Save the Gladiator's Tomb ovvero: come una leggenda può salvare un monumento

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11/12/2012

Roma - Questa è una strana vicenda che lega archeologia, storia, un film holliwoodiano pluripremiato agli Oscar e l’American Institut for Roman Culture. Eccola dal suo inizio.

Nel 2008 lungo la Via Flaminia, per la precisione al V miglio, in località Due Ponti, su un tratto conservatosi miracolosamente integro sotto circa sette metri di depositi alluvionali del vicino Tevere, venne alla luce una affascinante quanto importante necropoli. Affascinante per la presenza di molti marmi (capitelli, colonne, timpani, lastre decorate e lapidi con iscrizioni) che emergevano dal terreno con un effetto scenografico che faceva pensare alle viste delle rovine romane rappresentate sulle stampe del Settecento e importante per via della presenza, tra le varie sepolture, di un monumentale mausoleo a tempio alto circa 15 metri che, tramite una epigrafe, si riuscì a riconoscere come appartenente a Marco Nonio Macrino, generale romano vissuto all’epoca dell’imperatore Marco Aurelio di cui fu 'Comes' nelle battaglie contro i Quadi e i Marcomanni. Il generale proveniva da una facoltosa e potente famiglia del bresciano del II secolo dopo Cristo e, oltre ad avere avuto una brillante carriera militare, fu anche console 'suffectus' nel 154 durante il principato di Antonino Pio, e in seguito diverse volte proconsole delle province romane di Asia, Pannonia inferiore e Pannonia superiore.

Passano quattro anni da quel rinvenimento, ben raccontato e illustrato in un volume pubblicato quest’anno da Electa (A.A.V.V. Sulla Via Flaminia - Il mausoleo di Marco Nonio Macrino), e si arriva ai giorni nostri: a causa della crisi e della scarsità di fondi, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma non può permettersi gli interventi di restauro e di manutenzione straordinaria e ordinaria di cui il tempio, fatto edificare dal figlio di Marco Nonio Macrino per conservare le spoglie mortali del padre, necessiterebbe.

A questo punto però gioca a suo favore un equivoco o meglio una leggenda nata anni fa, dopo le riprese di una famosa pellicola di Ridley Scott, vincitrice di ben cinque Oscar nel 2000, tra cui quello per il miglior film ed il miglior attore, Russel Crowe. La stampa internazionale, viste alcune similitudini tra la vita del generale Marco Nonio Macrino e quella del personaggio immaginario protagonista del film, Massimo Decimo Meridio, indica il mausoleo sulla Via Flaminia come la Tomba del Gladiatore. Così, ora che il monumento rischia di essere sopraffatto dal degrado, l’attore Russel Crowe si è fatto portavoce di una campagna benefica con l’obiettivo di  raccogliere i tre milioni di euro necessari per salvarlo e magari anche per avviare la realizzazione di quel parco archeologico della Via Flaminia, di cui si parla da anni. I primi risultati stanno già arrivando: negli Stati Uniti, l'American Institut for Roman Culture (http://www.romanculture.org/) ha promosso una petizione online. Si intitola Save the Gladiator's Tomb e sta rimbalzando su diversi siti (come per esempio http://ipetitions.com).

Nicoletta Speltra