REPLAY#3 - Domenico Antonio Mancini. N 0
Dal 16 Novembre 2022 al 29 Gennaio 2023
Lissone | Milano
Luogo: MAC Museo d’Arte Contemporanea
Indirizzo: Viale Elisa Ancona 6
Orari: mercoledì e venerdì: 10-13; giovedì: 16-23; sabato e domenica: 10-12 / 15-19
Curatori: Francesca Guerisoli
Enti promotori:
- Comune di Lissone
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.museolissone.it
Torna REPLAY – Installazioni context specific e incontri sulla museologia del contemporaneo, il progetto avviato a novembre 2021 a cura di Francesca Guerisoli che si propone di stimolare un dibattito sull’idea di museo, di collezione, di fruizione e di mediazione culturale a partire dalla collezione storica del Premio Lissone.
Dal 16 novembre al 29 gennaio verrà presentata N 0, un’installazione context-specific dell’artista Domenico Antonio Mancini (Napoli, 1980) che gioca sull’idea di mascheramento e conseguente disvelamento della collezione dello storico Premio Lissone, mettendola al centro di un’attenzione rinnovata. N 0 mira anche a innescare una serie di riflessioni generali sulla vita, sul ruolo dei musei d’arte contemporanea oggi e il loro rapporto con il pubblico.
Per questo progetto, Domenico Antonio Mancini sceglie di partire dalla specificità del luogo: Lissone, il museo, il Premio e il suo allestimento. La Sala Gino Meloni presenta una selezione di opere della collezione permanente del MAC, 34 dipinti allestiti in stile quadreria. Le opere occupano l'intera parete di fondo della sala e le due laterali adiacenti, senza indicazioni testuali. L’insieme delle didascalie relative è raggruppato in un pannello collocato su una quarta parete. L’installazione di Mancini prende spunto da queste caratteristiche fisiche per farsi strumento di analisi del rapporto tra la collezione e lo spazio in cui è allestita, le modalità con cui il pubblico entra in relazione con le opere e il rapporto che intercorre tra le stesse. N 0 riflette dunque sull'allestimento dell’opera e la sua identificazione, sull'oggetto esposto e la sua descrizione.
Nella sua dimensione visiva, N 0 offre al pubblico del MAC una visione inedita eppure familiare, e quindi perturbante, della Sala Gino Meloni: i visitatori sono immersi in un ambiente rinnovato a partire dalle pareti fisse della sala, modificate per l'occasione e funzionali al futuro riallestimento della collezione permanente. Delle 34 tele dello Storico Premio Lissone, per l'intera durata della mostra ne è visibile una sola, che diviene parte integrante dell'installazione di Mancini: Cartello n. 20 (1960) di Mario Schifano, Premio Acquisto del XII Premio Lissone (1961). Prendono il posto delle altre 33 tele altrettante tele, delle medesime dimensioni, realizzate dall'artista come dispositivo attivatore di attenzione.
Cartello n. 20, scelto da Mancini, è un dipinto su carta da pacchi con i toni dell’arancio che reca in nero la scritta “N 20” e che fa parte del ciclo di opere monocrome di Schifano. Facendo leva sulla natura astratta e assoluta del monocromo, Mancini porta avanti la sua radicale riflessione sul linguaggio pittorico che nel nero assoluto sembra assorbire le ricerche più avanzate della pittura astratta novecentesca. Oltre la sintesi assoluta sul piano pittorico espresso dal monocromo nero, per Mancini vi è lo spazio dell’installazione abitato dalla storia del Premio e dai suoi molteplici pubblici. L’installazione di Mancini, infatti, concentra l’attenzione del pubblico su questa singola opera del Premio, isolandola, “incorniciandola” concettualmente e formalmente, per proporre alla riflessione del pubblico gli elementi immateriali che nello spazio del museo albergano, quali le storie individuali, la storia istituzionale e anche le esperienze di chi entra nello spazio espositivo. Nel quadro di Schifano le lettere precludono “allo spettatore ogni appiglio, ogni pretesto di comunicazione (...); è lecito chiedersi, tuttavia, se il pittore intenda limitarsi (e fino a quando) a questa dichiarazione di non consenso, oppure stia per riprendere un qualche colloquio, magari anche solo con se stesso” (Filiberto Menna). Nell’installazione di Mancini, invece, ogni tela reca un numero come chiaro riferimento alla didascalia, dispositivo di identificazione dell’opera, che diviene centro d’osservazione e fulcro del messaggio.
Nel corso del periodo espositivo di N 0 si terranno due incontri pubblici con esperti del mondo dell’arte contemporanea: il primo mercoledì 30 novembre, alle ore 19, con Riccardo Venturi, storico dell’arte, docente alla Sorbona di Parigi nonché autore di un brillante saggio sui monocromi di Mario Schifano. Il secondo giovedì 15 dicembre, alle ore 19, con Caterina Riva, direttrice artistica del MACTE di Termoli (CB), museo che, come il MAC, ha un premio d'arte, il Premio Termoli (1955), che ha dato vita a una ricca collezione museale.
Domenico Antonio Mancini è nato a Napoli nel 1980, vive e lavora a Milano.
Si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e attraverso la partecipazione a varie residenze, tra le quali si ricordano quelle alla Fondazione Antonio Ratti (Como, 2004) e alla Mountain School of Art (Los Angeles, 2006).
Interessato alla trasformazione del quotidiano e della memoria storica in un’esperienza sinestetica, combina una sofisticata analisi dei media, scelti di volta in volta, alla riflessione su questioni socio-politiche e bio-politiche. Per l’artista la pratica dell’arte risponde sempre all’urgenza di intervenire, individualmente e collettivamente, nella realtà quotidiana. Anche nelle più recenti serie pittoriche legate alla memoria storica di luoghi specifici, la pittura di paesaggio si offre come un’esperienza straniante non solo a livello linguistico: l’artista suggerisce strumenti per ribaltare la relazione con le cose, siano esse categorie estetiche o informazioni.
Ha realizzato mostre personali presso MADRE – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2009); Istituto Svizzero, Roma (2009); Fondazione Morra Greco, Napoli (2011); Istituto Italiano di Cultura, Berlino (2022). Tra le mostre collettive: Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti, Napoli (2002); la Fabbrica del Vapore, Milano (2006); Museo Mineralogico Campano, Vico Equense, Napoli (2007); Palazzo delle Arti, Napoli (2008); Castel Sant’Elmo, Napoli (2013); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene d’Alba (2015); Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, (2017); Associazione Barriera, Torino (2018); MAR - Museo della Città di Ravenna (2018); Istituto Italiano di Cultura, New York (2018); Castel Sant’Elmo, Napoli e Georgian National Gallery, Tbilisi (2018); MART, Rovereto e Stadtgalerie Kiel (2019); Italics Art, Consorzio Gallerie Italiane (2021). Domenico Antonio Mancini è rappresentato dalla Galleria Lia Rumma.
Dal 16 novembre al 29 gennaio verrà presentata N 0, un’installazione context-specific dell’artista Domenico Antonio Mancini (Napoli, 1980) che gioca sull’idea di mascheramento e conseguente disvelamento della collezione dello storico Premio Lissone, mettendola al centro di un’attenzione rinnovata. N 0 mira anche a innescare una serie di riflessioni generali sulla vita, sul ruolo dei musei d’arte contemporanea oggi e il loro rapporto con il pubblico.
Per questo progetto, Domenico Antonio Mancini sceglie di partire dalla specificità del luogo: Lissone, il museo, il Premio e il suo allestimento. La Sala Gino Meloni presenta una selezione di opere della collezione permanente del MAC, 34 dipinti allestiti in stile quadreria. Le opere occupano l'intera parete di fondo della sala e le due laterali adiacenti, senza indicazioni testuali. L’insieme delle didascalie relative è raggruppato in un pannello collocato su una quarta parete. L’installazione di Mancini prende spunto da queste caratteristiche fisiche per farsi strumento di analisi del rapporto tra la collezione e lo spazio in cui è allestita, le modalità con cui il pubblico entra in relazione con le opere e il rapporto che intercorre tra le stesse. N 0 riflette dunque sull'allestimento dell’opera e la sua identificazione, sull'oggetto esposto e la sua descrizione.
Nella sua dimensione visiva, N 0 offre al pubblico del MAC una visione inedita eppure familiare, e quindi perturbante, della Sala Gino Meloni: i visitatori sono immersi in un ambiente rinnovato a partire dalle pareti fisse della sala, modificate per l'occasione e funzionali al futuro riallestimento della collezione permanente. Delle 34 tele dello Storico Premio Lissone, per l'intera durata della mostra ne è visibile una sola, che diviene parte integrante dell'installazione di Mancini: Cartello n. 20 (1960) di Mario Schifano, Premio Acquisto del XII Premio Lissone (1961). Prendono il posto delle altre 33 tele altrettante tele, delle medesime dimensioni, realizzate dall'artista come dispositivo attivatore di attenzione.
Cartello n. 20, scelto da Mancini, è un dipinto su carta da pacchi con i toni dell’arancio che reca in nero la scritta “N 20” e che fa parte del ciclo di opere monocrome di Schifano. Facendo leva sulla natura astratta e assoluta del monocromo, Mancini porta avanti la sua radicale riflessione sul linguaggio pittorico che nel nero assoluto sembra assorbire le ricerche più avanzate della pittura astratta novecentesca. Oltre la sintesi assoluta sul piano pittorico espresso dal monocromo nero, per Mancini vi è lo spazio dell’installazione abitato dalla storia del Premio e dai suoi molteplici pubblici. L’installazione di Mancini, infatti, concentra l’attenzione del pubblico su questa singola opera del Premio, isolandola, “incorniciandola” concettualmente e formalmente, per proporre alla riflessione del pubblico gli elementi immateriali che nello spazio del museo albergano, quali le storie individuali, la storia istituzionale e anche le esperienze di chi entra nello spazio espositivo. Nel quadro di Schifano le lettere precludono “allo spettatore ogni appiglio, ogni pretesto di comunicazione (...); è lecito chiedersi, tuttavia, se il pittore intenda limitarsi (e fino a quando) a questa dichiarazione di non consenso, oppure stia per riprendere un qualche colloquio, magari anche solo con se stesso” (Filiberto Menna). Nell’installazione di Mancini, invece, ogni tela reca un numero come chiaro riferimento alla didascalia, dispositivo di identificazione dell’opera, che diviene centro d’osservazione e fulcro del messaggio.
Nel corso del periodo espositivo di N 0 si terranno due incontri pubblici con esperti del mondo dell’arte contemporanea: il primo mercoledì 30 novembre, alle ore 19, con Riccardo Venturi, storico dell’arte, docente alla Sorbona di Parigi nonché autore di un brillante saggio sui monocromi di Mario Schifano. Il secondo giovedì 15 dicembre, alle ore 19, con Caterina Riva, direttrice artistica del MACTE di Termoli (CB), museo che, come il MAC, ha un premio d'arte, il Premio Termoli (1955), che ha dato vita a una ricca collezione museale.
Domenico Antonio Mancini è nato a Napoli nel 1980, vive e lavora a Milano.
Si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e attraverso la partecipazione a varie residenze, tra le quali si ricordano quelle alla Fondazione Antonio Ratti (Como, 2004) e alla Mountain School of Art (Los Angeles, 2006).
Interessato alla trasformazione del quotidiano e della memoria storica in un’esperienza sinestetica, combina una sofisticata analisi dei media, scelti di volta in volta, alla riflessione su questioni socio-politiche e bio-politiche. Per l’artista la pratica dell’arte risponde sempre all’urgenza di intervenire, individualmente e collettivamente, nella realtà quotidiana. Anche nelle più recenti serie pittoriche legate alla memoria storica di luoghi specifici, la pittura di paesaggio si offre come un’esperienza straniante non solo a livello linguistico: l’artista suggerisce strumenti per ribaltare la relazione con le cose, siano esse categorie estetiche o informazioni.
Ha realizzato mostre personali presso MADRE – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2009); Istituto Svizzero, Roma (2009); Fondazione Morra Greco, Napoli (2011); Istituto Italiano di Cultura, Berlino (2022). Tra le mostre collettive: Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti, Napoli (2002); la Fabbrica del Vapore, Milano (2006); Museo Mineralogico Campano, Vico Equense, Napoli (2007); Palazzo delle Arti, Napoli (2008); Castel Sant’Elmo, Napoli (2013); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene d’Alba (2015); Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, (2017); Associazione Barriera, Torino (2018); MAR - Museo della Città di Ravenna (2018); Istituto Italiano di Cultura, New York (2018); Castel Sant’Elmo, Napoli e Georgian National Gallery, Tbilisi (2018); MART, Rovereto e Stadtgalerie Kiel (2019); Italics Art, Consorzio Gallerie Italiane (2021). Domenico Antonio Mancini è rappresentato dalla Galleria Lia Rumma.
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