Un gioiello nella città degli Estensi

Le meraviglie della Collezione di Palazzo dei Diamanti a Ferrara

Vittore Carpaccio, Morte della Vergine, olio su tavola, 147 x 242 cm
 

Samantha De Martin

12/05/2020

Ferrara - Sei secoli d’arte custoditi in uno degli edifici rinascimentali più celebri al mondo. La Pinacoteca di Ferrara, scrigno di capolavori costruito nel 1836 per iniziativa del Comune, è la prima raccolta pubblica di dipinti ferraresi.
Il museo era stato concepito per arginare la dispersione del patrimonio artistico locale, oltre che per conservare e promuovere l’arte e le cultura nella città degli Estensi, i raffinati mecenati devoti a ogni genere di espressione artistica, dalla musica alla poesia, dalla scultura ai dipinti, dall’oreficeria alla miniatura.

Per accogliere le grandi pale d'altare provenienti dalle chiese soppresse da Napoleone e i dipinti acquistati da Collezioni private cittadine fu scelto il piano nobile dell’elegante Palazzo dei Diamanti.


Martina Bagnoli, Direttrice delle Gallerie Estensi di Ferrara presenta l'opera "Angelo Custode" di Carlo Bononi

Un tesoro custodito in uno scrigno: Palazzo dei Diamanti

L’edificio, che deve la sua caratteristica forma agli oltre 8.500 blocchi di marmo bianco a forma di punta di diamante che ne compongono il bugnato esterno, fu progettato da Biagio Rossetti e costruito per conto di Sigismondo d'Este, fratello del duca Ercole I d'Este, a partire dal 1493.
Gli ambienti al piano nobile, che accolgono la Pinacoteca, conservano ancora traccia delle decorazioni che abbellivano l'antico palazzo degli Este che accoglie anche il grande salone d'onore sormontato dal soffitto in legno a lacunari e l'appartamento cinquecentesco di Virginia de' Medici, moglie di Alfonso II d’Este.

Una collezione che racchiude sei secoli d’arte
Nel 1958 la Pinacoteca Comunale passò allo Stato diventando Pinacoteca Nazionale. Nel tempo, al nucleo originario della collezione - composto dalle pale d'altare cinquecentesche provenienti dalle chiese cittadine o l'imponente Polittico Costabili realizzato da Garofalo e Dosso Dossi per l’ambasciatore di casa d’Este, oltre che dai dipinti del Bastianino - si aggiunsero altre opere. Si tratta di capolavori provenienti da depositi, donazioni - come la Collezione Vendeghini-Baldi - ma anche di acquisti dello Stato e della Cassa di Risparmio di Ferrara. Quest’ultima aveva depositato in Pinacoteca la propria collezione per consentire a un pubblico più ampio di godere dell’immenso patrimonio ferrarese recuperato sul mercato antiquario.


Vittore Carpaccio, Morte della Vergine, Olio su tavola, 147 x 242 cm, Ferrara, Pinacoteca Nazionale

Le collezioni della Pinacoteca coprono sei secoli, con capolavori che spaziano dal XIII al XIX secolo, offrendo una significativa rassegna della pittura a Ferrara tra Due e Settecento. Le opere di artisti forestieri come la bellissima Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, la Morte della Vergine di Carpaccio, Cristo con l’animula della Vergine di Andrea Mantegna si susseguono alle tavole a fondo oro, come il Sogno della Vergine di Simone dei Crocifissi o di Guariento.

I dipinti di Mazzolino, Dosso e Battista Dossi, incontrano i Maestri dell’officina ferrarese come Cosmè Tura - autore del Giudizio di San Maurelio, primo vescovo di Ferrara nel VII secolo e condannato al martirio nella città natale di Edessa - ed Ercole de' Roberti. Questi ultimi, oltre ad essere attivi nella corte di Borso, d’Este, lavorarono anche per il duca Ercole I, padre della cosiddetta addizione erculea, ambizioso progetto urbanistico del Rinascimento italiano che fece di Ferrara la prima città moderna d’Europa.


Gentile da Fabriano, Madonna col Bambino, 1400-1405, tempera e oro su tavola, 48 x 58 cm, Ferrara, Pinacteca Nazionale

Nella Pinacoteca si incontrano ancora i lavori di Scarsellino, Bononi, Guercino. Di quest’ultimo è il Martirio di San Maurelio, espressione della grande vivacità della cultura ferrarese. Quest’opera nella quale il Santo è rappresentato nell’istante prima di essere decapitato, esercitò una notevole influenza sulla scuola pittorica locale. 
L’Allegoria con Bacco di Sebastiano Filippi - l’unico dipinto “da cavalletto” di soggetto profano fino adesso noto di Bastianino, forse una commissione estense - incontra l’Angelo Custode e Le nozze di Cana di Carlo Bononi - tra i primi pittori del Barocco italiano, tanto ammirato anche da Guido Reni - mentre in Capriccio italiano con approdo fluviale di Hubert Robert ritroviamo i meravigliosi paesaggi contaminati da edifici fantastici del Maestro supremo del rococò francese.
Di autore incerto sono invece le due Muse, Erato e Urania, provenienti dallo Studiolo di Belfiore del marchese Leonello d'Este a palazzo di Belfiore.


Carlo Bononi, Le nozze di Cana, Olio su tela, 688 x 355, Ferrara, Pinacoteca Nazionale

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