Dal 30 ottobre al 14 marzo ai Musei Reali

A Torino sulle tracce di Raffaello. I segreti della Madonna della Tenda

Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude. Allestimento con Madonna della Tenda I Courtesy Musei Reali di Torino I Foto Daniele Bottallo
 

Francesca Grego

29/10/2020

Torino - L’anno di Raffaello volge al termine e Torino lo chiude in bellezza con una mostra dedicata alla fortuna del maestro urbinate nelle raccolte di casa Savoia. Sebbene il Divin Pittore non abbia mai lavorato in Piemonte, la sua arte è riuscita a fare “tendenza” anche qui. Lo dimostrano 33 dipinti, incisioni e preziosi oggetti d’arte decorativa esposti da domani, venerdì 30 ottobre, al 14 marzo 2021, ai Musei Reali lungo il percorso Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude. Copie pregiate e libere interpretazioni delle invenzioni del Sanzio ne  illustrano l’influenza nell’arte dei secoli successivi, partendo dalla sua morte 500 anni fa per arrivare fino al XIX secolo. Tra i pezzi più significativi spiccano quattro superbe repliche della Madonna d’Orleans, una delle quali in prestito dal Rijcksmuseum di Amsterdam, accanto a opere di Polidoro da Caravaggio, Sassoferrato, Sodoma, Garofalo, Luca della Robbia e un Botticelli visibile per la prima volta dopo il restauro. 


Abraham Constantin (Ginevra 1785 – 1855), Autoritratto di Raffaello, copia, 1823. Smalto a terzo fuoco su porcellana I Torino, Musei Reali - Galleria Sabauda, inv. 393 I Acquistato da Carlo Alberto nel 1826 © MiBACT, Musei Reali - Galleria Sabauda

Ma la vera regina della mostra è la tavola della Madonna della Tenda, acquistata da Carlo Alberto  di Savoia nel 1828 come opera autografa di Raffaello. Dare lustro alla nuova Galleria Reale di Palazzo Madama era uno dei progetti del principe e l’arte del Rinascimento italiano un fascinoso oggetto del desiderio. La Madonna della Tenda divenne il fiore all’occhiello della collezione, esposta in una sala dedicata esclusivamente all’Urbinate. Irresistibile la tenerezza dell’abbraccio tra la Madre e il Bambino sorpresi in un momento di intima quotidianità: composizione, luce e colore concorrono all’effetto di armoniosa naturalezza tipico del maestro rinascimentale. Ma la paternità del dipinto è presto messa in discussione: l’originale sarà rintracciato nell’omonimo quadro attualmente conservato presso l’Alte Pinakothek di Monaco e la versione torinese finirà dimenticata nei depositi. 

Un importante intervento di restauro ha finalmente reso giustizia all’opera, restituendola all’aspetto originario e facendo luce sulla sua storia. I lavori realizzati dal Centro Conservazione e Restauro di Venaria Reale con il sostegno di Intesa Sanpaolo hanno riportato alla luce i colori vivi e brillanti che un restauro ottocentesco aveva offuscato, nonché il dettagliato disegno sottostante, visibile nel percorso espositivo attraverso le immagini delle riflettografie a infrarossi. Già, perché ai Musei Reali il dossier di restauro della Madonna della Tenda diventa quasi una mostra nella mostra. Attraverso un’esauriente documentazione, scopriamo come l’analisi del supporto ligneo del dipinto e della tavolozza - lapislazzuli, frammenti di vetro e verderame alla base dei pigmenti - insieme all’altissima qualità dell’esecuzione abbiano suggerito agli studiosi nuove ipotesi sull’origine del quadro


Raffaello Sanzio, Madonna della tenda, 1513-14. Alte Pinakothek, Monaco di Baviera I Raphael, Public domain, via Wikimedia Commons

Il mistero, insomma, sembra rischiararsi. La Madonna torinese sarebbe stata realizzata tra il 1530 e il 1540 (dopo la morte di Raffaello, quindi) da una prestigiosa bottega di Firenze, forse quella di Andrea del Sarto. Sappiamo che l’originale fu dipinto a Roma dal Sanzio, ma probabilmente per un committente fiorentino: questo spiegherebbe la circolazione a Firenze, molto più che nell’Urbe, di copie e riproduzioni. Più che l’esercizio di un allievo, la Madonna della Tenda dei Musei Reali fa pensare a una commissione importante, realizzata forse per rimpiazzare l’originale venduto. Prima che a Monaco di Baviera, infatti, troviamo il dipinto di Raffaello nelle raccolte spagnole dell’Escorial e in Inghilterra. 


Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude. Allestimento ai Musei Reali di Torino I Courtesy Musei Reali I Foto Daniele Bottallo

“Raffaello ha rappresentato, nei secoli, l’interprete sommo della bellezza e della grazia. Un genio capace di coniugare l’armonia formale con il palpito della vita”, ha commentato Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino: “In questa mostra dossier abbiamo raccolto alcuni episodi della seduzione da lui esercitata sui principi di Savoia, con opere ancora poco note, che sono state studiate e restaurate per questa occasione. È un percorso ricco di curiosità e di sorprese, e sono grata a Intesa Sanpaolo per averlo sostenuto e ai restauratori del Centro della Venaria Reale per averci aiutato nella ricerca”.
“Sostenere la cultura non è mai stato importante come in questo momento”, ha dichiarato Alessandro Battistoni di Intesa Sanpaolo, annunciando l’impegno dell’istituto a sostegno di un progetto di catalogazione e studio dei disegni rinascimentali delle collezioni sabaude che inaugurerà a dicembre. In attesa dell’apertura a Torino della quarta sede di Gallerie d’Italia, prevista per il 2022 nella storica Piazza San Carlo. 

Marcantonio Raimondi (S. Martino in Argine 1479 circa – Bologna ante 1534), Galatea, 1515-1516 circa. Bulino I Torino, Musei Reali - Galleria Sabauda, inv. 3820 I Acquisizione dalla collezione di Michelangelo Castelli nel 1876 © MiBACT, Musei Reali - Galleria Sabauda

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