Swiss Art Cities: Basilea
Dai nuovi spazi della Fondazione Beyeler al museo racchiuso in una porta. L'arte, a Basilea, è un dono che sorprende
Basilea, la Cattedrale e il Reno. Ph. by Christof Schuerpf. Courtesy of Switzerland Tourism
Samantha De Martin
25/05/2017
Mondo - Un museo a misura di visitatore, un ambiente di aggregazione sociale in cui intrattenersi, riposarsi, scambiare opinioni, pensato non soltanto per ospitare collezioni permanenti, prestiti e donazioni, ma studiato soprattutto per accogliere persone e appassionati d'arte.
È un progetto ambizioso quello pensato dall'Atelier Peter Zumthor per la Fondation Beyeler di Basilea, uno dei musei d'arte più belli al mondo che si avvia a diventare un vivace complesso museale immerso nella brillante cornice di un suggestivo parco pubblico nel cuore di Riehen. Dopo l'ampliamento del Kunstmuseum, ispirato all'arte e all'architettura italiana, la città che ha fatto di strade, porte e campagne un delizioso museo a cielo aperto, e che ha reso l'arte uno straordinario strumento di partecipazione attiva aperto a grandi e bambini, si prepara ad aggiungere nel suo importante puzzle artistico un nuovo spazio culturale da regalare ai basilesi.
La struttura andrà ad affiancare il pluripremiato edificio di Renzo Piano, che, a partire dalla sua apertura, nel 1997, ha accolto oltre 6,5 milioni di visitatori. Il progetto di Zumthor - che sarà realizzato grazie all'ampliamento nell'area del parco Iselin-Weber, con i suoi alberi secolari e gli stagni di ninfee, finora in mano di privati - distribuisce le aree funzionali su tre corpi di proporzioni contenute. Accanto all'edificio destinato all'amministrazione e alle consegne, l'architetto di Basilea collocherà un padiglione trasparente a un solo livello per le manifestazioni e una casa dell'arte.
La Fondazione, che con scelte lungimiranti ha sempre deciso di investire in un'arte fortemente partecipativa - basti pensare ai corsi di Yoga oranizzati tra le tele di Monet durante la suggestiva mostra in corso fino al 28 maggio, che hanno registrato una straordinaria partecipazione da parte del pubblico - vedrà rafforzarsi il legame tra arte, architettura e natura, un trinomio da sempre voluto e cercato anche dal fondatore Ernst Beyeler, appassionato mecenate che ha dato vita ad una delle collezioni d'arte tra le più prestigiose al mondo.
L'ambizioso collezionista innamorato dell'arte, che ha fatto della libreria nella quale lavorava una galleria di impronta internazionale, sarebbe entusiasta di vedere il suo spazio espositivo decisamente accresciuto rispetto alle originarie 250 opere di artisti quali Van Gogh, Monet, Picasso, Mondrian, Giacometti, Chagall.
«Voglio costruire edifici che la gente possa amare» - ha spiegato l'archistar Peter Zumthor, autore del progetto, nato a Basilea e con alle spalle una solida esperienza nella realizzazione di edifici museali, come il LACMA (Los Angeles Country Museum of Art) o di strutture come le Terme di Vals e il Padiglione svizzero dell'Expo 2000 di Hannover, il Museo diocesano Kolumba di Colonia.
I costi dell'intera operazione - finanziata privatamente grazie anche a generose donazioni della Wiss Foundation e della Daros Collection della famiglia Stephan Schmidheiny - ammonteranno in totale a 100 milioni di franchi.
In attesa del suo nuovo spazio, la Fondation Beyeler continuerà ad accogliere le mostre nella struttura di Renzo Piano dove la luce si insinua tra le opere dalle ampie vetrate come un generoso regalo della natura all'arte.
Dopo lo straordinario successo di Monet, un'autentica festa di luci e colori accolta dalla Fondazione in occasione del suo XX anniversario – un autentico tripudio di giochi d'acqua e riflessi, dalle coste selvagge dell'Atlantico alle cattedrali, ai ponti ammantati di nebbia - dal 28 maggio al 1° ottobre le sale della Foundation Beyeler ospiteranno circa 200 fotorafie, espressione della sottocultura giovanile londinese, realizzate da Wolfang Tillmans. Dal 1° ottobre al 21 gennaio saranno quindi le cento craeazioni di un inedito Paul Klee a presentare ai visitatori uno degli artisti più presenti, insieme a Pablo Picasso, all'interno della collezione di Ernst Beyeler, in una veste del tutto inedita.
Ma a Basilea non c'è solo la Fondazione Beyeler a fornire un esempio di come l'arte possa rappresentare una presenza piacevolmente invadente in tutto il contesto urbano e non solo. L'itinerario Rehberger-Weg “24 stops” realizzato dall'artista Tobias Rehberger, oltre ad unire due Paesi - Svizzera e Germania - attraverso una passeggiata di circa sei chilometri, passando da Rihen e Weil am Rhein, collega la Fondazione Beyeler al Vitra Campus, altro illustre tempio di architettura contemporanea con edifici firmati Zaha Hadid, Frank Gehry, Alvaro Siza e Renzo Piano. Nonostante questo itinerario non sia ben segnalato e diventi a tratti una vera “caccia alle installazioni” realizzate dall'artista -tra campane, gabbie per uccelli, fontane - nel percorrerlo a goderne sarà sicuramente la vista, immersa nel verde della campagna con panoramici affacci sullo skyline cittadino.
Talvolta a Basilea l'arte, oltre a fondersi con il contesto urbano, lascia che sia proprio la vita quotidiana a penetrare in essa. Come succede nella storica Cattedrale della cittá, dall'inconfondibile facciata in arenaria rossa. L'antica sede vescovile che ospita le spoglie di Erasmo da Rotterdam, divenuta dal 1529 sede del culto protestante, svetta sul Reno e si protende verso la bellissima Münsterplatz, un'intima piazza barocca che, nel pomeriggio si anima di bambini. Quando la porta di uno degli ingressi si apre, la presenza di alcune bottiglie di alcolici fa pensare a un bar, o forse a un pub. Entrando se ne ha la conferma. Si tratta di un bar ospitato in un'ala della chiesa più antica di Basilea, un edificio che accoglie anche sfilate e funzioni durante alcune delle quali sono ammessi anche gli animali. Basilea è anche questo: una curiosa sorpresa, oltre che uno straordinario museo a cielo aperto dove la vita quotidiana incontra l'arte in tutte le sue insolite forme.
Al numero 31 della Strada delle Spezie, c'è l'Hoosesagg, il museo più piccolo della città, ricavato in una porta con tanto di vetrina, dove chi dispone di oggetti rari e curiosi può esporli per due-tre mesi, allestendo la sua piccola personale mostra.
Nella città che ospita circa 40 musei in uno spazio di 37 chilometri quadrati in cui vecchie botteghe artigiane e sartorie creative convivono accanto a showroom di tendenza , gioiellerie esclusive e pasticcerie che fanno bella mostra di invitanti dolci colorati, anche una festa come il Carnevale può rappresentare un evento artistico. Ne sono la conferma le maschere e le lanterne che durante tutto l'anno si ritrovano in alcuni quartieri e locali, quasi a rievocare la perenne atmosfera di festa che caratterizza la più attesa ricorrenza popolare della Svizzera. Un tripudio di pifferi e tamburi, tele luminose e figuranti mascherati che avvolgono la città nell'euforia della ricorrenza più pazza dell'anno.
Basta fare una piccola sosta davanti al Museo delle Culture - attualmente tra i musei etnografici più importanti d'Europa con i suoi oltre 300mila pezzi, frutto di un recente ampliamento di Herzog & de Meuron - per imbattersi in un meraviglioso esempio di connubio tra stili architettonici diversi.
Dove una volta sorgeva il palcoscenico del vecchio teatro cittadino, dal 1977 c'è un'opera d'arte, la fontana di Jean Tinguely, con le sue sculture meccaniche in continuo movimento e gli ipnotici giochi d'acqua, quasi a rievocare i gesti di mimi e ballerini che un tempo si esibivano nella Theaterplatz.
Insomma nella città che fluttua sul Reno non c'è solo il basilisco - la leggendaria figura simbolo della città, dalla coda di serpente, nato da un uovo di gallo deposto sul letame e covato da un rospo - in grado di pietrificare lo sguardo di chiunque lo osservi. Basilea cattura così, rapisce, ammalia con le sue opere che invitano, coinvolgono, sorprendono ad ogni angolo. Di questa città stretta tra due Paesi, colpisce la straordinaria presenza dell'arte, ammaliante, vibrante, che si frantuma, come un colorato caleidoscopio, in una straordinaria varietà di stili , un irresistibile richiamo che riecheggia, vivo, di quartiere in quartiere.
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È un progetto ambizioso quello pensato dall'Atelier Peter Zumthor per la Fondation Beyeler di Basilea, uno dei musei d'arte più belli al mondo che si avvia a diventare un vivace complesso museale immerso nella brillante cornice di un suggestivo parco pubblico nel cuore di Riehen. Dopo l'ampliamento del Kunstmuseum, ispirato all'arte e all'architettura italiana, la città che ha fatto di strade, porte e campagne un delizioso museo a cielo aperto, e che ha reso l'arte uno straordinario strumento di partecipazione attiva aperto a grandi e bambini, si prepara ad aggiungere nel suo importante puzzle artistico un nuovo spazio culturale da regalare ai basilesi.
La struttura andrà ad affiancare il pluripremiato edificio di Renzo Piano, che, a partire dalla sua apertura, nel 1997, ha accolto oltre 6,5 milioni di visitatori. Il progetto di Zumthor - che sarà realizzato grazie all'ampliamento nell'area del parco Iselin-Weber, con i suoi alberi secolari e gli stagni di ninfee, finora in mano di privati - distribuisce le aree funzionali su tre corpi di proporzioni contenute. Accanto all'edificio destinato all'amministrazione e alle consegne, l'architetto di Basilea collocherà un padiglione trasparente a un solo livello per le manifestazioni e una casa dell'arte.
La Fondazione, che con scelte lungimiranti ha sempre deciso di investire in un'arte fortemente partecipativa - basti pensare ai corsi di Yoga oranizzati tra le tele di Monet durante la suggestiva mostra in corso fino al 28 maggio, che hanno registrato una straordinaria partecipazione da parte del pubblico - vedrà rafforzarsi il legame tra arte, architettura e natura, un trinomio da sempre voluto e cercato anche dal fondatore Ernst Beyeler, appassionato mecenate che ha dato vita ad una delle collezioni d'arte tra le più prestigiose al mondo.
L'ambizioso collezionista innamorato dell'arte, che ha fatto della libreria nella quale lavorava una galleria di impronta internazionale, sarebbe entusiasta di vedere il suo spazio espositivo decisamente accresciuto rispetto alle originarie 250 opere di artisti quali Van Gogh, Monet, Picasso, Mondrian, Giacometti, Chagall.
«Voglio costruire edifici che la gente possa amare» - ha spiegato l'archistar Peter Zumthor, autore del progetto, nato a Basilea e con alle spalle una solida esperienza nella realizzazione di edifici museali, come il LACMA (Los Angeles Country Museum of Art) o di strutture come le Terme di Vals e il Padiglione svizzero dell'Expo 2000 di Hannover, il Museo diocesano Kolumba di Colonia.
I costi dell'intera operazione - finanziata privatamente grazie anche a generose donazioni della Wiss Foundation e della Daros Collection della famiglia Stephan Schmidheiny - ammonteranno in totale a 100 milioni di franchi.
In attesa del suo nuovo spazio, la Fondation Beyeler continuerà ad accogliere le mostre nella struttura di Renzo Piano dove la luce si insinua tra le opere dalle ampie vetrate come un generoso regalo della natura all'arte.
Dopo lo straordinario successo di Monet, un'autentica festa di luci e colori accolta dalla Fondazione in occasione del suo XX anniversario – un autentico tripudio di giochi d'acqua e riflessi, dalle coste selvagge dell'Atlantico alle cattedrali, ai ponti ammantati di nebbia - dal 28 maggio al 1° ottobre le sale della Foundation Beyeler ospiteranno circa 200 fotorafie, espressione della sottocultura giovanile londinese, realizzate da Wolfang Tillmans. Dal 1° ottobre al 21 gennaio saranno quindi le cento craeazioni di un inedito Paul Klee a presentare ai visitatori uno degli artisti più presenti, insieme a Pablo Picasso, all'interno della collezione di Ernst Beyeler, in una veste del tutto inedita.
Ma a Basilea non c'è solo la Fondazione Beyeler a fornire un esempio di come l'arte possa rappresentare una presenza piacevolmente invadente in tutto il contesto urbano e non solo. L'itinerario Rehberger-Weg “24 stops” realizzato dall'artista Tobias Rehberger, oltre ad unire due Paesi - Svizzera e Germania - attraverso una passeggiata di circa sei chilometri, passando da Rihen e Weil am Rhein, collega la Fondazione Beyeler al Vitra Campus, altro illustre tempio di architettura contemporanea con edifici firmati Zaha Hadid, Frank Gehry, Alvaro Siza e Renzo Piano. Nonostante questo itinerario non sia ben segnalato e diventi a tratti una vera “caccia alle installazioni” realizzate dall'artista -tra campane, gabbie per uccelli, fontane - nel percorrerlo a goderne sarà sicuramente la vista, immersa nel verde della campagna con panoramici affacci sullo skyline cittadino.
Talvolta a Basilea l'arte, oltre a fondersi con il contesto urbano, lascia che sia proprio la vita quotidiana a penetrare in essa. Come succede nella storica Cattedrale della cittá, dall'inconfondibile facciata in arenaria rossa. L'antica sede vescovile che ospita le spoglie di Erasmo da Rotterdam, divenuta dal 1529 sede del culto protestante, svetta sul Reno e si protende verso la bellissima Münsterplatz, un'intima piazza barocca che, nel pomeriggio si anima di bambini. Quando la porta di uno degli ingressi si apre, la presenza di alcune bottiglie di alcolici fa pensare a un bar, o forse a un pub. Entrando se ne ha la conferma. Si tratta di un bar ospitato in un'ala della chiesa più antica di Basilea, un edificio che accoglie anche sfilate e funzioni durante alcune delle quali sono ammessi anche gli animali. Basilea è anche questo: una curiosa sorpresa, oltre che uno straordinario museo a cielo aperto dove la vita quotidiana incontra l'arte in tutte le sue insolite forme.
Al numero 31 della Strada delle Spezie, c'è l'Hoosesagg, il museo più piccolo della città, ricavato in una porta con tanto di vetrina, dove chi dispone di oggetti rari e curiosi può esporli per due-tre mesi, allestendo la sua piccola personale mostra.
Nella città che ospita circa 40 musei in uno spazio di 37 chilometri quadrati in cui vecchie botteghe artigiane e sartorie creative convivono accanto a showroom di tendenza , gioiellerie esclusive e pasticcerie che fanno bella mostra di invitanti dolci colorati, anche una festa come il Carnevale può rappresentare un evento artistico. Ne sono la conferma le maschere e le lanterne che durante tutto l'anno si ritrovano in alcuni quartieri e locali, quasi a rievocare la perenne atmosfera di festa che caratterizza la più attesa ricorrenza popolare della Svizzera. Un tripudio di pifferi e tamburi, tele luminose e figuranti mascherati che avvolgono la città nell'euforia della ricorrenza più pazza dell'anno.
Basta fare una piccola sosta davanti al Museo delle Culture - attualmente tra i musei etnografici più importanti d'Europa con i suoi oltre 300mila pezzi, frutto di un recente ampliamento di Herzog & de Meuron - per imbattersi in un meraviglioso esempio di connubio tra stili architettonici diversi.
Dove una volta sorgeva il palcoscenico del vecchio teatro cittadino, dal 1977 c'è un'opera d'arte, la fontana di Jean Tinguely, con le sue sculture meccaniche in continuo movimento e gli ipnotici giochi d'acqua, quasi a rievocare i gesti di mimi e ballerini che un tempo si esibivano nella Theaterplatz.
Insomma nella città che fluttua sul Reno non c'è solo il basilisco - la leggendaria figura simbolo della città, dalla coda di serpente, nato da un uovo di gallo deposto sul letame e covato da un rospo - in grado di pietrificare lo sguardo di chiunque lo osservi. Basilea cattura così, rapisce, ammalia con le sue opere che invitano, coinvolgono, sorprendono ad ogni angolo. Di questa città stretta tra due Paesi, colpisce la straordinaria presenza dell'arte, ammaliante, vibrante, che si frantuma, come un colorato caleidoscopio, in una straordinaria varietà di stili , un irresistibile richiamo che riecheggia, vivo, di quartiere in quartiere.
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