Camera Italia on/off : l’arte della luce

Opera esposta alla mostra ON/OFF di Pescara
 

07/08/2002

Sono due le esperienze artistiche che hanno dato vita all’esposizione di arte contemporanea allestita a Pescara dall’Associazione culturale Vistamare. La prima, intitolata Camera Italia (aperta sino al 30 settembre nella sede dell’Associazione a Largo dei Frentani 16), raccoglie le opere di dieci artisti sul tema della luce come strumento di indagine e di scoperta. La seconda, dal titolo emblematico ON/OFF non è che l’inevitabile proseguo di tale sperimentazione. L’intento è quello di far convivere in uno stesso spazio due differenti linguaggi espressivi e formali, favorendo un’integrazione che permetta alle opere di Camera Italia, precedentemente esposte, di “rivivere” animate dai flussi di energia della nuova mostra ON/OFF. In una stessa stanza, infatti, almeno uno dei due lavori degli artisti in mostra sarà acceso/spento (on/off), come un interruttore che illumina, il pulsante che oscura uno schermo o che connette/disconnette dalla Rete. E’ il tema della luce - come simbolo, metafora o semplice materiale – che domina supremo su tutte le opere degli artisti, ed è la luce che, in quanto fonte di energia, mette in contatto e crea relazioni, come nel caso dell’incontro artistico celebrato dalla mostra. Un incontro/scontro a intermittenza di luce, forma, spazio e materia, che riassume l’essenza stessa della vita, fatta di poli opposti, termini contrastanti, luci e ombre: l’eterno dilemma della duplicità. Non a caso le opere sono esposte in ogni stanza a coppie: “Amici, parenti, amanti” (1992) di Stefano Arienti insieme a “V.D.” (2002) di Vedovamazzei; “Work No.227, The lights going on and off” (2000) di Martin Creed e “Tavolo” (1980) di Joseph Beuys; “Now Let’s Play to Disappear (2002) di Carlos Garaicoa e “Divisione/specchio/tempo” (1976-97, 2001) di Michelangelo Pistoletto; “Senza titolo, O’ sole mio” (1999-2000) di Fabio Palmieri e “Cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno” (2001) di Alberto Garutti. La “coppia” Arienti/Vedomazzei fa un uso evocativo della luce artificiale: siano installazioni, fotografie, dipinti o video, le immagini fuoriescono come pura fluorescenza dal buio della stanza tracciando i contorni di icone private e collettive. Quella di Creed/Beyus è invece una riflessione incrociata sul ruolo dell’arte e dell’artista nelle varie epoche. Il minimalismo di Creed (la stanza è vuota, la luce si accende e si spegne come dice il titolo) riduce a zero l’intervento dell’artista all’interno delle strutture sociali, mentre il “tavolo” di Beyus non è che la visualizzazione artistica della sua idea di “scultura sociale”. Garaicoa/Pistolletto, ovvero amplificazione e frammentazione della realtà. La città immaginaria “a lume di candela” creata da Garaicoa riflette l’inconsistenza della vita umana (le candele accese man mano si sciologono), amplificandosi negli specchi di Pistoletto. Infine la luce di Palmieri/ Garutti, tra fortografie, performance e installazioni, svela la dimensione nascosta degli ambienti più intimi e familiari.