Da Milano al Guggenheim un capolavoro dello Spazialismo
Metti un neon di Fontana a Bilbao
Lucio Fontana, Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, 1951 I Fondazione Lucio Fontana I Courtesy Museo Guggenheim Bilbao
Francesca Grego
20/02/2021
Mondo - Dopo la grande mostra En el umbral che l’ha visto protagonista al Guggenheim nel 2019, Lucio Fontana torna a Bilbao con il proposito di restarci per ben tre anni. Grazie alla collaborazione del Museo basco con la Fondazione Lucio Fontana di Milano, l’Atrio dell’inconfondibile edificio di Frank Gehry ha da poco dato il benvenuto all’imponente Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, realizzata dall’artista italo-argentino nel 1951. Disegno o scultura, luminoso oggetto di design o tratto espressivo sospeso nell’aria, comunque la si guardi l’opera di Fontana si impone perentoriamente all’attenzione, ricordandoci la centralità che lo spazio assunse nella sua opera. Noto nel mondo per le sue coloratissime tele ferite (i famosi “tagli”) e tuttavia convinto per tutta la vita di essere fondamentalmente uno scultore, in realtà Fontana affrontò ogni atto creativo come un’esperienza completa fatta di luce, colore, profondità, tempo, volume e materia, servendosi pionieristicamente del vuoto come generatore dell’opera.
Lucio Fontana, Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, 1951 I Installation view. Courtesy Museo Guggenheim Bilbao
Chi visiterà il Museo Guggenheim di Bilbao nei prossimi tre anni sperimenterà tutto questo con eccezionale immediatezza. Grazie al suggestivo allestimento in solitaria, “il neon funziona in modo particolarmente insolito e dinamico nel grande Atrio”, spiega il curatore Manuel Cirauqui. Merito del confronto instaurato dall’opera con l’architettura di Gehry, i cui schizzi scarabocchiati su carta ricordano gli arabeschi visivi di Fontana. Ingannando prospettive e distanze, l’installazione offre un’esperienza intensificata dell’architettura percepibile anche dall’esterno. “Uno dei motivi che hanno portato alla sua collocazione in questo punto chiave del museo è il dialogo con opere della collezione permanente come La materia del tiempo di Richard Serra o Installazione per Bilbao di Jenny Holzer”, continua Cirauqui: “Dallo stesso atrio si accede alla terrazza e al laghetto, dove le opere Fuente de Fuego di Yves Klein, F.O.G. Sculpture di Fujiko Nakaya, Tall Tree and the Eye di Anish Kapoor presentano molti punti di affinità con il grande neon di Fontana”.
Yves Klein, Fuente de Fuego I Courtesy Museo Guggenheim Bilbao
“Il neon creato per la IX Triennale di Milano del 1951 può essere senz’altro considerato una delle opere più rappresentative e iconiche di Lucio Fontana, esempio assoluto della sua dirompente creatività”, dice il presidente della Fondazione Fontana Paolo Laurini. “L’artista ha sempre avuto un rapporto speciale con gli architetti, che sentiva particolarmente vicini alla sua sensibilità spaziale. La grande naturalezza con cui l’installazione di Bilbao dialoga con l’affascinante struttura dell’architetto Gehry — offrendo visioni e prospettive suggestive ed inedite — ci fa pensare a un’ideale continuazione di questo rapporto”.
Grazie al suo importante passato industriale, inoltre, Bilbao offre all’opera di Fontana un’ambientazione ricca di rimandi. “Con le risorse della tecnica moderna, faremo apparire nel cielo forme artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose”, scriveva l’artista nel Manifesto Spazialista del 1948. Idee che vediamo materializzate nel caos apparente dell’installazione al Guggenheim, tra le espressioni più decise dell’incontro tra arte e tecnologia nel XX secolo. Non a caso, racconta ancora il curatore Cirauqui, “il lavoro di Fontana ha avuto un enorme impatto sugli artisti baschi che si sono formati negli anni Quaranta e Cinquanta, come Eduardo Chillida e Jorge Oteiza”.
Gjon Mili, Picasso Light Drawings, 1950 I Creative Commons Licence Graham via Flickr
Se lasciamo correre lo sguardo su panorama artistico dell’intera Spagna, invece, non potremo ignorare gli echi del Barocco presenti nelle evoluzioni luminose di Fontana, ammiratore della versione mediterranea di questo stile fin dalla giovinezza. Ma è nel genio del Modernismo iberico per eccellenza che troviamo la prima ispirazione dell’opera: è infatti opinione diffusa che la Struttura al neon per la IX Triennale di Milano sia stata un’audace risposta ai disegni luminosi creati un anno prima da Pablo Picasso con il fotografo d’avanguardia Gjon Mili. Il confronto non lascia dubbi. L’uno muovendo nell’aria una piccola torcia e fissandone in foto la traiettoria, l’altro introducendo materialmente nello spazio dell’arte un ospite inatteso - il tubo elettrico al neon - i due maestri del Novecento si incontrarono sulle strade della luce.
Leggi anche:
• E luce fu. Giacomo Balla, Lucio Fontana, Olafur Eliasson, Renato Leotta al Castello di Rivoli
• Il cosmo oltre la materia. Le profezie di Lucio Fontana
Lucio Fontana, Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, 1951 I Installation view. Courtesy Museo Guggenheim Bilbao
Chi visiterà il Museo Guggenheim di Bilbao nei prossimi tre anni sperimenterà tutto questo con eccezionale immediatezza. Grazie al suggestivo allestimento in solitaria, “il neon funziona in modo particolarmente insolito e dinamico nel grande Atrio”, spiega il curatore Manuel Cirauqui. Merito del confronto instaurato dall’opera con l’architettura di Gehry, i cui schizzi scarabocchiati su carta ricordano gli arabeschi visivi di Fontana. Ingannando prospettive e distanze, l’installazione offre un’esperienza intensificata dell’architettura percepibile anche dall’esterno. “Uno dei motivi che hanno portato alla sua collocazione in questo punto chiave del museo è il dialogo con opere della collezione permanente come La materia del tiempo di Richard Serra o Installazione per Bilbao di Jenny Holzer”, continua Cirauqui: “Dallo stesso atrio si accede alla terrazza e al laghetto, dove le opere Fuente de Fuego di Yves Klein, F.O.G. Sculpture di Fujiko Nakaya, Tall Tree and the Eye di Anish Kapoor presentano molti punti di affinità con il grande neon di Fontana”.
Yves Klein, Fuente de Fuego I Courtesy Museo Guggenheim Bilbao
“Il neon creato per la IX Triennale di Milano del 1951 può essere senz’altro considerato una delle opere più rappresentative e iconiche di Lucio Fontana, esempio assoluto della sua dirompente creatività”, dice il presidente della Fondazione Fontana Paolo Laurini. “L’artista ha sempre avuto un rapporto speciale con gli architetti, che sentiva particolarmente vicini alla sua sensibilità spaziale. La grande naturalezza con cui l’installazione di Bilbao dialoga con l’affascinante struttura dell’architetto Gehry — offrendo visioni e prospettive suggestive ed inedite — ci fa pensare a un’ideale continuazione di questo rapporto”.
Grazie al suo importante passato industriale, inoltre, Bilbao offre all’opera di Fontana un’ambientazione ricca di rimandi. “Con le risorse della tecnica moderna, faremo apparire nel cielo forme artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose”, scriveva l’artista nel Manifesto Spazialista del 1948. Idee che vediamo materializzate nel caos apparente dell’installazione al Guggenheim, tra le espressioni più decise dell’incontro tra arte e tecnologia nel XX secolo. Non a caso, racconta ancora il curatore Cirauqui, “il lavoro di Fontana ha avuto un enorme impatto sugli artisti baschi che si sono formati negli anni Quaranta e Cinquanta, come Eduardo Chillida e Jorge Oteiza”.
Gjon Mili, Picasso Light Drawings, 1950 I Creative Commons Licence Graham via Flickr
Se lasciamo correre lo sguardo su panorama artistico dell’intera Spagna, invece, non potremo ignorare gli echi del Barocco presenti nelle evoluzioni luminose di Fontana, ammiratore della versione mediterranea di questo stile fin dalla giovinezza. Ma è nel genio del Modernismo iberico per eccellenza che troviamo la prima ispirazione dell’opera: è infatti opinione diffusa che la Struttura al neon per la IX Triennale di Milano sia stata un’audace risposta ai disegni luminosi creati un anno prima da Pablo Picasso con il fotografo d’avanguardia Gjon Mili. Il confronto non lascia dubbi. L’uno muovendo nell’aria una piccola torcia e fissandone in foto la traiettoria, l’altro introducendo materialmente nello spazio dell’arte un ospite inatteso - il tubo elettrico al neon - i due maestri del Novecento si incontrarono sulle strade della luce.
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