Speciale Raffaello – Art Tour in Italia

Un provinciale a Firenze

Immagine tratta dal film "Raffaello - Il Principe delle Arti - in 3D" prodotto da Sky in collaborazione con i Musei Vaticani e Magnitudo Film e distribuito da Nexo Digital.
 

Samantha De Martin

07/03/2017

Forte della sua brillante carriera e della rassicurante lettera di presentazione che la duchessa Giovanna da Montefeltro aveva scritto per lui, Raffaello arriva a Firenze nell'autunno del 1504, cercando di guadagnarsi un posto tra gli autorevoli salotti della città.
 
Firenze è la seconda tappa dell’Art Tour di ARTE.it in Italia alla scoperta dei luoghi dove Raffaello trascorse la sua gioventù, e dei capolavori che ancora oggi si possono ammirare nei musei e nelle chiese delle nostre città. Temi che saranno ripresi dal film Raffaello – Il Principe delle Arti - in 3D” prodotto da SKY (con i canali SKY 3DSKY Arte HD e SKY Cinema HD) in collaborazione con Musei Vaticani e Magnitudo Film, e distribuito da NEXO Digital, in uscita nelle sale cinematografiche il 3, 4 e 5 aprile.
 
L'artista di Urbino si trovava a Siena quando, venuto a conoscenza dei grandi progetti cui stavano lavorando Michelangelo e Leonardo nella città toscana, decise di partire alla volta di Firenze per ammirare da vicino l'opera dei due giganti che si contendevano la scena a Palazzo Vecchio. In quegli anni la Firenze medicea era davvero il luogo perfetto per un artista desideroso di portare a compimento il proprio cursus honorum. Ma non si trattò di una scalata semplice. La capitale dell'arte aveva infatti una platea ben più difficile da conquistare rispetto a Urbino o a Città di Castello. Ed entrare nel giro giusto fu un'impresa ardua per l'urbinate.
 
Il successo arrivò solo quattro anni dopo l’arrivo, quando fu il momento di lasciare Firenze alla volta di Roma.
 
IN OLTRARNO A CACCIA DI COMMITTENTI
Giunto a Firenze, Raffaello si installa in Oltrarno nei quartieri di Santo Spirito e San Frediano, i più popolari della città. Per avere un’idea dell’aspetto che a quel tempo aveva l’artista basterà recarsi agli Uffizi e ammirare il suo Autoritratto che risale proprio al 1504. Elegante, di belle maniere e molto comunicativo, così la tradizione tramanda fino a noi l’aspetto e il carattere dell’Urbinate. 
 
La sua comitiva di amici era formata da un'allegra brigata in cerca di committenti: Ghirlandaio, Sangallo, Sansovino, l'architetto Baccio d'Agnolo. L'artista ebbe incarichi tra alcuni facoltosi cittadini che risiedevano in questo quartiere, come Lorenzo Nasi, Domenico Canigiani e i coniugi Doni, ma la committenza importante per quell’epoca, quella religiosa, tardava a venire.
 

Copia del cartone della Battaglia di Cascina di Michelangelo eseguita dall'allievo Aristotele da Sangallo nel 1542 e conservata presso la Holkham Hall di Norfolk in Inghilterra.

MICHELANGELO: UN MODELLO DA IMITARE

A Firenze, Raffaello ebbe modo di assorbire gli insegnamenti dei grandi maestri: Masaccio, Donatello, Michelangelo e Leonardo.
All’inizio del ‘500 Michelangelo era impegnato ne La Battaglia di Cascina, l’affresco destinato alla Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Vecchio (piazza della Signoria) e che non fu mai portato a termine.
 
Raffaello poté ammirare la sublime perfezione del David - realizzato da Michelangelo tra il 1501 e il 1504 e oggi nella Galleria dell'Accademia a Firenze (via Ricasoli 58-60) - quella possanza fisica congiunta alla potenza intellettuale che non lasciarono certo indifferente il giovane artista di Urbino. Il medesimo stupore gli avrebbe provocato il Tondo Doni (1504-06), uno dei dipinti più emblematici del Cinquecento italiano, oggi conservato presso la Galleria degli Uffizi (piazzale degli Uffizi 6).
Da Michelangelo Raffaello imparò l’uso del chiaroscuro per dare volume e intensità, la varietà nell’impiego dei colori, il dinamismo delle figure ritratte.
 
RAFFAELLO, LEONARDO E l’ARTE DEL RITRATTO
Quando Raffaello arriva a Firenze, Leonardo era impegnato nella realizzazione della Battaglia di Anghiari (1504-05), affresco commissionatogli per la Sala del Gran Consiglio di Palazzo Vecchio (piazza della Signoria). La tecnica con cui il maestro realizzò il dipinto provocò seri danni all’opera, tanto che a distanza di sessant’anni la decorazione del salone venne rifatta da Giorgio Vasari.
Di Leonardo, Raffaello apprese lo studio della composizione, imparò il suo sfumato e l'intensa carica di comunicativa dei suoi ritratti. Era questo il periodo fortunato durante il quale avrebbe visto la luce La Gioconda, fonte di ispirazione per diverse opere di Raffaello.

LE FOTO DEI CAPOLAVORI DI RAFFAELLO SANZIO I CAPOLAVORI DEL PERIODO FIORENTINO
Nell’Oltrarno Raffaello produsse numerosi lavori per conto di committenze private, principalmente provenienti da famiglie della borghesia, stregate dalla sua arte.
L'artista aveva escogitato per ritratti e Madonne il formato “pocket”, un'ottima idea per un eventuale regalo di nozze.
 
Celebre è la serie delle Madonne col Bambino. La bella Giardiniera (1507) oggi al Museo del Louvre a Parigi, la Madonna del Cardellino (1506) realizzata per Lorenzo Nasi, ritrovata frantumata in diciassette frammenti dopo il crollo dell'abitazione e oggi conservata presso la Galleria degli Uffizi (piazzale Uffizi), la Madonna del Belvedere (1505-06), dipinta per Taddeo Taddei e visibile oggi presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna,sono i principali lavori di questi anni.
 
Al periodo fiorentino risalgono anche alcuni ritratti, come La Gravida (1506) conservata presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti (piazza de Pitti 1) dove si possono ammirare anche i Ritratti di Agnolo Doni (1506) e Maddalena Strozzi (1506), la Dama col liocorno (1506) conservata presso la Galleria Borghese di Roma (piazzale Scipione Borghese 5) e La Muta (1507, presso Palazzo Ducale di Urbino) nei quali risulta chiara l'influenza di Leonardo. Opera cruciale di questa fase è anche la drammatica, monumentale costruzione della Pala Baglioni.


Raffaello Sanzio, La Velata, 1516 ca, olio su tavola, 85 x 64, Galleria Palatina, Firenze

VISITA ALLA GALLERIA PALATINA E AGLI UFFIZI

Una visita alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, in Oltrarno, offre l’occasione per ammirare altri capolavori del maestro di Urbino, lavori realizzati nel periodo fiorentino e altri successivi tra cui la Madonna del Granduca (1504), La Velata (1515),la Madonna dell'Impannata (1513-14) e quella della Seggiola (1513-15), il Ritratto di Fedra Inghirami (1514-16) e la Visione di Ezechiele (1518).
 
Gli Uffizi invece conservano il grande capolavoro della Madonna del Cardellino (1506),iritratti di Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi (1518) edi Guidobaldo da Montefeltro (1506) insieme ad altri ritratti.

UNA COMMITTENZA IMPORTANTE
Nel 1507, un anno prima della partenza per Roma, arriva per Raffaello la prima grande commissione religiosa. Tuttavia La Madonna del Baldacchino, commissionatagli dal ricco mercante Piero Dei einizialmentedestinata alla cappella nella basilica di Santo Spirito, fu lasciata incompleta per l'improvvisa partenza dell'artista chiamato a Roma da Giulio II. Terminata nel 1508, l’opera può essere oggi ammirata alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti.

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