No Title. La pittura è un linguaggio?
Dal 08 Novembre 2017 al 08 Novembre 2017
Milano
Luogo: Biblioteca Ambrosiana | Sala delle Accademie
Indirizzo: piazza Pio XI
Orari: h 15
Enti promotori:
- Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Costo del biglietto: ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
Sito ufficiale: http://www.notitle.org/
Mercoledì 8 novembre ore 15.00
Veneranda Biblioteca Ambrosiana | Sala delle Accademie
Alla presenza:
del Ministro dei beni, delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini
del Direttore Generale Libri Mondadori Electa, Stefano Peccatori
del Presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo
Intervengono:
Matteo Smolizza, filologo e storico dell’arte, ideatore e coordinatore di No Title; Francesco Gazzillo (Università La Sapienza, dipartimento di psicologia dinamica e clinica), psicologo, responsabile progettazione raccolta dati di No Title; Viktor Misiano, curatore indipendente, già curatore del dipartimento di arte contemporanea del Pushkin National Museum of Fine Arts, Mosca; Edward Lucie-Smith (Bermondsey Project Space, Londra), poeta e curatore; Achille Bonito Oliva, critico d'arte e curatore; Joachim Pissarro, Former curator of MOMA, New York; General Director of Hunter College, New York; Giorgio Bedoni (Accademia di Brera; CRA di Melegnano), psichiatra e psicoterapeuta specializzato nelle arti pre-culturali e prodotte in condizione di disagio psichico; Giulia Bogliolo Bruna (Centre d'Études Arctiques – EHESS, Parigi), etnologa, specialista dell’immaginario Inhuit; Anna Oliverio Ferraris(Università La Sapienza), psicologa dello sviluppo, psicoterapeuta e scrittrice; Claudia Cieri Via (SASS - School of Advanced Studies Sapienza), teorica e storica delle arti; Maurizio Ferraris (Università di Torino, Laboratorio di Ontologia), filosofo; Giulio Giorello (Università degli Studi di Milano, dipartimento di filosofia), filosofo ed epistemologo; Giuseppe Di Napoli (Accademia di Brera), specialista di metodologia progettuale della comunicazione visiva; Martina Ardizzi (Università di Parma, dipartimento di medicina e chirurgia, unità di neuroscienze), specialista di neuroestetica, dal team di Gallese, Rizzolatti e Fogassi, scopritori dei neuroni specchio.
Per la prima volta una ricerca sul linguaggio delle arti visive si svolge in contemporanea in diversi continenti con l’obiettivo di coinvolgere più di un milione di persone. No Title, progetto e libro, è una complessa ricerca sul fondamento dei linguaggi artistici, ed in particolare della pittura, che punta a coinvolgere oltre un milione di persone nei prossimi due anni, attraverso metodologie scientifiche validate a livello internazionale. Promosso da Coldiretti e Mondadori Electa, il progetto è ideato da Matteo Smolizza e si avvale di 47 tavole dell'artista Fabrizio Di Marzio. Innovativo per la dimensione del campione e per la tipologia del metodo utilizzato, mutuato dalla linguistica, il progetto è basato sulla scienza che analizza i linguaggi oggi utilizzati per comunicare da 7 miliardi di persone, e così può osservare l'opera d'arte senza porsi il problema della soggettività del giudizio e della giustificazione della produzione estetica. Sottoponendo le stesse opere alla vista di una moltitudine di persone differenti per età, status, condizione, attitudini, cultura, esistono comuni emozioni, pensieri, associazioni, che vengono evocati dall'opera? Il progetto viene realizzato oltre che in Italia anche in USA, Romania, Siria, Afghanistan, India e Sudafrica, ed ha riscosso l'adesione di eminenti istituzioni ed intellettuali italiani ed esteri.
La pittura è un linguaggio? E se lo è, che peculiarità ha? No Title, un progetto ideato e curato dal filologo e storico dell’arte Matteo Smolizza, allievo di Denis Mahon e Ernst H. Gombrich, a partire da 47 tavole realizzate da Fabrizio Di Marzio, artista individuato da Michael Klein (former worldwide curator della Microsoft Collection), interroga lo sconfinato campione attraverso un test - capace di captare la risposta emotiva e di ricondurla agli elementi formali dell’immagine - elaborato da un team dell’Università La Sapienza sotto la direzione dello specialista in psicodinamica Francesco Gazzillo. La ricerca durerà due anni. La risposta al quesito, costruito con metodo strettamente scientifico secondo i modelli fondamentali della linguistica (alla base dell’analisi dei sistemi verbali oggi utilizzati da 7 miliardi di persone, quindi del tutto indifferenti al fattore ‘gusto’), porrà un fondamentale contributo per la comprensione del potere comunicativo delle arti visive e della loro struttura formale.
No Title è promosso da Coldiretti, che, con oltre un milione e mezzo di associati, offre il primo enorme campo di prova del progetto nella convinzione che “da sempre gran parte del nostro pensiero – razionale e simbolico – nasca dalla osservazione della natura” (Gian Carlo Caselli e Roberto Moncalvo), e da Electa Mondadori, che vede nel progetto “l’obiettivo di promuovere il valore delle arti visive come espressione di un linguaggio originale” coltivato “da oltre settant’anni con la propria attività editoriale e “l’ambizioso tentativo di fare di un libro uno strumento di indagine sulla fondazione del linguaggio della pittura” (Stefano Peccatori).
L’argomento sollevato da No Title sarà dibattuto in un convegno presso la Biblioteca Ambrosiana, l’8 novembre a Milano, alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività culturali on. Dario Franceschini, da un eccezionale parterre di specialisti, provenienti da USA, Russia, Inghilterra, Francia e Italia e afferenti all’arte, alla filosofia, alla psicologia, alla psichiatria, alle neuroscienze ed ad altre discipline. La natura comunicativa del disegno e della pittura sarà analizzata: rispetto alle produzioni pre-culturali (per esempio, le produzioni delle persone colpite da disagio psichico); rispetto alle produzioni preistoriche e non occidentali (con un notevole approfondimento dell’immaginario Inhuit) ed a quelle che fondano il canone visivo occidentale (segnatamente, il Rinascimento); rispetto allo sviluppo della capacità cognitiva nel bambino e nell’adulto (con analisi della produzione artistica infantile e dei potenziamenti cognitivi riscontrati nei soggetti adulti impegnati nelle arti visive); tenendo conto delle basi biologiche dell’espressione e dell’apprezzamento artistico (la libertà espressiva ed interpretativa del soggetto nei confini degli strumenti cognitivi propri della nostra specie) e del contesto sociale, in particolare il “sistema dell’arte” come struttura tesa alla formazione ed al governo del gusto ed al suo ruolo nella inclusione/esclusione delle esperienze estetiche. Ciò con uno sguardo che va dalla preistoria alle arti contemporanee; dalla mano, all’occhio, alla mente.
Il razionale scientifico della ricerca di No Title è estremamente semplice: le 47 tavole, sul ciclo delle stagioni, realizzate da Fabrizio Di Marzio senza elementi aneddotici, vengono sottoposte ad un numero enorme di persone di ogni età, istruzione, status sociale, provenienza e persino condizione medica: le risposte vengono raccolte con un test, che consente all'intervistato di indicare le emozioni provate e cosa precisamente nell'immagine le abbia suscitate. In pratica, se rispetto alle immagini la gran parte degli intervistati avrà dato risposte coerenti - sia sul piano razionale sia sul piano emotivo -, si potrà riconoscere nella pittura un linguaggio ed indagarne, con l'esame approfondito dei dati, le peculiarità.
I punti forti di questo progetto sono la estrema innovatività e semplicità del metodo, l'enorme numero delle persone coinvolte (si punta ad un milione di individui, sono già stati raccolti oltre 275.000 dati) e la replicabilità sia all'interno della pittura (con le stesse e/o altre immagini a fini di verifica) sia, verosimilmente, di qualsiasi altra arte.
Il progetto si avvale in effetti di più test, tesi a sondare l’intersezione tra colore e segno nella comunicazione artistica e la ‘stabilità’ del messaggio emotivo e razionale offerto dall’opera d’arte. Alla base dei test, due modelli di riferimento internazionale: per l’analisi delle emozioni PANAS-X, un modello statunitense che consente al soggetto di dare dimensione all’impatto emotivo di una esperienza in cui è coinvolto (nel nostro caso, l’incontro con l’opera d’arte), per la parte di analisi dell'opera d'arte una elaborazione del modello classico esposto a cavallo tra Sei e Settecento da André Felibien (1619-1695) e Roger de Piles (1635-1709) ed esemplato nel “Cours de Peinture par Principes”, seguito dalla “Balance des Peintres” (1708), pilastro di tutte le successive analisi formali dell’opera d’arte.
Le tavole che il pubblico osserverà per partecipare alla ricerca attraverso i test sono prive di qualsivoglia contaminazione verbale: le immagini parlano da sole, e le risposte date dal pubblico circa la loro interpretazione saranno raccolte da un team dell'Università La Sapienza, diretto da Francesco Gazzillo, in macrocontesti (scuole, università, musei, carceri, ospedali, orfanatrofi, mercati, caserme ecc.) ma potranno anche essere date attraverso il sito www.notitle.org autonomamente e anonimamente da tutti coloro che vorranno partecipare a questa grande ricerca sul fondamento dei linguaggi delle arti visive. L’obiettivo è verificare il grado di coerenza tra le risposte date dall'enorme numero di persone coinvolte e, quindi, se la pittura sia un linguaggio. Non si offre una spiegazione dell'opera ma si consente all'opera di dispiegare se stessa all’osservatore.
“No Title si propone di indagare se e perché l'opera è comunicativa a prescindere dall’apparato verbale e accreditante costruitole intorno, e quindi se risponde ai principi cardine per identificare un linguaggio, uno strumento sociale in cui i messaggi sono largamente dipendenti dalla struttura (per esempio, per i linguaggi verbali la grammatica e il vocabolario) e largamente indipendenti dal contesto (per esempio la condizione di salute o l’umore o la localizzazione geografica di interlocutori parlanti la stessa lingua). Spesso proprio quelle opere che fanno fatica a farsi riconoscere come arte dal vasto pubblico sono – al contrario – largamente dipendenti dal contesto (di presentazione/esposizione), che svolge un ruolo accreditante, e largamente indipendenti da una struttura di elementi comunicativi condivisa e riconoscibile dal pubblico. Osservata dal punto di vista linguistico, e quindi fuori dalla disputa mi piace/non mi piace, la questione si semplifica molto” (Matteo Smolizza).
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