Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, pittore e incisore, fu il caposcuola dei vedutisti veneti del Settecento. La sua formazione avvenne al seguito del padre Bernardo, specializzato in pittura di fondali per il teatro. Intorno al 1719, trasferitosi a Roma, cominciò a dedicarsi alle vedute di paesaggio, ispirato dagli esempi di artisti come l'olandese Gaspar van Wittel e il friulano Luca Carlevarijs.
Ben presto andò elaborando uno stile personale che, pur essendo profondamente radicato nella cultura veneziana, lo portò ad ottenere il favore di un pubblico internazionale. Ebbe, infatti, tra i suoi committenti i reali del Liechtenstein e Joseph Smith, banchiere, mercante e poi console inglese a Venezia, personaggio decisivo per la sua carriera in quanto fu proprio questi ad introdurlo nell'ambiente dei ricchi e raffinati collezionisti inglesi. Intanto, anche in patria, il Canaletto aveva elevato il vedutismo ad una corrente di gusto rappresentativa dell’illuminismo europeo, al pari di quella pittura di storia e di figura che, fino ad allora, aveva dominato il panorama pittorico del tempo. Dal 1746 al 1756 egli soggiornò soprattutto a Londra. A questo periodo appartengono le vedute del Tamigi e della campagna inglese dipinte per l'alta aristocrazia locale. Dopo il decennio inglese, il ritorno definitivo a Venezia corrispose con la fase di declino della fortuna dell'artista. Egli dipinse ancora alcuni capolavori come due suggestivi e rari notturni o come la Fantasia architettonica eseguita per l’ormai anziano Joseph Smith e continuò a sperimentare, in una serie di piccole tele, effetti luministici e prospettici degli ambienti veneziani ma si andò anche progressivamente isolando dall'ambiente artistico e da quello mondano, fino alla morte che lo colse nel 1768, nella sua casa di San Lio.
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Michelangelo Merisi