Al Palazzo delle Esposizioni dall'11 febbraio al 2 giugno
Jim Dine, 60 anni di carriera in mostra a Roma
Jim Dine, A Thin Kindergarten Picture, 1974, olio su tela e oggetti, Parigi, Centre Pompidou, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Dono/Gift Jim Dine 2018 © Audrey Laurans - Centre Pompidou, MNAM-CCI /Dist. RMN-GP © Adagp, Paris
Samantha De Martin
11/02/2020
Roma - Happening e Pinocchi, autoritratti pop, cuori di paglia. Jim Dine porta al Palazzo delle Esposizioni 60 anni di carriera, ripercorsi attraverso 80 opere, realizzate tra il 1959 e il 2018, arrivate a Roma da collezioni pubbliche e private, americane ed europee.
Per l’ampia antologica realizzata in stretta collaborazione con l’artista e curata da Daniela Lancioni, giungono nella capitale i lavori donati tra il 2017 e il 2018 al Musée national d’art moderne-Centre George Pompidou di Parigi, accanto a quelli del Museo di Ca’ Pesaro Venezia e del MART di Trento e Rovereto e ancora le opere in prestito dal Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek in Danimarca e dal Whitney Museum di New York.
Il lavoro dell’ irriverente artista di Cincinnati, 85 anni a giugno, tra i maggiori protagonisti dell’arte americana, ha avuto un grande impatto sulla cultura visiva contemporanea, in particolare su quella italiana degli anni Sessanta.
Dai piccoli dipinti su tela e acquarelli datati 1959, il pubblico del Palaexpo imbocca il sentiero dedicato agli happening. Questa sezione della mostra è stata realizzata conducendo un’approfondita ricerca delle fonti iconografiche negli archivi dei maggiori fotografi attivi negli anni Cinquanta e Sessanta sulla scena artistica newyorkese, affiancate da commento audio appositamente registrato dall’artista per l’appuntamento romano.
Ampio spazio è dedicato ai dipinti realizzati tra il 1960 e il 1963, attraverso i quali i visitatori familiarizzano con i temi noti dell’arte di Dine, dalla tavolozza del pittore agli indumenti, opere incentrate sulla sensualità della pittura, sul dato analitico rilevato dal disegno o sulla dimensione ambientale.
Highlights come Window with an Axe, Black Shovel, Four Rooms affiancano cinque degli otto lavori presentati alla Biennale di Venezia del 1964. Un’intera sala è dedicata ai celebri Cuori, con alcune delle opere realizzate a Putney, nel Vermont, nell’inverno del 1970-1971. Tra queste, il grande cuore di paglia (Straw Heart) e la mano verde (Green Hand).
Nell’ultima delle sei sale, intorno alla rotonda del Palazzo delle Esposizioni, sbuca Black Venus del 1991. La scultura derivata dal modello della Venere di Milo, cui Dine lavora a partire dalla fine degli anni Settanta, è esposta accanto ad altri lavori riconducibili a modelli dell’arte del passato.
Chiude il percorso una folla di Pinocchi, sculture in legno create a partire dai primi anni Duemila, omaggio a Carlo Collodi, “creatura meravigliosa portatrice dell’antica metamorfosi dell’inanimato che prende vita”.
Per l’ampia antologica realizzata in stretta collaborazione con l’artista e curata da Daniela Lancioni, giungono nella capitale i lavori donati tra il 2017 e il 2018 al Musée national d’art moderne-Centre George Pompidou di Parigi, accanto a quelli del Museo di Ca’ Pesaro Venezia e del MART di Trento e Rovereto e ancora le opere in prestito dal Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek in Danimarca e dal Whitney Museum di New York.
Il lavoro dell’ irriverente artista di Cincinnati, 85 anni a giugno, tra i maggiori protagonisti dell’arte americana, ha avuto un grande impatto sulla cultura visiva contemporanea, in particolare su quella italiana degli anni Sessanta.
Dai piccoli dipinti su tela e acquarelli datati 1959, il pubblico del Palaexpo imbocca il sentiero dedicato agli happening. Questa sezione della mostra è stata realizzata conducendo un’approfondita ricerca delle fonti iconografiche negli archivi dei maggiori fotografi attivi negli anni Cinquanta e Sessanta sulla scena artistica newyorkese, affiancate da commento audio appositamente registrato dall’artista per l’appuntamento romano.
Ampio spazio è dedicato ai dipinti realizzati tra il 1960 e il 1963, attraverso i quali i visitatori familiarizzano con i temi noti dell’arte di Dine, dalla tavolozza del pittore agli indumenti, opere incentrate sulla sensualità della pittura, sul dato analitico rilevato dal disegno o sulla dimensione ambientale.
Highlights come Window with an Axe, Black Shovel, Four Rooms affiancano cinque degli otto lavori presentati alla Biennale di Venezia del 1964. Un’intera sala è dedicata ai celebri Cuori, con alcune delle opere realizzate a Putney, nel Vermont, nell’inverno del 1970-1971. Tra queste, il grande cuore di paglia (Straw Heart) e la mano verde (Green Hand).
Nell’ultima delle sei sale, intorno alla rotonda del Palazzo delle Esposizioni, sbuca Black Venus del 1991. La scultura derivata dal modello della Venere di Milo, cui Dine lavora a partire dalla fine degli anni Settanta, è esposta accanto ad altri lavori riconducibili a modelli dell’arte del passato.
Chiude il percorso una folla di Pinocchi, sculture in legno create a partire dai primi anni Duemila, omaggio a Carlo Collodi, “creatura meravigliosa portatrice dell’antica metamorfosi dell’inanimato che prende vita”.
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