Aspettando la mostra The Making of Rodin alla Tate
Il Bacio di Rodin: storia di un'opera che fece scandalo
Auguste Rodin, Il Bacio, 1888-1889, Marmo, Parigi, Musée Rodin | Public Domain via Wikimedia Commons
Samantha De Martin
23/07/2020
L’ultimo a “gridare” allo scandalo era stato Facebook nel 2017. Il dannato algoritmo del social network aveva censurato uno dei baci più popolari dell’arte per le sue “allusioni di natura sessuale”. Era accaduto anche a Chicago, nel 1893, dove a scatenare la polemica era stata l’esposizione del gesso del Bacio, e poi a Londra, nel 1914, quando l’opera di Rodin apparve per la prima volta nel Regno Unito. Il suo contenuto erotico fece molto discutere, al punto che la scultura dovette essere coperta con un telo e nascosta in un capannone.
Eppure, nella posa sensuale dei due protagonisti di uno dei baci più celebri al mondo, nudi in procinto di congiungere le loro labbra - il corpo dell’uno esitante, quello dell’altra dispiegato intorno alle nudità dell'amante - è forse racchiusa la traduzione materica più sublime di quei versi con i quali Dante continua a raccontare al mondo la storia d’amore di Paolo e Francesca.
Chi sono i due personaggi ritratti da Rodin?
Per realizzare il suo Bacio, infatti lo scultore francese prese spunto dalla vicenda dei due amanti e cognati, Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, caduti in tentazione durante la lettura di Lancillotto e Ginevra e uccisi dal marito di Francesca, destinati per sempre a vagare, come anime dannate simili a colombe “sospinte dal vento”, nel cerchio infernale dei lussuriosi.
La loro sublime storia è raccontata da Dante nel V Canto dell'Inferno della sua Commedia.
Se si punta bene lo sguardo nel marmo il libro “galeotto” è visibile anche nell’opera dello scultore, tra le mani di Paolo. La storia di queste due anime dannate aveva colpito a tal punto il sommo poeta da provocargli un improvviso svenimento, nel bel mezzo del suo viaggio catartico.
Auguste Rodin, Il Bacio, Post 1898, Gesso, stampo dalla prima versione in marmo, 1888-1898 | Foto: © Musée Rodin
Una storia d’amore scolpita nel marmo
Nel 1880, lo Stato aveva commissionato a un quarantenne Auguste Rodin una porta decorativa in bronzo per un museo parigino, dedicata alla Divina Commedia di Dante. Tra i soggetti figurava anche la coppia Paolo e Francesca, il cui primo abbozzo era una voluta sul battente sinistro della Porta, di fronte ad Ugolino che troneggiava sul battente destro. Tuttavia Rodin decise di fare delle due figure una scultura indipendente.
L’anno dopo fu sempre lo Stato a commissionare all'artista il gruppo del Bacio in marmo, che fu esposto all'Esposizione Universale del 1889. Nel 1893 il gesso del Bacio fu presentato a Chicago, mentre il marmo venne esposto a Parigi al Salon de Mai del 1898, per poi entrare al Musée du Luxembourg il 18 febbraio 1901 e al Musée Rodin nel 1918, dove oggi si trova.
Di fronte al successo straordinario del gruppo, la società Barbedienne aveva firmato nel 1898 un contratto ventennale con lo scultore, diffondendo molte versioni in bronzo del Bacio.
Il Bacio di Rodin, Riproduzione in bronzo | Courtesy of Fondazione Gianadda Martigny
Sensualità e bellezza
Ad ogni modo, nella versione finale, Rodin ritrae la coppia nell’istante che precede il bacio, nuda e seduta su una roccia la cui consistenza, segnata dalle tracce di punta e di gradina, contrasta con la levigatura luminosa dei corpi. Un’aura di ambiguità colora l’ingannevole trasparenza di questo istante di idillio amoroso che anticipa la tragica fine dei due protagonisti.
Con la sua composizione triangolare, concepita per essere ammirata da ogni lato, rispecchia standard classici corrispondenti alle figure atletiche degli anni 1881-1882, di influsso michelangiolesco, come michelangiolesco è l'impiego del non finito. Eppure, pur ereditando secoli di tradizione, Rodin si distacca dall'idealismo greco e dalla bellezza decorativa Barocca e neo-Barocca, per interpretare, in questa come nelle altre sue opere, le emozioni dei soggetti attraverso i dettagli, la concretezza della carne, le superfici lavorate, i giochi d’ombra.
D’altra parte era un naturalista, attento a rendere il carattere e l'emozione, ritenendo, che l'individualità dei personaggi trapelasse dai loro caratteri fisici.
I tre marmi del Bacio
Oltre a quello del Museo Rodin esistono altre due versioni in marmo del Bacio. Una si trova alla Tate Gallery di Londra, commissionata da Edward Perry Warren ed eseguita da Rigaud tra il 1900 e il 1904; l’altra, ordinata da Carl Jacobsen, fu scolpita da Emmanuel Dolivet nel 1902 per confluire tra le collezioni della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. Una copia postuma è infine a Filadelfia.
Il Bacio della Tate e la strana richiesta di Edward Perry Warren a Rodin
Innamoratosi dal celebre Bacio di Rodin, l'artista britannico William Rothenstein convinse un amico, l’eccentrico collezionista americano Edward Perry Warren, a commissionare all’artista una nuova versione dell'opera, la stessa che oggi troviamo alla Tate.
Warren vide in Rodin il moderno erede della tradizione greca classica. Questo potrebbe spiegare il motivo della lettera bizzarra indirizzata dal collezionista allo scultore, nella quale si chiedeva che nella nuova versione del Bacio i genitali dell'uomo fossero scolpiti bene in vista, come nelle tradizione greca, piuttosto che nascosti. Al termine del lavoro, Warren sborsò per la scultura ben 20.000 franchi - una cifra da capogiro per l’epoca - ma quando il Bacio giunse a Londra, nel 1904, anziché esser piazzato in bella vista a casa del suo nuovo proprietario, fu posto nelle scuderie. Probabilmente risultava troppo grande per la dimora del suo committente o forse non era all’altezza delle sue aspettative.
Fatto sta che il Bacio di Rodin finì “in cantina” per poi essere prestato al Consiglio Comunale di Lewes che lo espose in municipio. Ma il contenuto della scultura dovette apparire troppo pruriginoso per i residenti della piccola cittadina, motivo per cui l'opera finì per essere rimossa e avvolta in un telo.
Dopo la morte di Warren, nel 1928, il Bacio finì all'asta, ma non riuscì a raggiungere il prezzo richiesto. Nel 1952 la Tate lanciò un appello pubblico per acquistare la scultura da destinare all’intera nazione, al prezzo speciale di 7.500 sterline. Da allora il capolavoro è uno dei fiori all’occhiello della galleria londinese.
Auguste Rodin, Studio per Il pensatore, 1881, Parigi, Musée Rodin | Courtesy of Tate
I modelli in terracotta di Rodin in mostra alla Tate
L’arte sublime di Rodin non trapela solo dal marmo. L’artista francese ci ha lasciato sculture intrise di un'espressività e di una carica emotiva viste raramente in altri capolavori, rese attraverso la forza del gesso o della terracotta. Dal 6 maggio al 10 ottobre 2021 la Tate ospita una mostra dal titolo The Making of Rodin che offre una visione unica sui processi creativi dello scultore, mettendo in evidenza il ruolo cruciale della terracotta e del gesso nella sua pratica.
Questa esposizione, che si preannuncia epocale, è organizzata grazie alla collaborazione con il Musée Rodin, che ha offerto alla Tate un accesso senza precedenti alle opere della collezione.
Il percorso, che si snoderà tra oltre 200 lavori, molti delle quali mai visti al di fuori della Francia, consentirà di respirare l'atmosfera informale che caratterizzava lo studio dell’artista, presentando i pezzi meno noti, ma anche gli aneddoti e le curiosità relative alle sue opere più iconiche.
Nonostante sia maggiormente conosciuto per le sue sculture in bronzo e marmo, il Maestro è stato un abile modellista, che ha catturato movimento, luce e volume in materiali come l’argilla e il gesso. Contemplare questi lavori è il modo più immediato per avvicinarci al suo pensiero.
Il potere della terracotta di restituire il respiro dei soggetti rappresentati sarà al centro di un'altra mostra, questa volta oltreoceano, che dovrebbe portare nel 2022 alla National Gallery of Art di Washington una serie di modelli in terracotta di Antonio Canova.
Da Duchamp a Cornelia Parker, tutti pazzi per Rodin
Sono tanti gli artisti che hanno reso omaggio, in un modo o nell’altro, al Bacio di Rodin. Nell’incisione del 1967, Selected Details after Rodin, Marcel Duchamp delineò gli amanti ispirandosi all'artista francese, sebbene in uno spirito decisamente più sovversivo. Un leggero cambiamento nella posizione della mano dell'uomo suggerisce una carezza molto più intima.
Più recentemente l'artista britannica Cornelia Parker ha riproposto l'opera di Rodin legando con un filo la scultura dei due amanti.
Leggi anche:
• Giacometti e Rodin a confronto a Madrid
• Dal Bacio di Klimt al Bacio di Hayez, l'amore nell'arte
Eppure, nella posa sensuale dei due protagonisti di uno dei baci più celebri al mondo, nudi in procinto di congiungere le loro labbra - il corpo dell’uno esitante, quello dell’altra dispiegato intorno alle nudità dell'amante - è forse racchiusa la traduzione materica più sublime di quei versi con i quali Dante continua a raccontare al mondo la storia d’amore di Paolo e Francesca.
Chi sono i due personaggi ritratti da Rodin?
Per realizzare il suo Bacio, infatti lo scultore francese prese spunto dalla vicenda dei due amanti e cognati, Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, caduti in tentazione durante la lettura di Lancillotto e Ginevra e uccisi dal marito di Francesca, destinati per sempre a vagare, come anime dannate simili a colombe “sospinte dal vento”, nel cerchio infernale dei lussuriosi.
La loro sublime storia è raccontata da Dante nel V Canto dell'Inferno della sua Commedia.
Se si punta bene lo sguardo nel marmo il libro “galeotto” è visibile anche nell’opera dello scultore, tra le mani di Paolo. La storia di queste due anime dannate aveva colpito a tal punto il sommo poeta da provocargli un improvviso svenimento, nel bel mezzo del suo viaggio catartico.
Auguste Rodin, Il Bacio, Post 1898, Gesso, stampo dalla prima versione in marmo, 1888-1898 | Foto: © Musée Rodin
Una storia d’amore scolpita nel marmo
Nel 1880, lo Stato aveva commissionato a un quarantenne Auguste Rodin una porta decorativa in bronzo per un museo parigino, dedicata alla Divina Commedia di Dante. Tra i soggetti figurava anche la coppia Paolo e Francesca, il cui primo abbozzo era una voluta sul battente sinistro della Porta, di fronte ad Ugolino che troneggiava sul battente destro. Tuttavia Rodin decise di fare delle due figure una scultura indipendente.
L’anno dopo fu sempre lo Stato a commissionare all'artista il gruppo del Bacio in marmo, che fu esposto all'Esposizione Universale del 1889. Nel 1893 il gesso del Bacio fu presentato a Chicago, mentre il marmo venne esposto a Parigi al Salon de Mai del 1898, per poi entrare al Musée du Luxembourg il 18 febbraio 1901 e al Musée Rodin nel 1918, dove oggi si trova.
Di fronte al successo straordinario del gruppo, la società Barbedienne aveva firmato nel 1898 un contratto ventennale con lo scultore, diffondendo molte versioni in bronzo del Bacio.
Il Bacio di Rodin, Riproduzione in bronzo | Courtesy of Fondazione Gianadda Martigny
Sensualità e bellezza
Ad ogni modo, nella versione finale, Rodin ritrae la coppia nell’istante che precede il bacio, nuda e seduta su una roccia la cui consistenza, segnata dalle tracce di punta e di gradina, contrasta con la levigatura luminosa dei corpi. Un’aura di ambiguità colora l’ingannevole trasparenza di questo istante di idillio amoroso che anticipa la tragica fine dei due protagonisti.
Con la sua composizione triangolare, concepita per essere ammirata da ogni lato, rispecchia standard classici corrispondenti alle figure atletiche degli anni 1881-1882, di influsso michelangiolesco, come michelangiolesco è l'impiego del non finito. Eppure, pur ereditando secoli di tradizione, Rodin si distacca dall'idealismo greco e dalla bellezza decorativa Barocca e neo-Barocca, per interpretare, in questa come nelle altre sue opere, le emozioni dei soggetti attraverso i dettagli, la concretezza della carne, le superfici lavorate, i giochi d’ombra.
D’altra parte era un naturalista, attento a rendere il carattere e l'emozione, ritenendo, che l'individualità dei personaggi trapelasse dai loro caratteri fisici.
I tre marmi del Bacio
Oltre a quello del Museo Rodin esistono altre due versioni in marmo del Bacio. Una si trova alla Tate Gallery di Londra, commissionata da Edward Perry Warren ed eseguita da Rigaud tra il 1900 e il 1904; l’altra, ordinata da Carl Jacobsen, fu scolpita da Emmanuel Dolivet nel 1902 per confluire tra le collezioni della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. Una copia postuma è infine a Filadelfia.
Il Bacio della Tate e la strana richiesta di Edward Perry Warren a Rodin
Innamoratosi dal celebre Bacio di Rodin, l'artista britannico William Rothenstein convinse un amico, l’eccentrico collezionista americano Edward Perry Warren, a commissionare all’artista una nuova versione dell'opera, la stessa che oggi troviamo alla Tate.
Warren vide in Rodin il moderno erede della tradizione greca classica. Questo potrebbe spiegare il motivo della lettera bizzarra indirizzata dal collezionista allo scultore, nella quale si chiedeva che nella nuova versione del Bacio i genitali dell'uomo fossero scolpiti bene in vista, come nelle tradizione greca, piuttosto che nascosti. Al termine del lavoro, Warren sborsò per la scultura ben 20.000 franchi - una cifra da capogiro per l’epoca - ma quando il Bacio giunse a Londra, nel 1904, anziché esser piazzato in bella vista a casa del suo nuovo proprietario, fu posto nelle scuderie. Probabilmente risultava troppo grande per la dimora del suo committente o forse non era all’altezza delle sue aspettative.
Fatto sta che il Bacio di Rodin finì “in cantina” per poi essere prestato al Consiglio Comunale di Lewes che lo espose in municipio. Ma il contenuto della scultura dovette apparire troppo pruriginoso per i residenti della piccola cittadina, motivo per cui l'opera finì per essere rimossa e avvolta in un telo.
Dopo la morte di Warren, nel 1928, il Bacio finì all'asta, ma non riuscì a raggiungere il prezzo richiesto. Nel 1952 la Tate lanciò un appello pubblico per acquistare la scultura da destinare all’intera nazione, al prezzo speciale di 7.500 sterline. Da allora il capolavoro è uno dei fiori all’occhiello della galleria londinese.
Auguste Rodin, Studio per Il pensatore, 1881, Parigi, Musée Rodin | Courtesy of Tate
I modelli in terracotta di Rodin in mostra alla Tate
L’arte sublime di Rodin non trapela solo dal marmo. L’artista francese ci ha lasciato sculture intrise di un'espressività e di una carica emotiva viste raramente in altri capolavori, rese attraverso la forza del gesso o della terracotta. Dal 6 maggio al 10 ottobre 2021 la Tate ospita una mostra dal titolo The Making of Rodin che offre una visione unica sui processi creativi dello scultore, mettendo in evidenza il ruolo cruciale della terracotta e del gesso nella sua pratica.
Questa esposizione, che si preannuncia epocale, è organizzata grazie alla collaborazione con il Musée Rodin, che ha offerto alla Tate un accesso senza precedenti alle opere della collezione.
Il percorso, che si snoderà tra oltre 200 lavori, molti delle quali mai visti al di fuori della Francia, consentirà di respirare l'atmosfera informale che caratterizzava lo studio dell’artista, presentando i pezzi meno noti, ma anche gli aneddoti e le curiosità relative alle sue opere più iconiche.
Nonostante sia maggiormente conosciuto per le sue sculture in bronzo e marmo, il Maestro è stato un abile modellista, che ha catturato movimento, luce e volume in materiali come l’argilla e il gesso. Contemplare questi lavori è il modo più immediato per avvicinarci al suo pensiero.
Il potere della terracotta di restituire il respiro dei soggetti rappresentati sarà al centro di un'altra mostra, questa volta oltreoceano, che dovrebbe portare nel 2022 alla National Gallery of Art di Washington una serie di modelli in terracotta di Antonio Canova.
Da Duchamp a Cornelia Parker, tutti pazzi per Rodin
Sono tanti gli artisti che hanno reso omaggio, in un modo o nell’altro, al Bacio di Rodin. Nell’incisione del 1967, Selected Details after Rodin, Marcel Duchamp delineò gli amanti ispirandosi all'artista francese, sebbene in uno spirito decisamente più sovversivo. Un leggero cambiamento nella posizione della mano dell'uomo suggerisce una carezza molto più intima.
Più recentemente l'artista britannica Cornelia Parker ha riproposto l'opera di Rodin legando con un filo la scultura dei due amanti.
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