina della terra, dove le energie, soprattutto quelle illimitate, ricevano giusta valorizzazione potenziando benessere e salute, Danilo Dolci accompagnerà le tre giornate del festival, aiutandoci ad immaginare come “dall’intimo dei suoi quartieri” la città possa nuovamente fiorire esprimendo il bene comune. Accanto a lui terremo vive le parentele di spirito allacciate nella precedente edizione: Adriano Olivetti resterà al nostro fianco con il suo progetto architettonico di una fabbrica che si fa comunità, in una città pensata per essere a misura d’uomo. Continueremo così, da un’edizione del festival all’altra, a scoprire affiliazioni che ci aiutino a vivere più pienamente il presente, riappropriandoci del nostro futuro.
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