A Roma fino al 12 Marzo
I capolavori ritrovati
Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve, 1450 ca. – Fontignano di Perugia, 1523), San Giovanni Battista tra i santi Francesco Girolamo, Sebastiano e Antonio da Padova, 1510 circa Tempera e olio su tavola 205 x 173 cm Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria Provenienza: Perugia, chiesa di S. Francesco al Prato Inv. 280 Per gentile concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Galleria Nazionale dell’Umbria
Francesca Grego
16/12/2016
Roma - Debutta con la grande mostra “Il museo universale. Dal sogno di Napoleone a Canova” il nuovo corso delle Scuderie del Quirinale. Dal 16 Dicembre al 12 Marzo le grandi opere sottratte da Napoleone e restituite dopo la sua caduta raccontano il momento magico della nascita dell’arte italiana come patrimonio collettivo condiviso.
Da Perugino a Tiziano, da Raffaello a Canova fino alle più alte espressioni della scultura antica, a duecento anni dal ritorno a casa i capolavori ritrovati sono testimoni di un viaggio non solo geografico. La partenza verso il neonato museo del Louvre, tempio dell’arte universale, la mediazione di Antonio Canova per la restituzione, il rientro nelle città italiane in un clima di euforia segnano una svolta epocale.
Da oggetti devozionali o proprietà di facoltosi collezionisti, le opere si trasformano in beni pubblici di comunità orgogliose, come dimostrano i festeggiamenti per il rimpatrio a Roma, Firenze, Genova, Bologna. La lunga avventura non è esente da incidenti e colpi di scena: durante il viaggio, il carro che trasporta il gruppo scultoreo del Laocoonte si ribalta sul Moncenisio, scaraventando a terra la cassa col prezioso carico, mentre a Milano, fra gli oggetti restituiti, si scopre a sorpresa il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.
L’allestimento è scandito dai due piani dello spazio espositivo delle Scuderie.
Nella prima parte la luminosa arte legata alla classicità, inizialmente privilegiata dai conquistatori francesi: il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de Medici e Luigi de Rossi di Raffaello, la Strage degli Innocenti di Guido Reni, Correggio, Tiziano, i Carracci, ma anche l’Apollo del Belvedere, il Laocoonte e la Venere Capitolina.
La seconda sezione, in un’atmosfera intima e raccolta, apre ai cosiddetti Primitivi, i maestri prerinascimentali riscoperti nel 1811 dal direttore del Louvre Vivian Denon. Fra questi spicca Perugino, con la struggente Imago Pietatis tratta dalla Pala dei Decemviri.
L’ultima sala ci trasporta nel Pantheon di Firenze dove, a dispetto della frammentazione della penisola che seguì la Restaurazione, si tratteggiò per la prima volta una storia dell’arte italiana unificata. Qui, per iniziativa del Canova, furono collocati i ritratti dei più grandi artisti del Belpaese, a “celebrare il merito degli estinti e infiammare alla gloria l’animo dei viventi”. Vegliano su di loro alle Scuderie la superba Venere Italica dello scultore veneto e l’Italia splendida e oltraggiata della Meditazione di Francesco Hayez.
Da Perugino a Tiziano, da Raffaello a Canova fino alle più alte espressioni della scultura antica, a duecento anni dal ritorno a casa i capolavori ritrovati sono testimoni di un viaggio non solo geografico. La partenza verso il neonato museo del Louvre, tempio dell’arte universale, la mediazione di Antonio Canova per la restituzione, il rientro nelle città italiane in un clima di euforia segnano una svolta epocale.
Da oggetti devozionali o proprietà di facoltosi collezionisti, le opere si trasformano in beni pubblici di comunità orgogliose, come dimostrano i festeggiamenti per il rimpatrio a Roma, Firenze, Genova, Bologna. La lunga avventura non è esente da incidenti e colpi di scena: durante il viaggio, il carro che trasporta il gruppo scultoreo del Laocoonte si ribalta sul Moncenisio, scaraventando a terra la cassa col prezioso carico, mentre a Milano, fra gli oggetti restituiti, si scopre a sorpresa il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.
L’allestimento è scandito dai due piani dello spazio espositivo delle Scuderie.
Nella prima parte la luminosa arte legata alla classicità, inizialmente privilegiata dai conquistatori francesi: il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de Medici e Luigi de Rossi di Raffaello, la Strage degli Innocenti di Guido Reni, Correggio, Tiziano, i Carracci, ma anche l’Apollo del Belvedere, il Laocoonte e la Venere Capitolina.
La seconda sezione, in un’atmosfera intima e raccolta, apre ai cosiddetti Primitivi, i maestri prerinascimentali riscoperti nel 1811 dal direttore del Louvre Vivian Denon. Fra questi spicca Perugino, con la struggente Imago Pietatis tratta dalla Pala dei Decemviri.
L’ultima sala ci trasporta nel Pantheon di Firenze dove, a dispetto della frammentazione della penisola che seguì la Restaurazione, si tratteggiò per la prima volta una storia dell’arte italiana unificata. Qui, per iniziativa del Canova, furono collocati i ritratti dei più grandi artisti del Belpaese, a “celebrare il merito degli estinti e infiammare alla gloria l’animo dei viventi”. Vegliano su di loro alle Scuderie la superba Venere Italica dello scultore veneto e l’Italia splendida e oltraggiata della Meditazione di Francesco Hayez.
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