Nüshu: la scrittura che liberò le donne
Dal 13 Giugno 2020 al 16 Agosto 2020
Venezia
Luogo: D3082 Domus Civica
Indirizzo: San Polo 3082
Prolungata: fino al 16 agosto 2020
E-Mail info: info@d3082.org
Sito ufficiale: http://www.d3082.org
“女书是天上泪流的星星,你别害怕”
“Il nüshu nasce dalle lacrime delle stelle in cielo, non devi avere paura”
何艳新的外婆
Nonna di He Yanxin
Da sabato 13 giugno gli spazi di D3082 accoglieranno Nüshu: la scrittura che liberò le donne: un’indagine inedita sul valore comunicativo di questa antica “scrittura femminile”, inventata dalle donne circa tre secoli fa - analfabete, perché considerate indegne di ricevere un’istruzione - e tramandata in alcuni villaggi della contea di Jiangyong (Hunan, Cina centro-meridionale), dove ancora oggi viene praticata.
Un dialogo tra opere originali, realizzate dalla una delle eredi più giovani e apprezzate di questa tradizione, Hu Yuanyu, provenienti proprio dai luoghi del nüshu, accanto alle interpretazioni realizzate da Giulia Falcini che con Hu Yuanyu, ha potuto studiare, approfondire e praticare questa scrittura.
Quello che ne scaturisce è un confronto in bilico tra la pratica tradizionale - quella degli oggetti provenienti dal villaggio di Pumei - e una sua declinazione contemporanea, in chiave transculturale, realizzata con diverse tecniche e materiali.
Le tre “finestre sul mondo“ della Domus Civica diventano così crocevia di vite, uno spazio protetto per le donne, che custodisce i frammenti della loro esistenza, in un continuo rimando tra la dimensione personale da cui nasce questa scrittura e quella pubblica, l’esibizione al passaggio e agli sguardi, la particolarità di questo spazio espositivo.
La riflessione sulla condizione femminile si estende alla situazione nella Cina di oggi: nonostante la società sia diventata più sensibile alle questioni di genere, il ruolo della donna è ancora fortemente condizionato dai valori tradizionali e un buon matrimonio è il massimo a cui possa aspirare una giovane per non diventare 剩女, letteralmente “donna di scarto”.
Storicamente il nüshu trovava spazio nella vita quotidiana di figlie, madri, sorelle, amiche: analfabete, perché considerate indegne di ricevere un’istruzione, secondo la società maschilista e patriarcale della Cina di età Imperiale. Una scrittura elegante e raffinata che è, allo stesso tempo, il simbolo delle sofferenze vissute delle donne all’interno di un sistema che le privava di una voce. Ma non della volontà di comunicare, di avere un proprio spazio.
Il nüshu si configura così come il codice di una libertà creativa dotata di una potenza formale ricercata e conquistata con discrezione da donne che, attraverso la scrittura, il canto, il ricamo, hanno tramandato vicende quotidiane, moniti, leggende, ma soprattutto la solidarietà e la comprensione reciproca per il destino che le accumunava. Dichiarazioni di amicizie eterne, “contratti” tra laotong - sorelle giurate - che sancivano un legame unico e indissolubile.
Una forma comunicativa potente, addirittura salvifica, che nei secoli ha permesso alle donne di trovare respiro fuori da una condizione oppressiva, che in alcuni casi portava ad una profonda disperazione e gesti estremi. Sorprendentemente, dove il nüshu veniva praticato, risultava essere inferiore la triste percentuale di suicidi femminili. Ancora oggi, la sua pratica trova spazio in alcuni percorsi psicoterapeutici.
In linea con l’ambito di ricerca di D3082 l’’installazione intende offrire un nuovo punto di vista sul mondo femminile, amplificando l’eco della dimensione intima da cui prendono vita questi caratteri, la loro straordinaria e inconsapevole forza.
Le tre sezioni di D3082 custodiscono la narrazione della vita di tutti i giorni, raccontata con tenerezza come le sorelle che si pettinano; monitiche educano le giovani ad essere figlie d’oro, devote alle “Tre Obbedienze” quella dovuta al padre, al marito, ai figli. Accanto alla quotidianità si snoda, come uno stendardo, la leggenda di Meng Jiangnü. Tra le storie più note della tradizione popolare cinese, l’esempio massimo di devozione coniugale: il racconto di una bellissima giovane che, dopo aver fatto crollare parte della Grande Muraglia con il proprio pianto disperato, sceglie il suicidio per ricongiungersi al marito, morto durante la costruzione della struttura difensiva.
Il racconto delle nozze occupa uno spazio centrale, rappresentato da un grande telo matrimoniale, realizzato da Hu Yuanyu per l’occasione. Un modo per ricordare il momento più critico nella vita delle ragazze, che venivano separate agli affetti dalla propria famiglia per entrare in una casa totalmente estranea, a volte ostile. Le parole delle amiche, delle sorelle - analoghe a quelle scritte da Hu Yuanyu su questo lenzuolo - erano consigli su come affrontare la vita coniugale. Un testo dal sapore antico soltanto in apparenza: ancora oggi il dramma di molte donne cinesi è l'urgenza del matrimonio, che costringe molte ragazze a dover rinunciare alle proprie aspirazioni, spinte dalla famiglia e dalla pressione sociale con il timore diventare leftover women, troppo vecchie per avere un buon matrimonio.
Il nüshu è stato voce narrante non solo di piccoli eventi ma anche dell'attualità, con sconcertanti rimandi ai nostri giorni. Come nelle due frasi disposte a tutta parete che narrano di “un’atipica malattia” scoppiata nel villaggio - un’epidemia di virus SARS - combattuta e vinta grazie anche alla solidarietà tra le persone. Un monito all’unione e un messaggio di speranza, anche per questi tempi.
La mostra è realizzata da 缘分 | Yuanfen-Associazione culturale con il sostegno dell’Associazione Culturale Nuove Vie della Seta, CSA editrice, INTRO srl, AF Service audio luci, e IVY NODE come media partner.
D3082 | Woman Art Venice è un progetto di Domus Civica, ACISJF Venezia, sostenuto da CIF- Centro Italiano Femminile e patrocinato dall’Accademia di Belle Arti di Brera.
Hu Yuanyu inizia a studiare il nüshu con maestre di grande importanza, tra le quali Hu Meiyue (nipote di Gao Yinxian, una delle ultime “eredi naturali” del nüshu). Il suo lavoro è stato più volte apprezzato a livello sia nazionale che internazionale. Nel 2004 alcuni suoi lavori sono stati esposti al Festival internazionale del nüshu organizzato nella città di Nanning. Nel 2013 il centro di ricerca universitario di Wuhan le commissiona la realizzazione di un Libro del Terzo Giorno; nel 2017 è invitata al Beijing International Language and Culture Expo, dove uno dei suoi scritti è diventato parte della collezione dell'UNESCO.
Giulia Falcini laureata in Traduzione Specializzata presso l'Università di Bologna e successivamente ha conseguito un master di II livello in Didattica della lingua cinese presso l'Università L'Orientale di Napoli. Si reca frequentemente in Cina, paese che conosce profondamente e che ama da anni. Ha studiato il nüshu con le eredi di questa tradizione, sotto la supervisione della Prof.ssa Zhao Liming dell'Università Tsinghua di Pechino. Un’incontro di fondamentale importanza per la traduzione dei canti femminili. È traduttrice dell'opera italiana Binu e La Grande Muraglia di Su Tong (CSA Editrice, 2017) e di Xi Jinping racconta (Bononia University Press, 2019).
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