EUTSCHE BANK ARTIST OF THE YEAR 2023 - La Chola Poblete – Guaymallén
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La Chola Poblete, Barroco Andino, 2023, Aquarello su carta, 200 × 152 cm | © La Chola Poblete
Dal 13 Settembre 2024 al 20 Ottobre 2024
Milano
Luogo: MUDEC Museo delle Culture
Indirizzo: Via Tortona 56
Orari: Lunedì 14.30 – 19.30 Martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30 Giovedì – sabato 9.30 – 22.30 ULTIMO INGRESSO UN’ORA PRIMA
Curatori: Britta Färber
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0254917
Sito ufficiale: http://www.mudec.it
Dal 13 settembre al 20 ottobre 2024 il MUDEC di Milano presenta con Deutsche Bank e in collaborazione con 24 ORE Cultura la mostra Guaymallén dell’artista argentina La Chola Poblete, che ha vinto nel 2023 il prestigioso premio internazionale “Artist of the Year” che la Banca dedica all’arte contemporanea, giunto alla sua dodicesima edizione.
La mostra è a cura di Britta Färber, Global Head of Art & Culture di Deutsche Bank.
Artista, performer e attivista per i diritti LGBTQ+, nel suo lavoro La Chola Poblete (1989) ricorre a differenti media – scultura, pittura, performance, disegno, fotografia, video arte – per esplorare tematiche quali le ramificazioni dell’Inquisizione, l’eredità della colonizzazione e l’influenza pervasiva del capitalismo globale.
Il progetto espositivo Guaymallén rappresenta un omaggio alle origini indigene e all’identità queer dell’artista: prendendo il nome dalla sua città natale nel nord-ovest dell’Argentina, ai piedi delle Ande, la mostra fonde la vita, l’esperienza e la visione di La Chola Poblete in un racconto profondamente personale e schietto, ricco di bellezza, crudeltà e ribellione.
Guaymallén è una straordinaria “chiesa del disegno”, uno spazio sacro popolato da motivi e simboli religiosi, politici, erotici, pop-culturali e indigeni che si sovrappongono tra loro smantellando gerarchie e ordini prestabiliti. Un ambiente immersivo che narra storie di salvezza, di vergini, martiri e antiche dee attraverso una serie di acquerelli di grandi dimensioni, opere fotografiche e installazioni.
Con questa mostra La Chola Poblete si confronta con il ruolo storico di donne, travestiti e transessuali, espressioni della femminilità che sono state prese di mira o emarginate dalle strutture di potere religiose e patriarcali. A questo si aggiunge una riflessione più ampia che abbraccia la posizione dell’artista nel mondo dell’arte in relazione alla sua identità (trans, indigena) e il ruolo delle istituzioni occidentali nel determinare i canoni di ciò che chiamiamo “arte”, un processo che non è solo un prodotto storico ma dipende attivamente da determinate condizioni ideologiche e post-coloniali.
La mostra è a cura di Britta Färber, Global Head of Art & Culture di Deutsche Bank.
Artista, performer e attivista per i diritti LGBTQ+, nel suo lavoro La Chola Poblete (1989) ricorre a differenti media – scultura, pittura, performance, disegno, fotografia, video arte – per esplorare tematiche quali le ramificazioni dell’Inquisizione, l’eredità della colonizzazione e l’influenza pervasiva del capitalismo globale.
Il progetto espositivo Guaymallén rappresenta un omaggio alle origini indigene e all’identità queer dell’artista: prendendo il nome dalla sua città natale nel nord-ovest dell’Argentina, ai piedi delle Ande, la mostra fonde la vita, l’esperienza e la visione di La Chola Poblete in un racconto profondamente personale e schietto, ricco di bellezza, crudeltà e ribellione.
Guaymallén è una straordinaria “chiesa del disegno”, uno spazio sacro popolato da motivi e simboli religiosi, politici, erotici, pop-culturali e indigeni che si sovrappongono tra loro smantellando gerarchie e ordini prestabiliti. Un ambiente immersivo che narra storie di salvezza, di vergini, martiri e antiche dee attraverso una serie di acquerelli di grandi dimensioni, opere fotografiche e installazioni.
Con questa mostra La Chola Poblete si confronta con il ruolo storico di donne, travestiti e transessuali, espressioni della femminilità che sono state prese di mira o emarginate dalle strutture di potere religiose e patriarcali. A questo si aggiunge una riflessione più ampia che abbraccia la posizione dell’artista nel mondo dell’arte in relazione alla sua identità (trans, indigena) e il ruolo delle istituzioni occidentali nel determinare i canoni di ciò che chiamiamo “arte”, un processo che non è solo un prodotto storico ma dipende attivamente da determinate condizioni ideologiche e post-coloniali.
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