L'arte di Lisippo
										
										 
										
										
																		
																									Lisippo
															
							09/02/2001
							 Scultore noto come il più fecondo dell’arte antica, Lisippo fu considerato da Alessandro Magno (356-323 a.C.) il maggiore artista di bronzo esistente. Privo di maestri, secondo quanto raccontano le fonti, lavorò fin dall’inizio in proprio, cosa assolutamente eccezionale per un artista dell’epoca.
Inizialmente semplice “fonditore bronzista”, lì dove per fonditore si fa riferimento ad una condizione economica e sociale modesta,  divenne in breve il più grande scultore del suo tempo. 
Antichi biografi narrano l’episodio in cui il pittore Eupompo alla domanda su quali fossero gli artisti cui si ispirava avrebbe risposto, indicando la folla, che la natura era la sua unica fonte di ispirazione, mai lo erano stati gli artisti. Lisippo fece un passo ancora più avanti: prese la natura e le sculture antiche solo come mezzo per giungere al suo scopo e non come meta alla quale arrivare. La portata di questo passo è enorme. E’ l’artista che allontanandosi da un modo di fare arte tradizionale, decide di inaugurare una propria strada mettendo in discussione il passato e se stesso. Al passaggio dalla civiltà della polis  a quella dei regni ellenistici, corrisponde nell’arte, grazie a Lisippo, il passaggio dalla fiducia nei canoni normativi alla fiducia  in una visione autonoma e soggettiva della creazione artistica. Il rifiuto di riprodurre “gli uomini quali sono” e la volontà di rappresentarli “quali sembra che siano” riassume la novità della sua arte; la visione è sempre interiorizzata grazie ad una costante autonomia dal modello. L’uomo di Lisippo non è raffigurato nella sua immanenza, ma nel momento che passa, nel tempo che trascorre; Lisippo coglie l’attimo esatto in cui l’elemento ritratto  sprigiona il massimo della propria bellezza, “l’occasione”. E allora non c’è da stupirsi se nei suoi volti, nei suoi corpi, si colgono parziali deroghe dal modello naturale: la bellezza e la resa perfetta è nella sintesi, non nell’analisi, nella coerenza di ogni parte con il tutto. E’ l’apporto più evidente dello scultore di Sicione alla futura arte ellenistica, è l’incredibile anticipazione degli sviluppi dell’arte greca.
Nato nel 390 a.C a Sicione, nel Peloponneso, inizia la sua attività di fonditore intorno al 372 a.C. La sua copiosissima  produzione (Plinio parla di ben 1500 bronzi!) coincide con l’età di passaggio tra Filippo e Alessandro Magno, e quindi con l’epocale trapasso tra grecità ed ellenismo, nella seconda metà del IV sec. a.C. Partecipa quindi ad uno straordinario periodo storico: riceve il compito di ritrarre il giovane Alessandro alla corte di Filippo il Macedone, luogo in cui avviene il fecondo incontro con  Apelle e con Aristotele, addetto alla formazione del futuro sovrano macedone. Le continue peregrinazioni, sulle orme di quelle di Alessandro, portarono lui e le sue creazioni in tutto il Mediterraneo, da Corinto a Rodi, da Alessandria a Tiro, da Efeso a Farsalo.  Unico tra gli artisti suoi contemporanei, si spinse fino a Taranto, le sue opere fino a Roma e a Costantinopoli. 
Sicure attribuzioni, per le opere di Lisippo, sono state raggiunte per circa una quindicina di opere.						
						
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