Dal 13 aprile al 1° luglio a Palazzo Roncale

L'Egitto della collezione Valsè Pantellini in mostra a Rovigo

Uno dei reperti dalla collezione Valsè Pantellini in mostra a Rovigo
 

Samantha De Martin

06/04/2018

Rovigo - Quando Giuseppe Valsè Pantellini durante il suo esilio al Cairo acquistò il New Hotel, cui si aggiunse l’Hotel d’Europe, non avrebbe mai immaginato che quelle eleganti strutture che accolsero, tra gli illustri clienti, anche egittologi di grande fama, avrebbero contribuito un giorno alla sua fama di imprenditore e alla creazione di una ricchissima collezione egizia proprio nel cuore di Rovigo, la sua città natale.
Nel 1877 infatti la fama dell’imprenditore era divenuta tale che l’allora presidente dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, Lorenzoni, si rivolse al talentuoso concittadino nel tentativo di realizzare un museo egizio proprio nella città veneta.

Molti di quei 500 preziosi reperti che Pantellini, tra il 1878 e il 1879, riunì e inviò a Rovigo in cinque capienti cassoni si possono oggi ammirare esposti in una mostra a Palazzo Roncale, dal titolo Egitto ritrovato. La collezione Valsè Pantellini.

Ad accogliere i visitatori che dal 13 aprile al 1° luglio varcheranno il cancello del cinquecentesco palazzo nobiliare della città, ci saranno anche Meryt e Baby, le due "mummie di Rovigo”. Il pubblico avrà il privilegio di osservare Cinzia Oliva, tra i massimi esperti in Italia del settore, attiva presso il Museo Egizio di Torino, all’azione sui due corpi dal plurimillenario passato. Si tratterebbe di una giovane donna e del proprio bambino (o bambina), protagonisti di una scena di grande tenerezza. Il piccolo Baby sarebbe stato in origine supino sul corpo della giovane donna, quasi a far intuire un rapporto di protezione che univa madre e figlio nel loro sonno eterno. All’arrivo a Rovigo i due sono stati “separati” e Baby adesso riposa ai piedi di Meryt. Dopo l'arrivo in Italia, la mummia di Meryt sarebbe stata manomessa nel tentativo di sottrarre gli amuleti che venivano frapposti tra il corpo e le bende.
 Al contrario dei resti della ragazza, quelli di Meryt, in particolare il volto, si presentano in un migliore stato di conservazione. Il piccolo - che potrebbe riservare le sorprese maggiori - è ancora completamente bendato e coperto da un leggero sudario che lascia intravedere la posizione delle braccia e i fragili polsi. Gli esperti lasciano aperte tutte le ipotesi, compresa quella che la mummia possa appartenere a un non umano.

La selezione di reperti provenienti dalla Collezione Egizia patrimonio della Accademia dei Concordi consta di pezzi che coprono un arco di tempo compreso tra il Protodinastico e l’Età Tolemaica-Romana.

Oltre alle due mummie, il percorso racchiude alcuni tra i pezzi forti della collezione, come il cofanetto ligneo per ushabti - piccole statue parte indispensabile del corredo funebre - in forma di sarcofago, appartenuto al principe Iahmes Sapair, una stele familiare databile al tardo Medio Regno, una serie di bronzetti votivi di divinità e numerose statuine funerarie, tra le quali dodici esemplari databili alla XXV Dinastia o all’Età Napatea.

E ancora il viaggio del visitatore prosegue alla scoperta di amuleti risalenti principalmente all’Età Tarda, tra una maschera di sarcofago in legno dipinto e un fragile contenitore per cosmesi a forma di donna.

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