Rembrandt e Vermeer tra i dipinti rubati a Boston e mai ritrovati
Questa è una rapina: il colpo più grosso della storia dell'arte si svela su Netflix
Jan Vermeer, Concerto a tre, 1666-67 I Johannes Vermeer, Public domain, via Wikimedia Commons
Francesca Grego
15/03/2021
Mondo - Nella notte del 18 marzo 1990 due ladri vestiti da poliziotti penetrarono tra le mura dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston per compiere uno dei furti più clamorosi e singolari della storia dell’arte. Dopo aver legato i giovani guardiani, si diressero con calma nella Sala Olandese. Qui si appropriarono di tre tele di Rembrandt, tra le quali il suo unico paesaggio marittimo - Cristo nella tempesta sul mare di Galilea - e del Concerto a tre, uno dei 34 dipinti di Jan Vermeer giunti fino a noi, ritenuto il quadro rubato e mai recuperato più prezioso al mondo. Girando per il museo deserto i ladri raccolsero dipinti e disegni di Degas, Flinck e Manet, nonché un pinnacolo e un vaso rituale cinese. Pur mettendo insieme opere d’arte per un valore di complessivo di 500 milioni di dollari, i malviventi lasciarono al loro posto i pezzi più preziosi della collezione. Perché? E come mai, invece di affrettarsi a lasciare il museo, la coppia si prese la briga di ritagliare le tele per separarle dalle cornici che rimasero in loco?
La cornice vuota del dipinto di Rembrandt Cristo nella tempesta sul mare di Galilea all'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston I Wikimedia Commons
Sono ancora molte le domande insolute, mentre ci avviciniamo al 31° anniversario del furto d’arte più costoso della storia degli Stati Uniti. Nonostante la promessa di una ricompensa di 10 milioni di dollari per chiunque avesse fornito informazioni utili, infatti, i quadri rubati non sono mai tornati a casa: al loro posto, le cornici vuote ricordano il misfatto.
A ricostruire il furto e l’intrico di ipotesi, false piste e indagini che seguirono, arriva ora un documentario in quattro puntate girato dai fratelli Nick e Colin Barnicle, nativi di Boston, che in giovinezza hanno vissuto da vicino il clamore della rapina. This is a Robbery: the World’s Biggest Art Heist - questo il titolo della serie - sarà disponibile su Netflix a partire dal 7 aprile.
“Anche se avete letto tutti i libri e ascoltato tutte le notizie sul furto, nel film troverete delle novità”, ha dichiarato Colin Barnicle al Boston Globe. E soprattutto, promette il regista, “arriveremo a una conclusione”.
Rembrandt van Rijn, Cristo nella tempesta sul mare di Galilea I Rembrandt, Public domain, via Wikimedia Commons
Il film mescola “dramma, crime story esplosiva e una folle commedia degli errori”, ha spiegato la produttrice Jane Rosenthal, mentre l’unico sospettato ancora in vita, il boss della mafia del New England Robert Gentile, rompeva il silenzio per ribadire che le accuse sul suo conto erano soltanto “bugie”. Chi sarà il colpevole allora? George Reissfelder e Lenny DiMuzio, identificati nel 2013 dall'FBI, che però non volle divulgarne i nomi? Peccato che siano entrambi morti poco dopo la rapina. Il gangster di Boston Bobby Donati, che avrebbe organizzato il furto per ottenere la scarcerazione del suo capo sullo sfondo della guerra tra bande che insanguinava? La mafia irlandese o quella italiana, come si era ipotizzato disegnando piste attraverso i continenti? Difficile dirlo, almeno fino al 7 aprile, quando This is a Robbery: the World’s Biggest Art Heist svelerà al mondo la propria versione.
Leggi anche:
• I grandi furti nel mondo dell'arte
• Cinque capolavori scomparsi e mai ritrovati
La cornice vuota del dipinto di Rembrandt Cristo nella tempesta sul mare di Galilea all'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston I Wikimedia Commons
Sono ancora molte le domande insolute, mentre ci avviciniamo al 31° anniversario del furto d’arte più costoso della storia degli Stati Uniti. Nonostante la promessa di una ricompensa di 10 milioni di dollari per chiunque avesse fornito informazioni utili, infatti, i quadri rubati non sono mai tornati a casa: al loro posto, le cornici vuote ricordano il misfatto.
A ricostruire il furto e l’intrico di ipotesi, false piste e indagini che seguirono, arriva ora un documentario in quattro puntate girato dai fratelli Nick e Colin Barnicle, nativi di Boston, che in giovinezza hanno vissuto da vicino il clamore della rapina. This is a Robbery: the World’s Biggest Art Heist - questo il titolo della serie - sarà disponibile su Netflix a partire dal 7 aprile.
“Anche se avete letto tutti i libri e ascoltato tutte le notizie sul furto, nel film troverete delle novità”, ha dichiarato Colin Barnicle al Boston Globe. E soprattutto, promette il regista, “arriveremo a una conclusione”.
Rembrandt van Rijn, Cristo nella tempesta sul mare di Galilea I Rembrandt, Public domain, via Wikimedia Commons
Il film mescola “dramma, crime story esplosiva e una folle commedia degli errori”, ha spiegato la produttrice Jane Rosenthal, mentre l’unico sospettato ancora in vita, il boss della mafia del New England Robert Gentile, rompeva il silenzio per ribadire che le accuse sul suo conto erano soltanto “bugie”. Chi sarà il colpevole allora? George Reissfelder e Lenny DiMuzio, identificati nel 2013 dall'FBI, che però non volle divulgarne i nomi? Peccato che siano entrambi morti poco dopo la rapina. Il gangster di Boston Bobby Donati, che avrebbe organizzato il furto per ottenere la scarcerazione del suo capo sullo sfondo della guerra tra bande che insanguinava? La mafia irlandese o quella italiana, come si era ipotizzato disegnando piste attraverso i continenti? Difficile dirlo, almeno fino al 7 aprile, quando This is a Robbery: the World’s Biggest Art Heist svelerà al mondo la propria versione.
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