Aggiustare lo sguardo
Dal 16 Gennaio 2014 al 22 Febbraio 2014
Torino
Luogo: Gagliardi Art System
Indirizzo: via Cervino 16
Orari: da martedì a sabato 15.30-19
Curatori: Angela Madesani
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 19700031
E-Mail info: gallery@gasart.it
Sito ufficiale: http://www.gasart.it
Aggiustare lo sguardo è il titolo della mostra che inaugura il 16 gennaio 2014 presso la Gagliardi Art System di Torino. La rassegna, curata da Angela Madesani, propone i lavori di sette artisti italiani e stranieri appartenenti a generazioni e contesti diversi, che si esprimono con media differenti, ma il cui lavoro necessita di una lettura complessa e approfondita per essere compreso. Quando guardiamo con un cannocchiale cerchiamo di mettere a fuoco attraverso la rotella centrale, così dovremmo fare anche qui.
Il cuore della mostra è l’attenzione nei confronti di quanto vediamo, una riflessione, dunque, sul senso dello sguardo. La proposta è quella di mettere a fuoco, per riuscire a leggere i fenomeni in profondità, non fermandosi alla superficie, alla pelle delle cose. Con il lavoro del giovane artista maltese Matthew Attard si potrebbe parlare di disegno tridimensionale, in cui il segno grafico e il filo di ferro danno vita a un intenso dialogo al cui centro è l’ambiguità dell’immagine. La sua è una ricerca sulla percezione che cambia da persona a persona. Il disegno è linguaggio portante anche per il lavoro della tedesca Elisabeth Scherffig.
La sua è come una misurazione attraverso l’occhio in cui caos e ordine giocano un ruolo da comprimari. I suoi lavori in mostra sono realizzati su fogli di metallo, che inglobano nel lavoro le luci e i colori che si rispecchiano sulla superficie. Daniele D’Acquisto è già stato protagonista di una mostra personale presso la galleria. In mostra sono i suoi Dust PG8 e +/-Space. L’intento è quello di accostare piani linguistici differenti per cogliere eventuali esiti. D’Acquisto è affascinato dall’idea che si creino dei cortocircuiti linguistici di fronte ai procedimenti innescati. Attraverso la sua ricerca l’artista vuole trovare un senso ai fenomeni della sua contemporaneità. Uno dei temi sui quali indaga è la polvere e non bisogna dimenticare che vive in una città come Taranto.
Tullio Brunone ha posto la sua riflessione sul concetto di spazio intermedio. In mostra è un suo grande lavoro, un cartelame, che nella tradizione è un apparato scenografico, effimero di soggetto devozionale, che veniva allestito all’interno degli edifici di culto in occasione di particolari momenti. La volontà dell’artista è l’allontanamento dall’autorappresentazione tecnologica.
La rassegna presenta anche opere storiche come quelle di Luigi Di Sarro, drammaticamente scomparso nel 1979. Anche qui come già con Attard ci troviamo di fronte a una forma di grafismo spaziale. Attraverso l’uso di materiali molto leggeri, dal filo di ferro alla griglia, che lascia penetrare la luce, in modo da creare un’ulteriore ambiguità visiva. Ambiguità visiva che è evidente in un lavoro come quello di Antonio Marchetti Lamera, che parte da un’azione fotografica per giungere a un lavoro di matrice pittorica in cui la cangianza del colore riesce a sottolineare la mutevolezza della forma. I soggetti sono ombre urbane che paiono in movimento.
Di Maurizio Donzelli, il cui lavoro è stato recentemente oggetto di una mostra personale a Palazzo Fortuny di Venezia, sono in mostra i Mirror in cui l’orizzonte è mobile. La cifra di questo lavoro è il concetto di trasformazione, inteso come passaggio. L’indefinizione, la precarietà, la molteplicità della visione che implica un particolare atteggiamento da parte di chi guarda costituisce la parte più seduttiva e coinvolgente del lavoro.
Il cuore della mostra è l’attenzione nei confronti di quanto vediamo, una riflessione, dunque, sul senso dello sguardo. La proposta è quella di mettere a fuoco, per riuscire a leggere i fenomeni in profondità, non fermandosi alla superficie, alla pelle delle cose. Con il lavoro del giovane artista maltese Matthew Attard si potrebbe parlare di disegno tridimensionale, in cui il segno grafico e il filo di ferro danno vita a un intenso dialogo al cui centro è l’ambiguità dell’immagine. La sua è una ricerca sulla percezione che cambia da persona a persona. Il disegno è linguaggio portante anche per il lavoro della tedesca Elisabeth Scherffig.
La sua è come una misurazione attraverso l’occhio in cui caos e ordine giocano un ruolo da comprimari. I suoi lavori in mostra sono realizzati su fogli di metallo, che inglobano nel lavoro le luci e i colori che si rispecchiano sulla superficie. Daniele D’Acquisto è già stato protagonista di una mostra personale presso la galleria. In mostra sono i suoi Dust PG8 e +/-Space. L’intento è quello di accostare piani linguistici differenti per cogliere eventuali esiti. D’Acquisto è affascinato dall’idea che si creino dei cortocircuiti linguistici di fronte ai procedimenti innescati. Attraverso la sua ricerca l’artista vuole trovare un senso ai fenomeni della sua contemporaneità. Uno dei temi sui quali indaga è la polvere e non bisogna dimenticare che vive in una città come Taranto.
Tullio Brunone ha posto la sua riflessione sul concetto di spazio intermedio. In mostra è un suo grande lavoro, un cartelame, che nella tradizione è un apparato scenografico, effimero di soggetto devozionale, che veniva allestito all’interno degli edifici di culto in occasione di particolari momenti. La volontà dell’artista è l’allontanamento dall’autorappresentazione tecnologica.
La rassegna presenta anche opere storiche come quelle di Luigi Di Sarro, drammaticamente scomparso nel 1979. Anche qui come già con Attard ci troviamo di fronte a una forma di grafismo spaziale. Attraverso l’uso di materiali molto leggeri, dal filo di ferro alla griglia, che lascia penetrare la luce, in modo da creare un’ulteriore ambiguità visiva. Ambiguità visiva che è evidente in un lavoro come quello di Antonio Marchetti Lamera, che parte da un’azione fotografica per giungere a un lavoro di matrice pittorica in cui la cangianza del colore riesce a sottolineare la mutevolezza della forma. I soggetti sono ombre urbane che paiono in movimento.
Di Maurizio Donzelli, il cui lavoro è stato recentemente oggetto di una mostra personale a Palazzo Fortuny di Venezia, sono in mostra i Mirror in cui l’orizzonte è mobile. La cifra di questo lavoro è il concetto di trasformazione, inteso come passaggio. L’indefinizione, la precarietà, la molteplicità della visione che implica un particolare atteggiamento da parte di chi guarda costituisce la parte più seduttiva e coinvolgente del lavoro.
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